figliounico
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mercoledì 28 febbraio 2024
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queste cose le ho viste solo nei film
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Altman nel ’73 traspone rielaborandolo a modo suo l’omonimo romanzo di vent’anni prima di Chandler, ne stravolge la trama, il finale e lo stesso personaggio di Marlowe, reso perfettamente da Elliott Gould, è caratterizzato in modo estremo per renderlo più adeguato allo spirito dei tempi della sua epoca. Il Marlowe di Altman non è soltanto il disincantato antieroe del secondo dopoguerra, che, nonostante l’apparente cinismo, crede ancora nei valori dell’amicizia e dell’onestà, ma è oramai un uomo totalmente distaccato dal mondo, vive come un eremita in compagnia del suo gatto, è un alieno solitario, strafottente e disilluso, costretto a stare suo malgrado in mezzo alla gente di cui non condivide più nulla e di cui può soltanto prendersi gioco.
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Altman nel ’73 traspone rielaborandolo a modo suo l’omonimo romanzo di vent’anni prima di Chandler, ne stravolge la trama, il finale e lo stesso personaggio di Marlowe, reso perfettamente da Elliott Gould, è caratterizzato in modo estremo per renderlo più adeguato allo spirito dei tempi della sua epoca. Il Marlowe di Altman non è soltanto il disincantato antieroe del secondo dopoguerra, che, nonostante l’apparente cinismo, crede ancora nei valori dell’amicizia e dell’onestà, ma è oramai un uomo totalmente distaccato dal mondo, vive come un eremita in compagnia del suo gatto, è un alieno solitario, strafottente e disilluso, costretto a stare suo malgrado in mezzo alla gente di cui non condivide più nulla e di cui può soltanto prendersi gioco. Il mondo è visto dall’esterno e più volte, infatti, Marlowe ripete, con una battuta che sembra quasi meta filmica, “questa cosa l’ho vista solo nei film”. Intatto rimane il personaggio dello scrittore di successo alcolista, interpretato da Sterling Hayden, che in qualche modo rappresentava l’alter ego di Chandler nel romanzo oltre a rievocare nel film, non soltanto per la barba bianca e la statura imponente ma anche per la tragica fine, la figura di Hemingway. L’alcol è quasi visto come una via di fuga da una società senza scrupoli governata dall’interesse economico e dal malaffare. L’alternativa del resto non è affatto la pacifica convivenza con i furbi e gli affaristi ma il gesto gratuito, folle e liberatorio, del finale. Bellissima l’ultima suggestiva sequenza di Marlowe che si allontana nel lungo viale improvvisando un passo di danza con una sconosciuta.
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elgatoloco
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martedì 15 gennaio 2019
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tutto chandler in un film
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"TGe Long Goodbye"(1973, Robert Altman, da Raymond Chandler)è notoriamente un grande film: pur spostando l'ambientazione del film agli anni Seventies, ossia alla contemporaneità(allora), mantiene tutta la tematica chanleriana in pieno. L'ambiente è chandleriano, chandleriana è l'atmosfera, la "cupa solitudine esistenziale di Philip Marlowe, investigatore privato, quanto gli succede intorno riguardandolo, senza coinvolgerlo o invece coinvolgendolo pienamente. Elliott Gould è perfetto nel ruolo di Marlowe, di cui rimane la strafottenza che però si rivela un"i care"quando si tratta di amici, salvo poi divenire altro quando da questi amici(in realtà al singolare, quando l'amico si rivela essere differente da come sembrava essere), l'indifferenza apparente come autodifesa.
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"TGe Long Goodbye"(1973, Robert Altman, da Raymond Chandler)è notoriamente un grande film: pur spostando l'ambientazione del film agli anni Seventies, ossia alla contemporaneità(allora), mantiene tutta la tematica chanleriana in pieno. L'ambiente è chandleriano, chandleriana è l'atmosfera, la "cupa solitudine esistenziale di Philip Marlowe, investigatore privato, quanto gli succede intorno riguardandolo, senza coinvolgerlo o invece coinvolgendolo pienamente. Elliott Gould è perfetto nel ruolo di Marlowe, di cui rimane la strafottenza che però si rivela un"i care"quando si tratta di amici, salvo poi divenire altro quando da questi amici(in realtà al singolare, quando l'amico si rivela essere differente da come sembrava essere), l'indifferenza apparente come autodifesa. La suspense entra solo nei momenti tòpici, lasciando intatto il resto. Musiche e accompagnamento musiclae sono pienamente d'epoca, dove Robert Altman, regista"assoluto"(anche nel senso letterale, da"ab-solutus")si dimoistra ancora una volta un regista "totale", capace di coinvolgere in un film solo apparentemente"freddo", in realtà ben diverso da quest'apparenza. Opere"perfetta", che ricrea tutto di Chandler, l'autore più classico del"hard boiled", Oltre che di Gould si serva di altri/e interpreti assolutamente impeccabili, per un film che è uno dei migliori dell'epoca e di sempre. . El Gato
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stenoir
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lunedì 4 luglio 2016
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philip marlowe, detective privato disilluso
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Los Angeles, nel pieno della notte, Philip Marlowe riceve la visita di un suo grande amico, Terry Lennox; quest’ultimo chiede al detective un passaggio fino a Tijuana, al confine tra Stati Uniti e Messico. Tornato a casa, trova due poliziotti ad attenderlo e viene informato che il suo amico è accusato di aver ucciso la moglie, Sylvia Lennox, ma Marlowe non crede a questa versione dei fatti e per provarlo si ritroverà invischiato in una vicenda con una trama articolata, come d’altronde è consuetudine del genere noir/hard boiled.
