carloalberto
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martedì 9 giugno 2020
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uno più uno fa uno
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Breaking the Waves, ovvero le onde, Bess e Jan, che si frangono l’una nell’altra e, per poco, sembrano sopraffarsi e l’una vincere sull’altra. Poi, non riesci a distinguerle e non sai più quale delle due ha preso il sopravvento, perché di due ce n’è una soltanto e confluisce subito nelle altre, confondendosi nel mare. Così è l’amore, la forza dell’attrazione naturale, che coinvolge i due protagonisti, sino al punto che non sai se l’uno vive ormai assorbito nel mondo dell’altro, obbedendo alle sue leggi e si comporta come una marionetta piegandosi ad ogni suo volere, o è l’altro, sopravvissuto per miracolo, per qualche istante, che, nell’immaginazione premorte, nel volgere di pochi istanti, non sogna il paradiso dei cristiani, ma, nella simbiosi totale con l’essere amato, viene inglobato dalla personalità in apparenza più debole, vive le sensazioni, le emozioni e perfino le allucinazioni della sua donna, che credeva di parlare con Dio chiamandolo padre.
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Breaking the Waves, ovvero le onde, Bess e Jan, che si frangono l’una nell’altra e, per poco, sembrano sopraffarsi e l’una vincere sull’altra. Poi, non riesci a distinguerle e non sai più quale delle due ha preso il sopravvento, perché di due ce n’è una soltanto e confluisce subito nelle altre, confondendosi nel mare. Così è l’amore, la forza dell’attrazione naturale, che coinvolge i due protagonisti, sino al punto che non sai se l’uno vive ormai assorbito nel mondo dell’altro, obbedendo alle sue leggi e si comporta come una marionetta piegandosi ad ogni suo volere, o è l’altro, sopravvissuto per miracolo, per qualche istante, che, nell’immaginazione premorte, nel volgere di pochi istanti, non sogna il paradiso dei cristiani, ma, nella simbiosi totale con l’essere amato, viene inglobato dalla personalità in apparenza più debole, vive le sensazioni, le emozioni e perfino le allucinazioni della sua donna, che credeva di parlare con Dio chiamandolo padre. Bellissimi interludi di paesaggi visionari, stravolti dalla grafica computerizzata, introducono ai capitoli, tappe della via crucis che mimano il calvario cui si sottopone la donna per giungere alla totale negazione di sé stessa, dando scandalo, e per questo è rinnegata dalla comunità bigotta dei farisei. Nella visione onirica, i perbenisti si riuniscono presso il suo sepolcro per un’ennesima bestemmia irridente, per condannarla all’inferno e sono fermati dal risorto, che aveva potuto, escluse le donne dalla cerimonia funebre, in qualità di uomo, assistere ad una analoga crocifissione pagana. La fusione, successiva al sovrapporsi di una visione laica ed una religiosa, doppia, nella rappresentazione filmica dei due amanti così diversi e distanti nella fede e nel mondo allucinato di von Trier, si trasfigura nell’apparizione delle campane, sul cielo della piattaforma petrolifera, dando vita e corpo all’annunciazione di una pace ritrovata, oltre le nuvole, lontano dalla massa indistinta, senza anima, degli uomini amanti del gregge cui appartengono e del loro pastore, inutile contorno o pervicace ostacolo ad una estatica fruizione della bellezza in tutte le sue forme che risuona nella musica anni settanta di Elton John o di David Bowie come nella sensualità dei corpi che si uniscono a fondersi come le onde nel mare in tempesta nel blu elettrico di un interludio che rompe la monotona triste violenta quotidianità della civile convivenza umana, votata a una cultura di morte, nella ipnosi collettiva di una tra le tante verità rivelate, che ottenebrano periodicamente le menti ad ogni latitudine ed in ogni epoca. La salvezza non è per tutti. Occorre una buona dose di follia e la passione di Giovanna d’Arco per incontrare il divino nelle forme non canonizzate della natura e dell’uomo. Emily Watson esprime questa follia, che fa rabbia, che disturba, perché stona con l’ordinato svolgersi delle cose, dove regna la distinzione e la gerarchia ed il principio di non contraddizione e le ferree leggi matematiche, concordi per una volta col comune buon senso, nell’affermare ostinatamente e contro ogni evidenza che uno più uno fa due e non, come si vorrebbe lassù o quaggiù, che è lo stesso, ancora e sempre, uno.
