Questo"Fuerchten und Lieben"(Paura e amore, 1988, di Margarethe von Trotta), parziale trasposizione ai giorni nostri(fine anni Ottanta)delle"Tre sorelle"di Anton Cechov è un film che conserva un impianto teatrale di fondo(ciò nonostante alcune bellissime scene in esterno)che vorrebbe dar fondo all'"universo mondo", con uno stile che oscilla-volutamente, consapevolmente, non"a caso"-tra commedia e dramma, toccando(senza fermarvisi)la tragedia. Film completamente anti-commerciale e anti-azione, è il film della leggerezza alternata alla profondità"("la felicità non esiste, esiste solo il desiderio di averla", ma anche riflessioni, appunto anche cechoviane sull'esistenza e il"non più", sulla volontà di vivere esperienze sentimentali come se fossero esperienze su cui riflettere, oltre a viverle).
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Questo"Fuerchten und Lieben"(Paura e amore, 1988, di Margarethe von Trotta), parziale trasposizione ai giorni nostri(fine anni Ottanta)delle"Tre sorelle"di Anton Cechov è un film che conserva un impianto teatrale di fondo(ciò nonostante alcune bellissime scene in esterno)che vorrebbe dar fondo all'"universo mondo", con uno stile che oscilla-volutamente, consapevolmente, non"a caso"-tra commedia e dramma, toccando(senza fermarvisi)la tragedia. Film completamente anti-commerciale e anti-azione, è il film della leggerezza alternata alla profondità"("la felicità non esiste, esiste solo il desiderio di averla", ma anche riflessioni, appunto anche cechoviane sull'esistenza e il"non più", sulla volontà di vivere esperienze sentimentali come se fossero esperienze su cui riflettere, oltre a viverle). La sceneggiatura, firmata dall'autrice insieme a Dacia Maraini, offre v ari spunti di riflessione, insieme ai dialoghi(idem-le autrici sono le stesse), cpm un intrico tematico a tratti troppo forte, ma qui(indubbiamente)c'è anche il problema della disabitudine(al cinema, almeno)a opere come questa, in quanto la"dromologia"gioca un ruolo spesso troppo forte, impellente e"cogente"). Oltre a Fanny Ardant, attrici come Greta Scacchi e Valeria Golino, ma poi anche i maschi, da Sergio Castellitto a Jan Bizcycki, per non dire di un Paolo Hendel, allora non alle prime armi ma meno noto(più a teatro che al cinema e in TV), in un ruolo(quello dell'attore)che si mette in gioco, proponendo un'operazione meta-spettacolare, ossia di riflessione, appunto, sul suo ruolo. El Gato
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