onufrio
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martedì 23 gennaio 2018
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un incontro pericoloso
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Chris è un signore di mezza età con un matrimonio poco felice ed una vita tranquilla. La sua monotonia giornaliera verrà interrotta dall'incontro con una bellissima donna di nome Kitty che Chris salverà dall'aggressione di un uomo. I due faranno conoscenza, e Chris ne rimane affascinato. Peccato che la donna abbia cattive intenzioni, insieme al proprio compagno, architettano un piano per sottrarre denaro al malcapitato. La situazione sfuggirà di mano a tutti. Lang con questa pellicola conferma l'immensa bravura dietro la macchina da presa, e lo fa con il trio d'attori che un anno prima con "La donna del ritratto" ottenne un altro importante successo cinematografico.
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Chris è un signore di mezza età con un matrimonio poco felice ed una vita tranquilla. La sua monotonia giornaliera verrà interrotta dall'incontro con una bellissima donna di nome Kitty che Chris salverà dall'aggressione di un uomo. I due faranno conoscenza, e Chris ne rimane affascinato. Peccato che la donna abbia cattive intenzioni, insieme al proprio compagno, architettano un piano per sottrarre denaro al malcapitato. La situazione sfuggirà di mano a tutti. Lang con questa pellicola conferma l'immensa bravura dietro la macchina da presa, e lo fa con il trio d'attori che un anno prima con "La donna del ritratto" ottenne un altro importante successo cinematografico.
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ralphscott
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venerdì 12 agosto 2011
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superlativo
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Lang,grazie agli studi in architettura e grafica,mette a frutto il suo talento visivo,porgendoci l'ennesima delizia di rigore stilistico che,grazie ad una felicissima sceneggiatura ed a una incisiva fotografia,affascina e coinvolge ineluttabilmente. Anche questa volta il destino è beffardo,i personaggi pedine di tragici destini. Grande cinema
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mondolariano
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martedì 3 maggio 2011
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un abisso
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Efficace. Subito dopo “La donna del ritratto”, Fritz Lang staglia ancora una volta un noir di straordinaria potenza, appena inferiore al se stesso di pochi mesi prima. Meno compatto, forse, con alcuni momenti di debolezza (l’entrata in scena del primo marito) ma intriso di una malinconia satura del più profondo squallore. Non c’è soltanto il tema del cittadino onesto che si trasforma in un omicida; c’è anche il senso di colpa che lo trascina nell'abisso e la carenza di valori morali del mondo circostante. Pessima è infatti l’assurdità dell’amore, che permette ad una donna di innamorarsi di un bruto trascurando l’onestà di uomini assai più meritevoli; pessimi sono i due sfruttatori, dove la Bennett tratteggia un ruolo più negativo del film precedente; pessimo l’ambiente artistico che ruota intorno al valore venale dei quadri, con un biasimo alla critica d’arte moderna che spesso valorizza autentiche croste.
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Efficace. Subito dopo “La donna del ritratto”, Fritz Lang staglia ancora una volta un noir di straordinaria potenza, appena inferiore al se stesso di pochi mesi prima. Meno compatto, forse, con alcuni momenti di debolezza (l’entrata in scena del primo marito) ma intriso di una malinconia satura del più profondo squallore. Non c’è soltanto il tema del cittadino onesto che si trasforma in un omicida; c’è anche il senso di colpa che lo trascina nell'abisso e la carenza di valori morali del mondo circostante. Pessima è infatti l’assurdità dell’amore, che permette ad una donna di innamorarsi di un bruto trascurando l’onestà di uomini assai più meritevoli; pessimi sono i due sfruttatori, dove la Bennett tratteggia un ruolo più negativo del film precedente; pessimo l’ambiente artistico che ruota intorno al valore venale dei quadri, con un biasimo alla critica d’arte moderna che spesso valorizza autentiche croste. La scena finale all’interno della camera, con le voci dei due defunti che ispirano pietà, è lancinante.
