lucaguar
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lunedì 3 gennaio 2022
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verità e/o bellezza?
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Tarkovskij, sceglie il nostro paese per girare Nostalghia, suo penultimo film scritto assieme a Tonino Guerra. Quest'opera è certamente complessa, come del resto tutte quelle del regista sovietico. Un poeta russo si trova in Italia per ricostruire la biografia di un musicista del XVIII sec. e, assieme alla sua interprete, comincia a visitare gli splendidi luoghi della provincia di Siena, tra le terme di Bagni Vignoni, la chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino (che però è in provincia di Rieti) e molti altri suggestivi paesaggi. Il regista tenta un viaggio fatto di immagini, più visivo e osservativo che riflessivo, i silenzi sono moltissimi, più che in ogni altro suo film, talvolta un po’ forzati.
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Tarkovskij, sceglie il nostro paese per girare Nostalghia, suo penultimo film scritto assieme a Tonino Guerra. Quest'opera è certamente complessa, come del resto tutte quelle del regista sovietico. Un poeta russo si trova in Italia per ricostruire la biografia di un musicista del XVIII sec. e, assieme alla sua interprete, comincia a visitare gli splendidi luoghi della provincia di Siena, tra le terme di Bagni Vignoni, la chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino (che però è in provincia di Rieti) e molti altri suggestivi paesaggi. Il regista tenta un viaggio fatto di immagini, più visivo e osservativo che riflessivo, i silenzi sono moltissimi, più che in ogni altro suo film, talvolta un po’ forzati. Rispetto ad altre opere del regista russo (Stalker, Sacrificio...) questo film è un po' più compiaciuto, direi quasi caratterizzato da un tono manieristico e da una ricerca del vero solo accennata, nonostante l’intenso discorso di Domenico, lo strano personaggio che il protagonista incontra, considerato pazzo perchè rinchiuse in casa per sette anni la famiglia in attesa della fine del mondo. Il protagonista termina il suo viaggio compiendo ciò che Domenico gli aveva prescritto: attraversare la piscina di Bagno Vignoni con una candela accesa senza che questa si spenga prima di esser passato da un lato all'altro. Il poeta dopo vari tentativi riesce nell'impresa, e subito dopo subisce un attacco di cuore, nella scena successiva a quella in cui il "pazzo" Domenico, in occasione di un discorso pubblico tenuto a Roma, si è dato fuoco.
Il poeta, cioè l'uomo, sembra dire Tarkovskij, riceve la flebile fiamma dello spirito da colui che il mondo considera pazzo e deviato, e che ha il compito di portare nel mondo della vita, rappresentato dall’acqua della piscina da attraversare. Solo dal sacrificio a causa dello spirito di verità che il “folle” compie l’umanità, se ne sa riconoscere i frutti, può rinascere e redimersi, Soltanto se si ritrova il vigore e la “follia” della visione, dei progetti alti e ambiziosi (“dobbiamo immaginare di costruire piramidi, non importa se poi non le costruiremo”), se si ritrova la stella polare verso cui valga la pena di compiere il percorso della vita allora ci si può incamminare verso un futuro meno soffocante e corrotto.
Potremmo dire che Tarkovskij qui ricerchi più il bello che il vero e non sembra che le due dimensioni sempre combacino chiaramente. Un film da vedere, che comunque apre a tratti ampi spazi di riflessione, nonostante non sia a mio parere ai vertici assoluti della filmografia del grande cineasta russo.
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stefano capasso
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martedì 30 agosto 2016
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la sofferente ricerca del vero
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Andrej sta facendo delle ricerche su un compositore russo in Italia, in Toscana.E’ accompagnato da Eugenia che lo aiuta come interprete. Proprio a Bagni Vignone incontrano Domenico, un uomo considerato pazzo dagli abitanti del paese e che ha un passato oscuro. Andrej viene incuriosito dalla figura di Domenico e dopo uno scontro con Eugenia rimane solo nella sua ricerca.
Ho visto questo film di Andrej Tarkowskij con grande attenzione. Si tratta di un film complesso e comunque di un capolavoro. Con una fotografia eccezionale che pone in grande evidenza la prospettiva il regista si interroga sulla verità. Dove si trova la verità, nella religione, nel rapporto con l’altro oppure è peculiarità dei folli.
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Andrej sta facendo delle ricerche su un compositore russo in Italia, in Toscana.E’ accompagnato da Eugenia che lo aiuta come interprete. Proprio a Bagni Vignone incontrano Domenico, un uomo considerato pazzo dagli abitanti del paese e che ha un passato oscuro. Andrej viene incuriosito dalla figura di Domenico e dopo uno scontro con Eugenia rimane solo nella sua ricerca.