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ennio
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venerdì 26 gennaio 2018
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emily watson e basta
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Il film è di qualità, ma non so che destino avrebbe avuto senza la grande interpretazione della Watson al suo esordio, inquadrata quasi di continuo nella sua maschera tragicomica e intensamente spirituale. E' un pò stantìo il dibattito se qui si narri del grande dono dell'amore e della bontà o semplicemente di una ragazza mezza scema, o se più probabilmente le due cose coesistono. La descrizione dell'ambiente conservatore e retrivo nelle lontane lande scozzesi appare eccessivo e un pò fuori tempo.
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il befe
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lunedì 9 marzo 2015
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capolavoro
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lucadrago
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lunedì 21 luglio 2014
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uno dei migliori film mai visti
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Cos'è L'amore? Cosa si arriva a fare per qualcuno? Fin dove vi spingereste per non perdere la speranza? Io vedendo questo gioiello di 3 ore (che si sentono tutte) alle 9 di mattina, dopo aver esplorato la "grazia" (Grace-kidman) con dogville, l'amore materno e il sacrificio di Dancer in the dark e la perdita di un figlio con Antichrist mi sono deciso, mandando a quel paese aldo giovanni e giacomo a vedere Le onde del destino. Tre cose: appartenenza, egoismo e disperazione. L'appartenenza è legata alla comunità di cui Bess (una Straordinaria Emily Watson) fa parte, cinica, impietosa e tiranna (già vista a tratti in Dogville), ma anche a un uomo e a Dio.
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Cos'è L'amore? Cosa si arriva a fare per qualcuno? Fin dove vi spingereste per non perdere la speranza? Io vedendo questo gioiello di 3 ore (che si sentono tutte) alle 9 di mattina, dopo aver esplorato la "grazia" (Grace-kidman) con dogville, l'amore materno e il sacrificio di Dancer in the dark e la perdita di un figlio con Antichrist mi sono deciso, mandando a quel paese aldo giovanni e giacomo a vedere Le onde del destino. Tre cose: appartenenza, egoismo e disperazione. L'appartenenza è legata alla comunità di cui Bess (una Straordinaria Emily Watson) fa parte, cinica, impietosa e tiranna (già vista a tratti in Dogville), ma anche a un uomo e a Dio. Bess non ama, è fragile, si aggrappa al trivellatore Jan contro il volere di tutti e decide di appartenere solo a lui, non importa come (quando le viene riferito dai medici che resterà paralizzato a vita non emette un suono o smorfia, chiede semplicemente se vivrà..), lei è suo ed è disposta dopo vane retinenze morali a soddisfare i suoi desideri senza se e ma. Lui, preoccupato perchè non intende rifarsi una vita, le chiede di avere quello che non può darle più, il sesso, andando con altri uomini e raccontandogli ogni dettaglio. Ma non è amore, è egoismo da entrambi ed è distruttivo all'inverosimile.Bess perderà tutto, lui miracolasamente migliorerà. L'amore è quello dell'infermiera-amica di Bess e Jan, in cui ci si prende cura dell'altro completandosi senza rinunciare al coraggio di vivere le difficoltà, sebbene enormi, e seguendo l'empatia sempre. Poche parole su questo film, è da vedere, perchè la follia latente di Bess non è inferiore agli ordini di Jan, ma su tutto spicca l'umanità già detta di un personaggio solo all'apparenza minore di chi si occupa di loro, stando rispettosamente a "non" guardare. Inutile scrivere altro se non "vedetelo"!!!!! magari più volte per apprezzare regia e recitazione che credo abbiano stancato non poco attori e regista. Immortale.