Sempre ineguagliabile Robinson. Da evitare per chi soffre di problemi sentimentali.
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il cinefilo
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martedì 28 dicembre 2010
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la strada scarlatta
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Nel tentativo di realizzare un noir a metà strada tra LA CHIENNE di Jean Renoir e,palesemente,LA DONNA DEL RITRATTO(dello stesso F.Lang)il regista(fermo restando che non riesce a raggiungere l'altezza stilistica di nessuna delle due opere e nel secondo film sopra citato l'atmosfera era di una pesantezza onirica che la pellicola in questione non riesce a eguagliare anche se forse il cineasta non ne aveva l'intenzione)innesca progressivamente un meccanismo lievemente surreale dalle interessanti valenze psicanalitiche.
Il protagonista(il bravissimo Edward G.Robinson la cui migliore interpretazione in assoluto la si può trovare nel film LA FIAMMA DEL PECCATO di Billy Wilder)è vittima,prima ancora dei due amanti sfruttatori e della moglie megera,di se stesso e delle sue profonde debolezze che gli impediscono,per lungo tempo,una qualsiasi rivalsa nei confronti di coloro che lo umiliano e quando finalmente trova la forza per reagire finisce tragicamente per sfociare nel peggiore dei crimini:l'omicidio.
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Nel tentativo di realizzare un noir a metà strada tra LA CHIENNE di Jean Renoir e,palesemente,LA DONNA DEL RITRATTO(dello stesso F.Lang)il regista(fermo restando che non riesce a raggiungere l'altezza stilistica di nessuna delle due opere e nel secondo film sopra citato l'atmosfera era di una pesantezza onirica che la pellicola in questione non riesce a eguagliare anche se forse il cineasta non ne aveva l'intenzione)innesca progressivamente un meccanismo lievemente surreale dalle interessanti valenze psicanalitiche.
Il protagonista(il bravissimo Edward G.Robinson la cui migliore interpretazione in assoluto la si può trovare nel film LA FIAMMA DEL PECCATO di Billy Wilder)è vittima,prima ancora dei due amanti sfruttatori e della moglie megera,di se stesso e delle sue profonde debolezze che gli impediscono,per lungo tempo,una qualsiasi rivalsa nei confronti di coloro che lo umiliano e quando finalmente trova la forza per reagire finisce tragicamente per sfociare nel peggiore dei crimini:l'omicidio.
All'epoca la mancata condanna finale del vero colpevole suscitò scalpore e ancora oggi riesce a non lasciare affatto indifferenti(e per questo non è minimamente invecchiato)malgrado,nel finale,il protagonista finisce per subire il più atroce dei processi e cioè quello"dentro la propria coscienza"che lo tormenterà per il resto dei suoi giorni...mi viene però da chiedermi se la scena in cui Christopher Cross ascolta,nella sua mente dopo l'omicidio,le voci della vittima e del suo amante vigliacco(che verrà condannato al suo posto)fosse propriamente necessaria e non fosse invece una leggera caduta di stile.
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eugenio
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sabato 18 dicembre 2010
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l'eterna illusione
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Lui,lei,l’altro.No,non si tratta di una commedia sentimentale di infedeltà coniugale come ci ha abituato Woody Allen da qualche tempo a questa parte; o,almeno,il topos è in parte ripreso anche se non è il soggetto fondamentale della pellicola “La strada scarlatta” dell’austriaco Lang,uno degli esponenti di spicco del cinema espressionistico degli anni ‘20.
Integerrimo,timido cassiere tedesco,tal Cross,(Robinson),artista naif dilettante,angariato da una moglie subdola e bisbetica, si innamora (non ricambiato) di una giovane,bella e affascinante donna,Kitty, da lui salvata durante un tentativo di aggressione.E fin qui nulla di strano,verrebbe da dire;sembrerebbe una classica storia di un mal d‘amore timido e celato.