Ho visto questo film di Andrej Tarkowskij con grande attenzione. Si tratta di un film complesso e comunque di un capolavoro. Con una fotografia eccezionale che pone in grande evidenza la prospettiva il regista si interroga sulla verità. Dove si trova la verità, nella religione, nel rapporto con l’altro oppure è peculiarità dei folli. Con lunghissimi piani sequenza i personaggi parlano rivelando ognuno qualcosa, a diversi livelli di profondità. Proprio come quella prospettiva che altera le proporzioni tra ciò che lontano da ciò che è vicino. Tarkowskij è esiliato e il film è un modo per esprimere la sua sofferenza per la lontananza dalla terra madre
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angelo umana
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domenica 31 marzo 2013
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noia apatia nostalgia osservazione?
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Più che la nostalgia poté la noia. E’ questa che sembra consumare il protagonista Andrei, lui stesso lo dice avanti nel film, “noia di tutto”, una persona che non sa a cosa tendere, malgrado una presunta ricerca nel senese sul passato di un musicista russo del ‘700, morto suicida. Ci è mostrato in una fase della vita cosparsa di apatia, coperto immodificabilmente dallo stesso pastrano, né le bellezze della Toscana sembrano animarlo né quella statuaria ma inespressiva di Domiziana Giordano, Eugenia, che funge da traduttrice (“Non solo traduco bene ma miglioro anche quello che dice la gente che si serve di me”).
Il film è rappresentativo, celebrativo di luoghi dei quali il regista è certamente innamorato (lo girò in Italia quando cominciò a divenirgli complicato girare in Russia), un paese appare illuminato e come sospeso sulla valle, celestiale.
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Più che la nostalgia poté la noia. E’ questa che sembra consumare il protagonista Andrei, lui stesso lo dice avanti nel film, “noia di tutto”, una persona che non sa a cosa tendere, malgrado una presunta ricerca nel senese sul passato di un musicista russo del ‘700, morto suicida. Ci è mostrato in una fase della vita cosparsa di apatia, coperto immodificabilmente dallo stesso pastrano, né le bellezze della Toscana sembrano animarlo né quella statuaria ma inespressiva di Domiziana Giordano, Eugenia, che funge da traduttrice (“Non solo traduco bene ma miglioro anche quello che dice la gente che si serve di me”).
Il film è rappresentativo, celebrativo di luoghi dei quali il regista è certamente innamorato (lo girò in Italia quando cominciò a divenirgli complicato girare in Russia), un paese appare illuminato e come sospeso sulla valle, celestiale. Tarkovskij è certamente dotato di profonda osservazione della bellezza in generale e in particolare di quei luoghi che venera, il Bagno Vignoni, la cattedrale scoperta di San Galgano, la Madonna del Parto di Piero della Francesca. Si sofferma lungamente sui dettagli, rendendoli sacri. Non si può ignorare un po’ di narcisismo da maestro, come chiunque, in tutte le arti espressive, ama leggere e rileggere quanto ripreso, dipinto o scritto, e se ne autocompiace: in fondo esprimersi serve a chi lo fa, questo film non sembra “donare” moltissimo allo spettatore. Daniele Di Ubaldo su mymovies definisce perfettamente i film di Tarkovskij come “espressione di un disagio vissuto e descritto in maniera soggettiva … tensione rivolta a sciogliere interrogativi fondamentali sull’uomo e sull’esistenza … non tutte cose visibili con lo sguardo”. Nel film è detto analogamente che “I sentimenti non espressi non si dimenticano”.
Gli “interrogativi fondamentali” rimangono senza risposta e sono però gettati qua e là lungo le oltre lente due ore, quasi a voler dare un’impronta filosofica a un film che è soprattutto osservativo, perfino del cadere della pioggia sugli oggetti, trasformato in più di un’occasione in un concerto come di campanelline. A Eugenia che non riesce a inginocchiarsi in chiesa è detto (dal sagrestano) che deriva dal suo non avere fede; alla domanda di questa, “Perché sono più devote le donne?” le si risponde che la donna è più paziente, che essa serve per fare figli. Interrogativi sono posti dal “pazzo” Domenico che predica nel finale – prima di darsi fuoco - in una piazza di Roma a un pubblico rado che sembra non normale anch’esso, in una grande rappresentazione scenica, teatrale. Le questioni di Domenico parrebbero di accusa ai cosiddetti “sani, che hanno portato il mondo sull’orlo della catastrofe … la libertà non ci serve se non avete il coraggio di guardarci in faccia … mescolare sani e malati … che significa la vostra salute?”.
Ma, infine, sebbene “impressive” (solenne, di grande effetto) e un po’ ossessivo, è un film sulla nostalgia, sulla noia e l’apatia o sulla follia? O è solamente osservativo?