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paskmark
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domenica 27 aprile 2014
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vuoto
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Partiamo dalla trama: una psicopatica ninfomane scopre il sesso con un rachitico danese dalle mani gonfie cognitivamente inabile a gestire la sua follia e si lascia trasportare dalle perversioni dell'uomo dopo che un incidente l'ha reso impotente ma infoiato innestandole su un delirio mistico che rasenta (come nella realtà di tutti giorni) l'assurdità, il tutto sullo sfondo di un bigottissimo villaggio protestante che è responsabile di un inutile sacrificio finale. Perchè inutile? Perchè una donna è proprietaria della propria vagina e può farci quello che vuole. Proseguiamo con la morale: le donne sono tutte delle povere sceme mezze matte e demoniache che si abbasserebbero a qualunque nefandezza pur di assecondare gli uomini; il tutto giustificato dalla profonda fede che permette loro di trasfigurare la perversione nel sacrificio fino alla miracolosa salvezza finale.
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Partiamo dalla trama: una psicopatica ninfomane scopre il sesso con un rachitico danese dalle mani gonfie cognitivamente inabile a gestire la sua follia e si lascia trasportare dalle perversioni dell'uomo dopo che un incidente l'ha reso impotente ma infoiato innestandole su un delirio mistico che rasenta (come nella realtà di tutti giorni) l'assurdità, il tutto sullo sfondo di un bigottissimo villaggio protestante che è responsabile di un inutile sacrificio finale. Perchè inutile? Perchè una donna è proprietaria della propria vagina e può farci quello che vuole. Proseguiamo con la morale: le donne sono tutte delle povere sceme mezze matte e demoniache che si abbasserebbero a qualunque nefandezza pur di assecondare gli uomini; il tutto giustificato dalla profonda fede che permette loro di trasfigurare la perversione nel sacrificio fino alla miracolosa salvezza finale...nel sequel mai girato, Jan si scopa la cognata perchè il maschio, si sa, fa quel che vuole. Medievale! Finiamo con la regia: dogma è una scusa per girare film che incassano tanto per lo scandalo che provocano ma prodotti con poco perchè basta una telecamera a mano e un po' di post-produzione al pc. Ma quale passione...quale trasporto...quale sentimento...! Il significato reale del film? Lars Von Trier, dopo The kingdom, sarà stato lasciato da qualche ragazza che l'aveva fatto partire di cervello al punto tale che è completamente impazzito, si è convertito e ora odia le donne (non per niente son sempre i maschi nudi in questo film). Siccome però non gliela fa a stare senza pornografia che fa? Ne gira tanta ma la ammanta di pseudo-autorialità. Tanto sa bene cosa deve fare per dividere il pubblico e farsi osannare dalla critica. Insomma, Lars Von Trier racchiude in se tutto il Manuale Statistico-Diagnostico delle Malattie Mentali dalla I alla V edizione. E noi? Delle Onde del Destino potevamo farne a meno, cosi come di Dancer in The Dark o di Antichrist. Chissà se il mio masochismo mi porterà a vedere Nymphomaniac...speriamo di non averne il tempo.
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jacopo b98
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martedì 27 agosto 2013
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grandiosa prova di emily watson!
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In un villaggio scozzese Bess (Watson), ragazza malata di mente, sposa Jan (Skarsgård). Quando quest’ultimo rimane paralizzato in seguito ad un incidente sul lavoro, ella si degrada a prostituta per aver esperienze sessuali da raccontare al marito. Osannato dalla critica a Cannes ’96 è un film celebrativo, emozionante, coinvolgente, sadico e vergognoso. Von Trier (anche sceneggiatore) dirige una storia “sporca” di sesso e violenza. La parte migliore, si potrebbe dire, fino all’incidente di Jan. Poi arriva la vergognosa seconda parte in cui il regista ci serve una pietanza fredda e la condisce con una malsana ironia: il sadismo di Jan è impressionante, eppure lui alla fine è innamorato di Bess: ma che senso ha? Prima la fa rinchiudere in manicomio e la riduce e prostituta, poi piange sul suo cadavere.
