elgatoloco
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domenica 19 marzo 2017
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film"estremo"ma efficace nel suo antirealismo
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Probabilmente questo di Marco Tullio Giordana, oltre che il suo miglior film(ma devo ammettere che non conosco la sua opera omnia), mi sembra essere il miglior film sugli"anni di piombo": decisamente antirealistico, riesce però a indagare con efficacia le reazioni psicologiche, anzi meglio i comportamenti("reazioni"vorrebbe dire inserirsi troppo in uno schema meccanicamente behavioristico)di chi era/è stato terrorista o affascinato dal terrorismo"rosso", come il protagonista del film(un Flavio Bucci straordinariamente efficace): vedasi l'ossessiva dicotomia che egli si fa mentalmente(ma esprimendo il tutto, verbalizzando)tra"buoni"e"cattivi"in senso politico, partendo ovviamente dalla sua ottica ed è, in realtà, solo un esempio.
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Probabilmente questo di Marco Tullio Giordana, oltre che il suo miglior film(ma devo ammettere che non conosco la sua opera omnia), mi sembra essere il miglior film sugli"anni di piombo": decisamente antirealistico, riesce però a indagare con efficacia le reazioni psicologiche, anzi meglio i comportamenti("reazioni"vorrebbe dire inserirsi troppo in uno schema meccanicamente behavioristico)di chi era/è stato terrorista o affascinato dal terrorismo"rosso", come il protagonista del film(un Flavio Bucci straordinariamente efficace): vedasi l'ossessiva dicotomia che egli si fa mentalmente(ma esprimendo il tutto, verbalizzando)tra"buoni"e"cattivi"in senso politico, partendo ovviamente dalla sua ottica ed è, in realtà, solo un esempio. Film che deriva certamente da una documentazione storico-biografica(nel senso della biografia di alcuni personaggi coinvolti in quegli anni), ma che sa prescinderne in vari momenti, per dare adito alle riflessioni come anche alle fantasie dell'autore(sempre anche soggettista e sceneggiatore, dunque autore cinematografico-e televisivo, se vogliamo, visto che il film era stato realizzato, come in seguito altre opere di Giordana, anche per la TV, credo la RAI, totale)dove il"fantasmare"sull'evento, meglio sugli eventi coinvolti nell'opera appare particolarmente produttivo, visto anche il coinvolgimento"generazionale"di Giordana che, se non erro(vado a mente)aveva diciott'anni nel 1968 e ventisette nel "famoso" 1977, fenomeno in realtà ormai poi solamente made in Italy. Anche tecnicamente di notevolissima qualità(certo non erano possibili spericolatezze ora date dalla tecnica informatica ormai usata da un decennio e più, anzi almeno da 3 lustri), il film credo possa essere indicato come per una tesi e comunque un saggio sul tema, intendo in chiave di"storia contemporanea"non necessariamente solo di storia, teoria e critica del cinema. El Gato
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gianleo67
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mercoledì 21 agosto 2013
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ridicolo suicidio di una generazione smarrita
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Ex militante di sinistra durante gli anni della contestazione studentesca, si fa rimpatriare in Italia dopo essere riparato per 5 anni in Sudamerica credendosi, a torto, oggetto delle attenzioni della polizia. Ritrova un paese sprofondato in una grave crisi ideologica e morale, trasformato dall'omologazione e dalla rassegnazione, tra ex compagni imborghesiti e cocainomani,partigiani revisionisti, commissari disillusi e la insostenibile consapevolezza di un fallimento umano e generazionale (a destra come a sinistra). In un ultimo, disperato tentativo di riscattarsi da questo degrado morale e umano dà, al commissario che lo tiene sotto controllo, un fatale appuntamento con la (propria) morte.
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Ex militante di sinistra durante gli anni della contestazione studentesca, si fa rimpatriare in Italia dopo essere riparato per 5 anni in Sudamerica credendosi, a torto, oggetto delle attenzioni della polizia. Ritrova un paese sprofondato in una grave crisi ideologica e morale, trasformato dall'omologazione e dalla rassegnazione, tra ex compagni imborghesiti e cocainomani,partigiani revisionisti, commissari disillusi e la insostenibile consapevolezza di un fallimento umano e generazionale (a destra come a sinistra). In un ultimo, disperato tentativo di riscattarsi da questo degrado morale e umano dà, al commissario che lo tiene sotto controllo, un fatale appuntamento con la (propria) morte.
Nell'anno che contrassegna simbolicamente uno spartiacque tra le asprezze della lotta brigatista e la normalizzazione politica seguita alla fine del compromesso storico, esce questo pamphlet cinematografico di Marco Tullio Giordana da sempre testimone di una asciutta e caustica deriva generazionale, qui improntata sui toni amari e sarcastici di una svagata disillusione ideologica, al triste bilancio di un fallimento radicale delle rivoluzioni fratricide nostrane (ciò che resta è solo 'sangue e foglie' dice il vegliardo partigiano). Sul volto impassibile di un superlativo Flavio Bucci si disegna la stanca rassegnazione di un mite rivoluzionario, un pò reduce e un pò esule, che ritorna dalle sue peregrinazioni d'oltreoceano per ritrovare un paesaggio di macerie industriali e omologazione sociale (classe! - dove sei finita - urla con teatrale impotenza nella desolata scenografia di una fabbrica abbandonata) in una ricognizione, tra irridenza e cattiveria, dei bolsi luoghi comuni di un vuoto ideologismo, tra il mito di una guerra partigiana di 'statue e bandierine', la prosaica elencazione di una ridicola dicotomia politica ('il bagno è di destra e la doccia di sinistra'), le farneticazioni anarcoidi e la paternale indulgenza di un ufficiale di polizia, groppuscoli di inebetiti 'picchiatori di sinistra', il ridicolo teatrino di una informazione ipocrita e tendenziosa e la amara constatazione che i morti sono tutti uguali quando sono morti.
Benchè appaia appesantito dalla verbosa grevità del discorso politico, il film di Giordana si nutre di una ricercata leggerezza espressiva tra le escursioni scanzonate per una Milano grigia e operosa, le brillanti citazioni di una Nouvelle Vogue (da Straub a Godard) fuori tempo massimo e la demenziale irriverenza di un giovane e barbuto David Riondino. Finale tragico e sconsolato di una ridicola discesa agli inferi, il suicidio assistito di una inutile generazione delle cause perse.
Presentato nella sezione Un Certain Regard del 33º Festival di Cannes, è vincitore del Pardo d'Oro al Festival di Locarno.
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