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Lui,lei,l’altro.No,non si tratta di una commedia sentimentale di infedeltà coniugale come ci ha abituato Woody Allen da qualche tempo a questa parte; o,almeno,il topos è in parte ripreso anche se non è il soggetto fondamentale della pellicola “La strada scarlatta” dell’austriaco Lang,uno degli esponenti di spicco del cinema espressionistico degli anni ‘20.
Integerrimo,timido cassiere tedesco,tal Cross,(Robinson),artista naif dilettante,angariato da una moglie subdola e bisbetica, si innamora (non ricambiato) di una giovane,bella e affascinante donna,Kitty, da lui salvata durante un tentativo di aggressione.E fin qui nulla di strano,verrebbe da dire;sembrerebbe una classica storia di un mal d‘amore timido e celato. Lang pero’ ci ha abituati ad altro: in ogni pellicola, traspare spesso il senso di doppiezza dei personaggi, le pulsioni vitali contrastanti dell’animo umano. E, infatti, dall’atto di amore,ricambiato dalla ragazza solo per puro spirito materialistico (lei crede che sia un pittore ricco e famoso e pensa di poterne sfruttare la fantomatica indigenza),si assiste, lentamente,ad una discesa infernale cui è condannato,inesorabilmente, il protagonista, determinata anche dalla presenza dell’altro:l’antitesi dell’anziano cassiere,tal Johnny,bello,audace,amante del lusso e di una condotta sfrenata e dissoluta,di cui la giovane e’ innamorata.Costui,infido di matura,cerca di trarre profitto dalla vicenda, tessendo una fitta ragnatela di menzogne e bugie,cui verrà coinvolta,giocoforza, la donna.Egli infatti,spingera’ la giovane a fingersi autrice delle tele dell’anziano pretendente,molto apprezzati da un famoso critico d’arte, al fine di ottenere quanto piu’ denaro e notorietà possibile. Quando Cross noterà esposti i dipinti, annebbiato dai sentimenti e dalle bugie, giustificherà le azioni della giovane,arrivando a congratularsi con lei per il successo avuto e quasi trasponendo la sua felicità in una palliativa consolazione della sua magra esistenza.
Ma il destino,cieco come la fortuna,aveva in mente un qualcosa,noto col nome di imprevisto, che al posto di dipanare la matassa contribuirà a renderla ancora piu’ complicata. Con la ricomparsa dell’ex marito,fintosi morto per evitare la condanna in un losco affare di corruzione,Cross vede la possibilità di liberarsi dal legame sempre piu’insopportabile con la moglie e sposarsi con la sua bella. La scoperta della relazione di Kitty con Johnny accentuata dal rifiuto della giovane che lo schernisce, porteranno il timido cassiere a un’esplosione di violenza a danno della bella Kitty,che verrà pugnalata a morte. Dell’omicidio,tuttavia verrà condannato il bell’Antonio;a Cross,non restera’ che vivere nel rimorso,tormentato da incubi,tentando vanamente di essere arrestato, oramai ridotto a una maschera da lui dipinta.Le tematiche affrontate in “La strada scarlatta” hanno una valenza psicologica forte e sentita:da una storia apparentemente esile,il regista austriaco ricava un film crudo sulle conseguenze di un amore ossessivo. Luci e ombre caratterizzano la vita dell’anziano,luci di ribalta e di caduta,dai quali emerge un’umanità sempre piu’ meschina spinta e vinta ad un’esistenza tetra e squallida.Cross,Kitty e Johnny sono specchio di questa realtà post dopoguerra,incarnano l’insicurezza,il desiderio di gloria, la sete inestinguibile di denaro. Come avevano gia'narrato Dostojevski e Gogol,tali istinti non potranno che portare alla morte o,peggio ancora,a un "inferno" di dolore e rimpianto.