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In un villaggio scozzese Bess (Watson), ragazza malata di mente, sposa Jan (Skarsgård). Quando quest’ultimo rimane paralizzato in seguito ad un incidente sul lavoro, ella si degrada a prostituta per aver esperienze sessuali da raccontare al marito. Osannato dalla critica a Cannes ’96 è un film celebrativo, emozionante, coinvolgente, sadico e vergognoso. Von Trier (anche sceneggiatore) dirige una storia “sporca” di sesso e violenza. La parte migliore, si potrebbe dire, fino all’incidente di Jan. Poi arriva la vergognosa seconda parte in cui il regista ci serve una pietanza fredda e la condisce con una malsana ironia: il sadismo di Jan è impressionante, eppure lui alla fine è innamorato di Bess: ma che senso ha? Prima la fa rinchiudere in manicomio e la riduce e prostituta, poi piange sul suo cadavere. Von Trier è malato di manierismo e insiste per celebrare tutto: come dimenticare la ridicola idea delle campane nel cielo e l’assurda “resurrezione” di Jan? Il senso della vicenda è poco. Forse la scena migliore, in quanto commovente, è la sequenza della morte di Bess, che si sacrifica per Jan. Diviso in sette capitoli, con un prologo e un epilogo, ha il suo punto di forza nella magistrale interpretazione della Watson, effettivamente strepitosa. Premio della Giuria a Cannes e nomination all’Oscar per la protagonista.
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shiningeyes
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giovedì 2 maggio 2013
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la devozione e il sacrificio
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Con questo film sale alla ribalta il nome del regista danese Lars Von Trier, le sue manie e perversioni, consegnandoci un'opera di rara bellezza e triste come non poche.
In sintesi, il film, è una riflessione sulla devozione, divisa a metà tra, amore e Dio, in questo caso. La protagonista, Bess Mcneill (interpretata magnificamente da Emily Watson) è un'anima pura che non conosce altro che l'amore, che lei sempre ha dato e che quando gli viene dato, gli piace così tanto che non se ne vuole separare (la partenza per lavoro del marito), tanto che, per un caso o per volere divino, suo marito rientrerà tetraplegico per un incidente di lavoro.
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Con questo film sale alla ribalta il nome del regista danese Lars Von Trier, le sue manie e perversioni, consegnandoci un'opera di rara bellezza e triste come non poche.
In sintesi, il film, è una riflessione sulla devozione, divisa a metà tra, amore e Dio, in questo caso. La protagonista, Bess Mcneill (interpretata magnificamente da Emily Watson) è un'anima pura che non conosce altro che l'amore, che lei sempre ha dato e che quando gli viene dato, gli piace così tanto che non se ne vuole separare (la partenza per lavoro del marito), tanto che, per un caso o per volere divino, suo marito rientrerà tetraplegico per un incidente di lavoro. Da lì in poi, la sceneggiatura sarà teatro di un melodramma angoscioso che ci farà piangere e disperarci per la durissima e infamante prova d'amore che farà Bess per tentare di tenere in vita il marito, che, sotto un latente delirio gli chiederà di andare con altri uomini. Bess compirà la sua missione, nonostante i rimproveri dei suoi cari e l'allontanamento della religiosissima e chiusa comunità in cui vive, aiuterà suo marito a guarire.
Girato con cinepresa a mano, “Le onde del destino” è un viaggio doloroso e affascinante sulle prove d'amore che si possono fare per coloro che amiamo e, sebbene sia una storia poco vero-simile, l'essenziale e scarna regia di Von Trier ce la rende realissima, e più dolorosa da vedere; in più, è costellata da un cast non celeberrimo, ma di alta qualità.
Von Trier ha girato altre bellissime opere, ma dubito che raggiungano i livelli di questa.
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arnaco
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giovedì 10 gennaio 2013
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amore e fede
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Oltre al tema dell'amore (ampiamente commentato in tutti gli interventi) il regista tratta in modo altrettanto crudo e provocatorio il tema della fede, contrapponendo la fede pura e spontanea di Bess a quella convenzionale degli altri appartenenti alla comunità. Bess ha un rapporto diretto con un suo Dio che non esiste al di fuori della sua spiritualità, tant'è che è lei stessa a darsi le risposte alle sue stesse domande. Anche se tutti i dialoghi/monologhi avvengono in chiesa Bess non è di nessuna chiesa, tanto meno di quella chiesa che in nome di una religione (cattolica da quanto ho potuto capire) si erge a giudice severo del comportamento degli uomini, fino a condannarli irrevocabilmente all'inferno, se hanno peccato.
