filippo catani
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venerdì 21 dicembre 2012
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film antinucleare
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Una troupe televisiva si reca in visita ad una centrale nucleare. Durante la registrazione del servizio la centrale subisce un incidente che i vertici cercano di minimizzare. Grazie alle riprese fatte di nascosto i giornalisti scopriranno che l'incidente non era poi così veniale e chiederanno aiuto al capo degli ingegneri.
Una terribile curiosità; dopo pochi giorni dall'uscita del film si verificò negli USA il peggior incidente in una centrale nucleare. Il film fece molto scalpore allora ed è di grande attualità a tutt'oggi dal momento che nonostante gli eventi recenti (vedi il disastro di Fukushima e la decisione del Giappone di uscire progressivamente dall'energia dell'atomo) sono ancora tanti quelli che professano la fede nel nucleare e nella sua sicurezza.
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Una troupe televisiva si reca in visita ad una centrale nucleare. Durante la registrazione del servizio la centrale subisce un incidente che i vertici cercano di minimizzare. Grazie alle riprese fatte di nascosto i giornalisti scopriranno che l'incidente non era poi così veniale e chiederanno aiuto al capo degli ingegneri.
Una terribile curiosità; dopo pochi giorni dall'uscita del film si verificò negli USA il peggior incidente in una centrale nucleare. Il film fece molto scalpore allora ed è di grande attualità a tutt'oggi dal momento che nonostante gli eventi recenti (vedi il disastro di Fukushima e la decisione del Giappone di uscire progressivamente dall'energia dell'atomo) sono ancora tanti quelli che professano la fede nel nucleare e nella sua sicurezza. Purtroppo, come si fa notare nella stessa pellicola, si dice sempre che queste centrali sono progettate per resistere a qualsiasi tipo di incidente. E' notizia di pochi giorni fa che l'impianto di Chernobyl ricoperto già da cemento armato necessiterà di una ulteriore manutenzione con una sorta di gigantesca gabbia d'acciaio. Oltre poi al problema della sicurezza vi è poi il perenne problema dello smaltimento in sicurezza delle scorie che perdono la loro raioattività dopo millenni. Il film è ben fatto e sullo stile del tipico film di denuncia civile in stile americano. La sindrome cinese a cui si fa riferimento è per quanto riguarda l'eventualità del peggior disastro possibile e cioè che il nucleo raggiunga una temperatura tale da fondere e scendere nella terra per risalire dall'altra parte del mondo. Prodotto e interpretato da Micheal Douglass non può mancare una citazione per la bella e brava Fonda nei panni della giornalista che si riscatta da una carriera fatta di servizi sui compleanni delle tigri e uno straordinario Lemmon (giustamente premiato a Cannes) dilaniato tra il rimanere fedele alla propria società e alle proprie convinzioni o rivelare al mondo la verità.
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fabal
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lunedì 29 ottobre 2012
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un jack lemmon esaltante nei suoi sudori freddi.
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Con una trama semplice, un solo attore sopra le righe e soprattutto le idee chiare,"Sindrome cinese" è un felicissimo esempio di pellicola che scivola con mestiere su rotaie ben oliate da una regia asciutta, che bada al sodo in modo sorprendente. Così sorprendente che già nei primi minuti ci troviamo di fronte a una sequenza da lasciare senza fiato: bastano degli indicatori sballati e la boccuccia tremolante di Lemmon per creare una suspense genuina, non urlata e decisamente efficace.
La vicenda poi scorre bene senza cali di ritmo; la tematica "impegnata" è dichiarata fin dall'inizio ma resta sempre entro le righe, senza mai innescare pretenziose impressioni di martirio anti - nuclearista.
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Con una trama semplice, un solo attore sopra le righe e soprattutto le idee chiare,"Sindrome cinese" è un felicissimo esempio di pellicola che scivola con mestiere su rotaie ben oliate da una regia asciutta, che bada al sodo in modo sorprendente. Così sorprendente che già nei primi minuti ci troviamo di fronte a una sequenza da lasciare senza fiato: bastano degli indicatori sballati e la boccuccia tremolante di Lemmon per creare una suspense genuina, non urlata e decisamente efficace.
La vicenda poi scorre bene senza cali di ritmo; la tematica "impegnata" è dichiarata fin dall'inizio ma resta sempre entro le righe, senza mai innescare pretenziose impressioni di martirio anti - nuclearista.
Un apprezzamento doveroso va infine agli attori: con barba e capelli lunghi, il giovane Micheal Douglas appare in una inedita veste di giornalista, idealista e battagliero, bilanciato da una Jane Fonda più equilibrata e senza sbavature.