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fedeleto
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lunedì 27 settembre 2010
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la strada tortuosa della colpa
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Lang ci ha spesso regalato dei veri e propri capolavori.come ad esempio Metropolis,M-il mostro di dusseldorf,Il dottor Mabuse,la donna del ritratto,e con La strada scarlatta completa la sua collezione.Il film racconta del cassiere cristopher,che nostalgico dei suoi tempi passati in cui immaginava di essere un artista e desideroso di vedere cosa si prova ad amare una ragazza bella,si ritrova a vedere i suoi sogni trasformati nella realta' ma con il solo difetto che nascondono l'usurpazione della sua persona,infatti la donna che incontra e' una prostituta che lo sfrutta ed arriva a vendere persino i suoi quadri firmandosi ,e quando egli lo scoprira' commettera' una pazzia.Film che si concentra ancora una volta sulla tematica dell'apparenza (carissima e frequente in tutti i suoi film)e dirige un film dove l'esistenza di un uomo e' completamentre devastata dal mancato realizzarsi dei suoi sogni ,e soprattutto dall'avidita' umana che e' il perno della pazzia umana che uscira'.
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Lang ci ha spesso regalato dei veri e propri capolavori.come ad esempio Metropolis,M-il mostro di dusseldorf,Il dottor Mabuse,la donna del ritratto,e con La strada scarlatta completa la sua collezione.Il film racconta del cassiere cristopher,che nostalgico dei suoi tempi passati in cui immaginava di essere un artista e desideroso di vedere cosa si prova ad amare una ragazza bella,si ritrova a vedere i suoi sogni trasformati nella realta' ma con il solo difetto che nascondono l'usurpazione della sua persona,infatti la donna che incontra e' una prostituta che lo sfrutta ed arriva a vendere persino i suoi quadri firmandosi ,e quando egli lo scoprira' commettera' una pazzia.Film che si concentra ancora una volta sulla tematica dell'apparenza (carissima e frequente in tutti i suoi film)e dirige un film dove l'esistenza di un uomo e' completamentre devastata dal mancato realizzarsi dei suoi sogni ,e soprattutto dall'avidita' umana che e' il perno della pazzia umana che uscira'.Film di grande intensita' e magistralita' ,probabilmente uno dei piu' bei film di lang.
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breberto
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martedì 22 aprile 2008
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vado un po' contro corrente
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Non riesco ad attribuire quattro stelle a questo film di Lang, che è pur sempre un film di un grande e amato autore. L'ho visto e rivisto a non molta distanza e continuo a preferirgli LA DONNA DEL RITRATTO in cui mi sembra più riuscita l'atmosfera da incubo, malgrado il finale un po' di comodo, non certo consono allo spirito di Lang. Qui abbiamo una storia simile, la degradazione di un uomo maturo, stavolta infelicemente sposato con una moglie arpia e tiranna, che si innamora in modo infantile di una bella giovane - una poco di buono, naturalmente - scende la china della degradazione e arriva fino al delitto. In evidenza, alla fine, il tema langhiano della colpa e della responsabilità personale, quando il protagonista si sente responsabile non solo del delitto commesso, ma anche della condanna a morte dell'innocente (del delitto, non di altri misfatti).
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Non riesco ad attribuire quattro stelle a questo film di Lang, che è pur sempre un film di un grande e amato autore. L'ho visto e rivisto a non molta distanza e continuo a preferirgli LA DONNA DEL RITRATTO in cui mi sembra più riuscita l'atmosfera da incubo, malgrado il finale un po' di comodo, non certo consono allo spirito di Lang. Qui abbiamo una storia simile, la degradazione di un uomo maturo, stavolta infelicemente sposato con una moglie arpia e tiranna, che si innamora in modo infantile di una bella giovane - una poco di buono, naturalmente - scende la china della degradazione e arriva fino al delitto. In evidenza, alla fine, il tema langhiano della colpa e della responsabilità personale, quando il protagonista si sente responsabile non solo del delitto commesso, ma anche della condanna a morte dell'innocente (del delitto, non di altri misfatti).