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Oltre al tema dell'amore (ampiamente commentato in tutti gli interventi) il regista tratta in modo altrettanto crudo e provocatorio il tema della fede, contrapponendo la fede pura e spontanea di Bess a quella convenzionale degli altri appartenenti alla comunità. Bess ha un rapporto diretto con un suo Dio che non esiste al di fuori della sua spiritualità, tant'è che è lei stessa a darsi le risposte alle sue stesse domande. Anche se tutti i dialoghi/monologhi avvengono in chiesa Bess non è di nessuna chiesa, tanto meno di quella chiesa che in nome di una religione (cattolica da quanto ho potuto capire) si erge a giudice severo del comportamento degli uomini, fino a condannarli irrevocabilmente all'inferno, se hanno peccato. Una chiesa che pratica la discriminazione (nei confronti degli operai stranieri) come se fosse una virtù. L'amore supremo di Bess compie il miracolo di restituire la vita a Ian, la sua fede incondizionata quello di fare suonare delle campane che non esistono e di cui il prete della comunità presume di non avere bisogno.
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maximilione
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martedì 16 ottobre 2012
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d'amore, sull'amore, oltre l'amore.
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E' il 1996 l'anno in cui la poetica estrema, distruttiva e anticonvenzionale di Lars von Trier si propaga come fenomeno d'interesse internazionale, in seguito al prestigioso riconoscimento che la Giuria di Cannes assegna a un folle, sgangherato e stupendo melodramma del regista danese, stupidamente distribuito in Italia come Le onde del destino, titolo che disperde tutta la carica eversiva di cui
invece la denominazione originale sembra caricarsi, al pari di un'esplicita dichiarazione di poetica.
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E' il 1996 l'anno in cui la poetica estrema, distruttiva e anticonvenzionale di Lars von Trier si propaga come fenomeno d'interesse internazionale, in seguito al prestigioso riconoscimento che la Giuria di Cannes assegna a un folle, sgangherato e stupendo melodramma del regista danese, stupidamente distribuito in Italia come Le onde del destino, titolo che disperde tutta la carica eversiva di cui
invece la denominazione originale sembra caricarsi, al pari di un'esplicita dichiarazione di poetica. Breaking the waves, ovvero infrangere le onde, spezzare le consuetudini, disintegrare i limiti naturali.
Del cinema generalmente inteso, in primis. Del suo linguaggio classico, chiaro, lineare. Del suo montaggio invisibile.
Del genere sentimentale, in secondo luogo. Del cosiddetto romance americano: mieloso e ripetitivo.
Degli schemi di vita socialmente accettabili, infine. Dall'espressione della fede religiosa a quella della sessualità, dalla sublimazione amorosa ai vincoli familiari.
Riguardo alla trasgressione cinematografica tout court, già in Breaking the waves è possibile scorgere alcuni dei caratteri che diverranno gli stilemi più riconoscibili del cinema di von Trier, tuttora riconosciuto come uno degli autori più innovativi del panorama contemporaneo e senza dubbio come il più indisposto nei confronti di qualsiasi tradizione artistica restrittiva, a partire dalla lezione hollywoodiana.
Basti pensare, proprio ne Le onde del destino, alla fotografia sgranata e spesso sfocata o al montaggio ellittico, fatto di tagli netti, vigorosi, all'interno di scene vibranti ma deprivate di musica, che anticipano il voto di castità del Dogma '95, sintetizzato nel successivo Idioterne (1999). Oppure all'utilizzo straniante di cartelli -capaci di frammentare in modo ancora più netto la narrazione- con tanto di titoli che anticipano brechtianamente lo sviluppo dell'intreccio. Espediente questo a cui il danese ricorrerà in molti altri casi: dal dramma stilizzato -e quanto mai brechtiano, almeno scenograficamente- di Dogville all'apocalisse cosmico-familiare di Melancholia, passando per quel sorprendente saggio di stile cinematografico che è Le cinque variazioni e per il simbolismo criptico, depressivo e infero di Antichrist.