E infine un mastodontico Jack Lemmon: esaltante nei suoi scleri e sudori freddi.
Da vedere.
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gordongekko
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martedì 7 dicembre 2010
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ottimo lavoro
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un grande film, dove la suspance di una meticolosa ricerca in stile giallo la fa da padrona, assieme alla chiara denuncia, tristemente premonotrice della successiva chernobyl, dei pericoli atomici. Douglas, anche produttore, guarda un po' già da giovane come era bravo, è bravo e fresco come al solito nel suo personaggio, ottima la fonda, strepitoso, assolutamente strepitoso un grande Jack Lemmon che interpreta l'uomo medio dalla grandissima responsabilità e onestà, deciso fino in fondo, e ne rappresenta la prospettiva più corretta nell'approccio a questa grande tematica e opportunità dell'umanità
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paolo ciarpaglini
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giovedì 18 dicembre 2008
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sindrome cinese.
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Senza dubbio, uno dei migliori disaster movie degli anni '70. E quel che più conta, di argomentazione ancor oggi attuale. Los Angeles, una troupe televisiva dove figurano un ancor giovane Michael D. e la bella Jane Fonda, sono impegnati in un reportage su di una centrale atomica. Ma accade un'imprevisto; si sfiora infatti la cosiddetta 'sindrome cinese, proprio mentre Richard (Douglas) sta filmando la sala controllo, nonostante il divieto. J.Lemmon è il capoturno. D'un tratto scatta l'arresto automatico del reattore, ed è come un lieve terremoto. Ma sarà una seconda lievissima vibrazione avvertita solo da Jack (Lemmon), il sintomo di qualcosa di ben più grave. Jack vuol andare in fondo alla questione, ma gli interessi e l'apertura prossima di una nuova centrale.
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Senza dubbio, uno dei migliori disaster movie degli anni '70. E quel che più conta, di argomentazione ancor oggi attuale. Los Angeles, una troupe televisiva dove figurano un ancor giovane Michael D. e la bella Jane Fonda, sono impegnati in un reportage su di una centrale atomica. Ma accade un'imprevisto; si sfiora infatti la cosiddetta 'sindrome cinese, proprio mentre Richard (Douglas) sta filmando la sala controllo, nonostante il divieto. J.Lemmon è il capoturno. D'un tratto scatta l'arresto automatico del reattore, ed è come un lieve terremoto. Ma sarà una seconda lievissima vibrazione avvertita solo da Jack (Lemmon), il sintomo di qualcosa di ben più grave. Jack vuol andare in fondo alla questione, ma gli interessi e l'apertura prossima di una nuova centrale... mettono tuto a tacere. Stampa compresa. Si scopre infine, lo scopra Jack durante un controllo in archivio, che le radiografie delle migliaia di saldature, di ogni raccordo oe giunto, sono state falsificate in parte per risparmiare tempo. Godell dopo una escalation di fatti, prende la decisione estrema, impossessandosi dell'intera sala controllo. Vuol rilasciare una dichiarazione filmata, denunciare l'accaduto, ma sarà ucciso dalle forze speciali. Il disastro comunque, proprio mentre Jack spira a terra è sfiorato ugualmente. E scongiurato solo perchè Godell aveva ridotto la potenza di esercizio al 75%. Si resta con l'amaro in bocca, ma soprattutto con un interrogativo: "oggi, nel 2008 il nucleare costituisce ancora e soltanto un pericolo, oppure come credo resta una delle fonti alternative ineludibili, al fabbisogno di energia?". Nessuna compagnia assicurativa al mondo rischia un solo cent, ma ciò non vuol dire automaticamente che il nucleare è sbagliato. Credo piuttosto che le assicurazioni come le banche, vogliono cadere sempre in piedi, questa è la verità. Non esiste allo stato attuale delle cose, altra risorsa quando resteremo senza i gas, il petrolio etc. L'atomo è la più piccola particella e forse proprio da la dipende l'intero futuro. La soluzione al fabbisogno crescente dell'umanità, dobbiamo essere realisti.
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michel
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venerdì 21 marzo 2008
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“segue dibattito”
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Forse ancora valido per qualche ricerca scolastica di fine anno, “Sindrome cinese” è, come si dice, “un film che fa riflettere” sul pericolo nucleare. Lo fa con diligenza e con una certa abilità nel creare suspence, ma è troppo infarcito di luoghi comuni narrativi per riuscire realmente a spaventarci.
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