Robinson è gigantesco nel ruolo dell'anziano e ingenuo innamorato (si intuisce che il rapporto con la donna è casto) e ci sono vari momenti degni del grande Lang. Eppure non riesco a farmi veramente piacere del tutto questo film: la donna è corrotta ma poco scaltra, così come il suo amante, il protagonista è troppo ingenuo, la figura della moglie è decisamente esasperata, ma in modo banale. La ricomparsa del di lei marito che si credeva morto annegato è un risvolto romanzesco che appare una aggiunta e una diversione rispetto al dramma del protagonista. Ammirevole naturalmente l'asciuttezza della regia e la 'cattiveria' di Lang che suggerisce quello che non può dire apertamente. Il finale è forse più langhiano di quelli un po' consolatori di LA DONNA DEL RITRATTO e DIETRO LA PORTA CHIUSA perchè più cattivo e desolato. La degradata solitudine di Robinson alla fine ricorda quella di un altro suo grande personaggio, quello di Rico in PICCOLO CESARE del 1930, cioè 15 anni prima.
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francesco
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mercoledì 4 aprile 2007
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cercasi un lang...
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La società che Lang ci rappresentava in questo film,non è tanto diversa nei rapporti interpersonali da quella odierna.La frustrazione di fare nella vita un lavoro che non piace,e il tentativo di sublimare i propri desideri facendo altro,i rapporti umani intossicati dall'avidità,dal denaro...fino all'ultimo non si sa come finirà.CAPOLAVORO!!!
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gianpaolo
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lunedì 27 marzo 2006
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fritz-lang
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Nel 1967 l'ultrasettantenne Fritz-Lang rilasciò una intervista alla B.B.C. al giornalista Alexander-Walken,...intervista dalla quale affiorò tutto il laico spessore del regista tedesco.
Egli asserì di non essersi mai interessato alla politica fino all'avvento del nazismo,...interesse questo,..suscitato (io credo) dall'essenza diabolica del movimento, che fù per certi versi una sorta di oscura e concreta proiezione delle argomentazioni trattate nei suoi lavori.
Nel 1933 il regime nazista, fresco di potere,..sequestrò dalle sale il Film,.."Il testamento del dottor Mabuse",..autentica metafora sull'essenza criminale della filosofìa hitleriana.
A seguito di ciò, Fritz venne convocato dall'allora ministro della propaganda Jhosef-Goebels, che gli offrì l'opportunità di lavorare per il partito,.
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Nel 1967 l'ultrasettantenne Fritz-Lang rilasciò una intervista alla B.B.C. al giornalista Alexander-Walken,...intervista dalla quale affiorò tutto il laico spessore del regista tedesco.
Egli asserì di non essersi mai interessato alla politica fino all'avvento del nazismo,...interesse questo,..suscitato (io credo) dall'essenza diabolica del movimento, che fù per certi versi una sorta di oscura e concreta proiezione delle argomentazioni trattate nei suoi lavori.
Nel 1933 il regime nazista, fresco di potere,..sequestrò dalle sale il Film,.."Il testamento del dottor Mabuse",..autentica metafora sull'essenza criminale della filosofìa hitleriana.
A seguito di ciò, Fritz venne convocato dall'allora ministro della propaganda Jhosef-Goebels, che gli offrì l'opportunità di lavorare per il partito,.....Lang tacitamente rifiutò, e la sera stessa lasciò la sua amata Berlino per approdare negli U.S.A.,.....
dove inizierà la seconda parte della sua carriera.
Qui la sua arte espressionista, venne "masticata", e in parte sacrificata dalle imposizioni del mercato Holliwoodiano,...a mio giudizio gli acuti più nitidi del periodo americano sono rappresentati da "La bestia umana" (trasposizione del romanzo di Emile-Zolà), da "La donna del ritratto",...e appunto dal Film in questione "La strada scarlatta".
In questo suo ottimo lavoro, in sostanza Lang sottolinea come un uomo per tanto integerrimo che sia,..non è immune dal percorrere la strada (scarlatta) che porta al male,...arrivando addirittura al disconoscimento di se stesso e della sua arte,...il Film è, altresì una lucida, e spietata riflessione sul senso di colpa.
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