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luca scial�
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lunedì 14 gennaio 2013
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uno scrittore russo e la magia di siena
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Andrei Gorciakov giunge nella suggestiva provincia di Siena per ripercorrere i passi di un musicista russo che aveva studiato a Bologna a fine '800 e che aveva soggiornato alcuni giorni in quei luoghi. Ha una collaboratrice italiana, bella e preparata, ma con la quale non ha feeling. Più intesa c'è col suo cane, che lo segue fedelmente ad ogni passo che compie. Conosce Domenico, un folle uscito come tanti dai manicomi chiusi per legge, che aveva rinchiuso la sua famiglia per 7 anni in casa aspettando la fine del Mondo. Un uomo che con la sua follia lancia messaggi di redenzione per l'umanità.
Tra gli ultimi film di Tarkoskij girato nella bellissima provincia senese e scritto insieme a Tonino Guerra.
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Andrei Gorciakov giunge nella suggestiva provincia di Siena per ripercorrere i passi di un musicista russo che aveva studiato a Bologna a fine '800 e che aveva soggiornato alcuni giorni in quei luoghi. Ha una collaboratrice italiana, bella e preparata, ma con la quale non ha feeling. Più intesa c'è col suo cane, che lo segue fedelmente ad ogni passo che compie. Conosce Domenico, un folle uscito come tanti dai manicomi chiusi per legge, che aveva rinchiuso la sua famiglia per 7 anni in casa aspettando la fine del Mondo. Un uomo che con la sua follia lancia messaggi di redenzione per l'umanità.
Tra gli ultimi film di Tarkoskij girato nella bellissima provincia senese e scritto insieme a Tonino Guerra. Film molto intenso, dove il regista bielorussa mescola con sapiente maestria poesia, letteratura, esistenzialismo e fotografia. Molto suggestivi anche i flashback sulle sue terre d'origine, dipinte con l'effetto seppia. La ricerca ossessiva dell'estetica, della prosa e dei silenzi, che appaiono talvolta eccessivi e forzati, lo rendono però a tratti pesante. Un regista che nella sua carriera avrebbe potuto girare molti capolavori se non avesse reso stucchevoli tutti i suoi film.
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marialop
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domenica 21 marzo 2010
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l'angoscia da elaborare
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Aleggia nel film un'aura di angoscia; è la "nostalgia" del protagonista vissuta come una vera e propria malattia che dapprima lo ha spinto a ritornare nei luoghi d'Italia già visitati ma nacor di più lo attanaglia nel desiderare la sua terra natìa. La sua "malattia" gli fa rivivere nella fantasia momenti e persone della sua infanzia, lo lega al passato impedendogli di vivere il presente. Questa angoscia viene trasmessa allo spettatore e viene in parte ripagata dalla splendida fotografia e dall'ambientazione scelta (la Val D'orcia con Bagno Vignoni e le opere di Piero della Francesca).Opera da digerire con difficoltà
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marialop
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domenica 21 marzo 2010
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l'angoscia da elaborare
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Aleggia nel film un'aura di angoscia; è la "nostalgia" del protagonista vissuta come una vera e propria malattia che dapprima lo ha spinto a ritornare nei luoghi d'Italia già visitati ma nacor di più lo attanaglia nel desiderare la sua terra natìa. La sua "malattia" gli fa rivivere nella fantasia momenti e persone della sua infanzia, lo lega al passato impedendogli di vivere il presente. Questa angoscia viene trasmessa allo spettatore e viene in parte ripagata dalla splendida fotografia e dall'ambientazione scelta (la Val D'orcia con Bagno Vignoni e le opere di Piero della Francesca).Opera da digerire con difficoltà
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giusva
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lunedì 23 febbraio 2009
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che bel film
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Trovo magnifici i paesi incontrati nel film. Che poesia! L'Italia e' il paese piu' bello del mondo....
Annotazione per il redattore,che ha sbagliato a scrivere San Galgano.
Sono stato due volte a vederlo e trovo che sia uno dei piu' bei posti del mondo.
Qualcuno sa' dove si trova la chiesa allagata?
[+] identificazione della "chiesa allagata"
(di giseppina)
[ - ] identificazione della "chiesa allagata"
[+] chiesa allagata
(di angelo umana)
[ - ] chiesa allagata
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marilena
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sabato 17 maggio 2008
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il sentimento della vicinanza del lontano
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Nostalgia è il sentimento della vicinanza del lontano. La fede nasce dalla nostalgia come la fiamma che brucia la candela. Tarkovskij poeta compie il suo grande viaggio di ritorno quando ormai la sua casa sta bruciando e la candela si sta spegnendo. Quello che resta è il rumore della pioggia ed una verità che forse non c'è ma che non annulla il desiderio di cercarla incessantemente nella nostalgia di averla un giorno posseduta: questa è la fiamma che brucia l'uomo nel suo grande viaggio di ritorno verso casa.
[+] ...
(di nathanael)
[ - ] ...
[+] "amo la terra,la mia terra"(tarkovskij)
(di marilena)
[ - ] "amo la terra,la mia terra"(tarkovskij)
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mister
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mercoledì 31 maggio 2006
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Andatevi a leggere una vera recensionse
su www.loschiaffo.net
Là si è veramente centrato il senso di questo spledido film
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