alessio
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mercoledì 7 febbraio 2007
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un mondo lontano
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Insieme a Grido di libertà e Un'arida stagione bianca, Un mondo a Parte costituisce un trittico quasi perfetto per raccontarci l'apartheid da un punto di vista strettamente "civile" e borghese. I film non sono incentrati semplicemente sulla lotta dei neri del Sudafrica per ottenere i diritti civili, ma sono incentrati sul punto di vista dei bianchi nei confronti di quel regime così aberrante che per molti, troppi anni, è stato lontano dalla nostra coscienza di occidentali. La segregazione razziale in Sudafrica (che concentrava in sé non solo i principi crudeli del nazionalsocialismo, ma anche i metodi brutali e lo stato di polizia di un regime comunista alla Stalin) è un problema, per fortuna, ormai superato, tuttavia, proprio essendo vicina la sua scomparsa, e così poco conosciuto come fenomeno nella cultura dei paesi cosiddetti civili, è quantomai importante venirne a conoscenza, e questi tre film sono un ottimo punto di partenza per cominciare a conoscere l'assurdità di questo regime balordo tenuto insieme da un pugno di bianchi nazionalisti in virtù della "purezza della razza afrikaaner", che puzza tanto di ariano e nazismo della peggior specie.
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Insieme a Grido di libertà e Un'arida stagione bianca, Un mondo a Parte costituisce un trittico quasi perfetto per raccontarci l'apartheid da un punto di vista strettamente "civile" e borghese. I film non sono incentrati semplicemente sulla lotta dei neri del Sudafrica per ottenere i diritti civili, ma sono incentrati sul punto di vista dei bianchi nei confronti di quel regime così aberrante che per molti, troppi anni, è stato lontano dalla nostra coscienza di occidentali. La segregazione razziale in Sudafrica (che concentrava in sé non solo i principi crudeli del nazionalsocialismo, ma anche i metodi brutali e lo stato di polizia di un regime comunista alla Stalin) è un problema, per fortuna, ormai superato, tuttavia, proprio essendo vicina la sua scomparsa, e così poco conosciuto come fenomeno nella cultura dei paesi cosiddetti civili, è quantomai importante venirne a conoscenza, e questi tre film sono un ottimo punto di partenza per cominciare a conoscere l'assurdità di questo regime balordo tenuto insieme da un pugno di bianchi nazionalisti in virtù della "purezza della razza afrikaaner", che puzza tanto di ariano e nazismo della peggior specie. Ma Un Mondo a parte costituisce un caso particolare, in quanto la vicenda è vissuta con gli occhi della figlia tredicenne di Molly Roth (vero nome Ruth Firs), giornalista sudafricana politicamente impegnata nella lotta contro l'apartheid. Il film ci racconta non solo i penosi e crudeli giorni di prigionia della donna, alle prese con ufficiali afrikaaner fino al midollo, ma anche l'ostracismo, l'emarginazione, le giornate da "marchiata a fuoco con il segno di Caino" della figlia, ricca ragazza della borghesia bianca nella sua scuola d'élite circondata sempre più dall'ostilità delle compagne e degli insegnanti. Il film ha forti toni drammatici, molto più degli altri due già citati, in quanto nessuna frase, dialogo o situazione presentata nel film sembra avere uno sbocco felice (ed è anche giusto che sia così). La fotografia del film, inoltre, è adatta al tono della scenggiatura: girato interamente nello Zimbabwue, si lascia ricordare per la luce al neon triste e minacciosa della prigione di Pretoria, per i colori caldi ma velati del veld africano, per l'anonimo grigio della casa dei Roth. L'interpretazione della Hershey è stupenda, ma ancora di più lo è quella di Jodhi May, figlia orfana del padre (scappato dal paese prima che venisse arrestato) e della madre (che verrà uccisa in un attentato nel 1982) alle prese con un mondo ostile dove nessuno sembra poterle dare un po' di speranza. Inoltre, a differenza di tanti altri film, il doppiaggio della sua parte è stato eseguito davvero molto bene, senza i toni infantili e stupidi che dedicano al solito i doppiatori italiani a bambini e bambine. In ruoli di contorno troviamo anche David Suchet (il Poirot della serie TV di Rete4) e Paul Freeman (l'archeologo Bellocq de I predatori dell'Arca Perduta). Purtroppo non risulta disponibile una versione in DVD del film, che in VHS è molto difficile da trovare (per poterlo avere, ho cercato in quasi tutte le videoteche della mia provincia), ma è un film da vedere e da far vedere nelle scuole. Quando un libro di storia (nel mio caso, il Sabatucci-Vidotto) dedica ad un argomento così scottante appena mezza pagina su oltre 600, film come questo assumono un ruolo importantissimo per conoscere gli orrori e le tristezze del secolo appena trascorso.
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anonimo
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martedì 17 agosto 2004
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un film per non dimenticare...
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Film di "impegno", sull' "impegno" in quello che è stato uno dei periodi più neri della storia del XX secolo: il periodo in cui, nel mondo, la maggior parte dei Paesi ha chiuso un occhio o entrambi e si è voltato dall'altra parte per non vedere, non sentire, non rimanere coinvolto in quella che è stata la vergogna dell'apartheid.
Il Film
Sud Africa: il punto di vista è quello di una ragazzina bianca, abituata a vivere con i neri, che ad un certo punto non comprende cosa stia succedendo... è l'inizio dell'apartheid. Il padre è costretto a fuggire nella notte (è l'inizio enigmatico del film), la madre rimarrà, fedele al suo essere "con" un popolo tra il quale è integrata; il suo mestiere di giornalista la porterà ad essere imprigionata, minacciata più volte.
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Film di "impegno", sull' "impegno" in quello che è stato uno dei periodi più neri della storia del XX secolo: il periodo in cui, nel mondo, la maggior parte dei Paesi ha chiuso un occhio o entrambi e si è voltato dall'altra parte per non vedere, non sentire, non rimanere coinvolto in quella che è stata la vergogna dell'apartheid.
Il Film
Sud Africa: il punto di vista è quello di una ragazzina bianca, abituata a vivere con i neri, che ad un certo punto non comprende cosa stia succedendo... è l'inizio dell'apartheid. Il padre è costretto a fuggire nella notte (è l'inizio enigmatico del film), la madre rimarrà, fedele al suo essere "con" un popolo tra il quale è integrata; il suo mestiere di giornalista la porterà ad essere imprigionata, minacciata più volte. La ragazzina, sua figlia, al termine di un lento cammino di "metabolizzazione" di quel che sta accadendo, andrà ad una manifestazione contro l'apartheid, con la madre e con gli amici di sempre: al rallentatore, sopraggiungono mezzi di polizia e dell'esercito... fine del film, con, in sovrimpressione, la notizia che la giornalista cui è ispirato il film, sarà uccisa in un attentato di lì a qualche anno.
Film superbo, cui fa da controcanto alla bravura degli attori (non dimentichiamo che le tre attrici principali hanno ottenuto il premio ex-aequo al Festival del Cinema di Venezia) una indovinata e suggestiva colonna sonora, composta di brani originali di Hans Zimmer (Rain Man, The Prince of Egypt, tanto per citare due tra i film più conosciuti di cui questo Autore ha composto la colonna sonora)) e di canzoni popolari sud africane, tra cui spicca "Nkosi Sikelelai-Africa", inno dell'African National Congress (di Nelson Mandela), divenuto poi, di fatto l'inno del Nuovo Sud Africa post- partaheid.
Un film da vedere e far vedere, per ricordare, per non dimenticare, perchè non succeda mai più...
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