Ma Breaking the waves si sostanzia soprattutto come tentativo apertamente programmato di minare i caratteri del tradizionale melodramma romantico, di annullarne le limitazioni di genere per tracciare itinerari nuovi e mai esplorati dalla settima arte, pur conservando come fulcro centrale e insostituibile della diegesi la potenza salvifica e vitale del sentimento amoroso. In questo senso, il film di von Trier si costituisce come un'opera a tema perfetta e ineguagliata che, in bilico tra le pieghe più oscure e devastate di due anime che tentano con tutte le forze di essere una, non tenta di dimostrare -semplicemente- che l'amore è una forza della natura ma l'unica essenza in grado di trascendere dalle sue leggi. Nel materializzare filmicamente questo concetto, von Trier mette in scena tutta una serie di piccoli scarti che, mentre differenziano la storia di Jan e Bess dall'ordinaria composizione delle trame di vita comuni, fanno della pellicola un chiaro tentativo di rivisitazione del genere sentimentale. Non è un caso che il film si apra con un matrimonio, ideale tappa conclusiva di molto cinema romantico, o che proprio le nozze vengano consumate in un cesso di ristorante, molesta riedizione dell'indimenticabile prima notte di vita coniugale. Lo stesso sesso è palesato in forme morbose, eccessive o infantili. L'infedeltà perde i suoi connotati peccaminosi e in generale negativi per trasformarsi in un atto d'amore puro e disinteressato. In questo senso, von Trier rivisita il sentimento umano per eccellenza con occhi mai sperimentati e riesce nell'impresa quasi impossibile di trasformare una scena di masturbazione di uno sconosciuto incorniciata in uno squallido retro d'autobus, nella materializzazione più toccante dell'amore, nel senso più spoglio e universale del termine.
Attraverso la fragile ma intensissima figura di Bess, infine, il regista danese dà vita alla cosiddetta Trilogia del Cuore d'oro (proseguita con Idioti e Dancer in the Dark), costellata di personaggi con aspirazioni positive, condannati all'insuccesso e al dramma. Bess, aggrappata al suo folle amore per Jan e ai monologhi interiori con un Dio che pare sorreggerla, rimane schiacciata dalle bigotte e dogmatiche inclinazioni di un'umanità alla deriva che non la comprende. Da qui inizierà l'analisi trieriana di quei diseguali rapporti di forza tra gruppi umani che esploderanno in maniera potentissima nei due film di quella trilogia americana non ancora conclusa (Dogville, Manderlay).
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luca scial�
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giovedì 12 luglio 2012
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un legame disperatamente indissolubile
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In una piccola comunità bigotta scozzese vive Bess, ragazza un po' ritardata di mente che sposa Jan, aitante operaio sulle piattaforme petrolifere. I due si amano, nonostante la diffidenza delle persone che li circondano. Ma Bess non riesce a sopportare che lui parta per lavoro e stia fuori. Si augura che torni per sempre da lui e in un certo modo le sue preghiere vengono ascoltate: Jan ha un incidente sul lavoro e rimane paralizzato. Il loro amore diventa così sofferto, ma anche simbiotico fino alla perversione e al drammatico epilogo.
Con un film intenso lungo due ore e mezzo, un prologo, 8 capitoli e un epilogo , Lars von Trier ci racconta una storia d'amore drammatica e tormentata.
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In una piccola comunità bigotta scozzese vive Bess, ragazza un po' ritardata di mente che sposa Jan, aitante operaio sulle piattaforme petrolifere. I due si amano, nonostante la diffidenza delle persone che li circondano. Ma Bess non riesce a sopportare che lui parta per lavoro e stia fuori. Si augura che torni per sempre da lui e in un certo modo le sue preghiere vengono ascoltate: Jan ha un incidente sul lavoro e rimane paralizzato. Il loro amore diventa così sofferto, ma anche simbiotico fino alla perversione e al drammatico epilogo.
Con un film intenso lungo due ore e mezzo, un prologo, 8 capitoli e un epilogo , Lars von Trier ci racconta una storia d'amore drammatica e tormentata. Ostacolata dal destino crudele e perculata dal bigottismo e dal moralismo. Ma malgrado tutto, in cielo suoneranno le campane.
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