francismetal
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mercoledì 30 agosto 2017
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corman si e' superato!
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Davvero sorprendente. Il ritratto di un principe sadico e satanista che si gongola nel castello commettendo atrocità grazie al suo potere facendo quello che vuole con le persone.
La sua fede nel diavolo gli ha fatto credere che niente e nessuno gli avrebbe potuto scalfire il suo idillio, era convinto che nel castello la peste non lo avrebbe raggiunto, invece la morte non risparmia nessuno.
Come diceva Matteo Montesi "cullati dal demonio!".
Forse l'unica pecca è che lui anche se aveva proibito di vestirsi di rosso al castello c'era più di qualcuno che indossava vestiti rossi... forse un problema con la traduzione non saprei.
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contrammiraglio
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mercoledì 4 febbraio 2015
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vincent
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Dando per scontata l'impossibilità di una efficace trasposizione cinematografica dei racconti dì Poe, godiamoci la fascinosa ambientazione Hammer's style e l'enorme carismatica bravura di Price; più che bastanti!
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mondolariano
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venerdì 27 maggio 2011
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poco affascinante
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Edgar Allan Poe: sfortunato in vita e sfortunato al cinema. Tutte le riduzioni cinematografiche dei suoi capolavori, infatti, non hanno niente a che vedere con la grandezza dello scrittore americano. Si tratta più che altro di camei, pezzi di bravura qua e là efficaci e dotati di semplice spontaneità, ma niente più. Anche perché, per ovviare alla brevità delle narrazioni, sono state inventate parecchie cose a fini spettacolari che distolgono l’attenzione dall’essenziale. Soprattutto vengono quasi ignorati i particolari (“minuteness of detail”) con cui Poe muove i personaggi dei racconti. Non si tratta di trasposizioni serie e fedeli dei testi ma di libere reinvenzioni di cui i testi costituiscono semplici tracce.
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Edgar Allan Poe: sfortunato in vita e sfortunato al cinema. Tutte le riduzioni cinematografiche dei suoi capolavori, infatti, non hanno niente a che vedere con la grandezza dello scrittore americano. Si tratta più che altro di camei, pezzi di bravura qua e là efficaci e dotati di semplice spontaneità, ma niente più. Anche perché, per ovviare alla brevità delle narrazioni, sono state inventate parecchie cose a fini spettacolari che distolgono l’attenzione dall’essenziale. Soprattutto vengono quasi ignorati i particolari (“minuteness of detail”) con cui Poe muove i personaggi dei racconti. Non si tratta di trasposizioni serie e fedeli dei testi ma di libere reinvenzioni di cui i testi costituiscono semplici tracce. Però, se si tralascia il materiale originale e si considerano soltanto i film in se stessi, il risultato è comunque buono. Da segnalare l’immancabile Vincent Price, che con la sua presenza costituisce gran parte dell’interesse di questi gioiellini horror.
Ne “La maschera della Morte Rossa” (accoppiata con “Hop Frog”) il racconto più surreale di Poe si perde in un contesto storico-medievale dove la sfilata delle sette stanze è ridotta a quattro, rinunciando così al fascino principale della vicenda. In compenso c’è una bella attrice dai capelli biondi e una Morte Rossa suggerita niente meno che da “Il settimo sigillo”.
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fabio t.
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mercoledì 18 giugno 2008
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severo ed efficace
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Corman coglie nel segno realizzando un film dalla trama semplice e dalle atmosfere gotiche, la cui storia si dipana tra perfidie e ingiustizie a cui solo la natura pone in qualche modo rimedio. Il tutto con un generale tocco registico estremamente severo e ipnotico, offrendo un serpeggiante senso di inquietudine e claustrofobia che rende il film accattivante e suggestivo.
Esplicite le citazioni sia al racconto di Edgar Allan Poe "Hop Frog" sia al capolavoro di Bergman "Il Settimo Sigillo".
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tomek
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sabato 6 agosto 2005
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effetti speciali
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Questa volta il film dell'American International non ha effetti speciali appariscenti. Il contenuto è però meno curato rispetto ad altri film di Corman. La forma invece è molto più paurosa ed emozionante. Alcune sequenze della ragazza in fuga sono sicuramente le più interessanti da analizzare. Per il resto purtroppo il film vale poco anche perchè l'attore principale, Vincent Price, gioca un ruolo adatto ma il regista gli dà poco spazio.
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