Il protagonista, fumatore incallito, è un solitario (a parte la compagnia di una gatta diffidente sul cibo in scatola…), ironico e disilluso eroe che si muove in una Los Angeles fredda, nonostante la continua presenza del sole, cinica e pericolosa, dove tutti hanno dei segreti: dai vicini di casa dei Lennox a Malibù, i coniugi Wade (il marito Roger, interpretato da Sterling Hayden, uno scrittore alcolizzato ispirato alla figura di Ernest Hemingway, la moglie Eileen, Nina Van Pallandt, femme fatale fedifraga) al dottore della casa di cura dove si reca Roger Wade, per finire allo stesso Terry Lennox.
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Los Angeles, nel pieno della notte, Philip Marlowe riceve la visita di un suo grande amico, Terry Lennox; quest’ultimo chiede al detective un passaggio fino a Tijuana, al confine tra Stati Uniti e Messico. Tornato a casa, trova due poliziotti ad attenderlo e viene informato che il suo amico è accusato di aver ucciso la moglie, Sylvia Lennox, ma Marlowe non crede a questa versione dei fatti e per provarlo si ritroverà invischiato in una vicenda con una trama articolata, come d’altronde è consuetudine del genere noir/hard boiled.
Il protagonista, fumatore incallito, è un solitario (a parte la compagnia di una gatta diffidente sul cibo in scatola…), ironico e disilluso eroe che si muove in una Los Angeles fredda, nonostante la continua presenza del sole, cinica e pericolosa, dove tutti hanno dei segreti: dai vicini di casa dei Lennox a Malibù, i coniugi Wade (il marito Roger, interpretato da Sterling Hayden, uno scrittore alcolizzato ispirato alla figura di Ernest Hemingway, la moglie Eileen, Nina Van Pallandt, femme fatale fedifraga) al dottore della casa di cura dove si reca Roger Wade, per finire allo stesso Terry Lennox.
Ennesima trasposizione cinematografica del personaggio di Philip Marlowe, ideato da Raymond Chandler, questa volta impersonificato da Elliott Gould, che torna a lavorare tre anni dopo M*A*S*H, con il regista Robert Altman. La sceneggiattrice è Leigh Brackett, che 27 anni prima, nel 1946 aveva fatto la stessa cosa con un’altra opera di Raymond Chandler, Il grande sonno, per la regia di Howard Hawks, con Humphrey Bogart nei panni dell’investigatore privato.
Il lungo addio è un ottimo noir, diretto con maestria da Altman, con primi piani degli attori difficilmente statici, anzi, quasi sempre in movimento e con inquadrature, durante le scene della casa dei Wade, situata sull’oceano, che si sovrappongono spesso alle vetrate dell’edificio.
Il tema musicale, The long goodbye, costante, onnipresente, è cantato da più artisti e in versioni differenti.
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filmtalker 98
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domenica 17 gennaio 2016
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marlowe e mai più marlowe
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ci troviamo, in questo Lungo Addio, di fronte a un mondo scuro, a cavallo tra gli anni '40 e '70, popolato di personaggi strani. Philip Marlowe è un "dritto", pesce fuor d'acqua. Vive a los Angeles city, ma vediamo gli spazi di appartamenti, spazi angusti e naturalmente i chandleriani centri benessere, qui in città, là sperduti nel deserto. Le macchiette sono numerose, a iniziare dal "gangster" ebreo mitomane, salutista di facciata. E in effetti ci poniamo la domanda: "ma come diavolo fa a fumarsi 50 sigarette al giorno quel Marlowe?". Così voleva Altman, uno schiaffo in faccia all'America salutista, California in particolare, purista e ricca. Marlowe è uno vecchio stampo. Ci troviamo, qui, in faccia a una voluta non-trama, che da spunti di riflessione su un'epoca, gli anni '70 in America, il perbenismo eccetera, e un genere, il noir, già abbandonato ma usato come veicolo, che quella faccia dipinta di nero ci ricorda.
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ci troviamo, in questo Lungo Addio, di fronte a un mondo scuro, a cavallo tra gli anni '40 e '70, popolato di personaggi strani. Philip Marlowe è un "dritto", pesce fuor d'acqua. Vive a los Angeles city, ma vediamo gli spazi di appartamenti, spazi angusti e naturalmente i chandleriani centri benessere, qui in città, là sperduti nel deserto. Le macchiette sono numerose, a iniziare dal "gangster" ebreo mitomane, salutista di facciata. E in effetti ci poniamo la domanda: "ma come diavolo fa a fumarsi 50 sigarette al giorno quel Marlowe?". Così voleva Altman, uno schiaffo in faccia all'America salutista, California in particolare, purista e ricca. Marlowe è uno vecchio stampo. Ci troviamo, qui, in faccia a una voluta non-trama, che da spunti di riflessione su un'epoca, gli anni '70 in America, il perbenismo eccetera, e un genere, il noir, già abbandonato ma usato come veicolo, che quella faccia dipinta di nero ci ricorda. Altman ha messo perciò una sigaretta in bocca e un perenne vestito addosso a questo "dritto". Marlowe è da buttare, certo, è obsoleto, ma è un uomo onesto, una razza in via d'estinzione o proprio estinta, figura retorica permettendo. Merita lodi sperticate un certo tipo di cinema, che oggi sarebbe come un disgraziato che se ne va in giro con disincanto, come il nostro Marlowe. Il "lungo addio" è la vita e, "succede tutti i giorni".
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francesco2
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martedì 4 giugno 2013
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e così, altman ha fatto anche gialli.....
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Sarà un caso (?), ma scene come quella del funerale, o quella concitata in acqua, appaiono veramente metafore di un addio..Forse quello agli anni '60 per un nuovo decennio?
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eugenio
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giovedì 17 gennaio 2013
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film d'autore per un noir d'eccellenza
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Quando l’unica spiegazione, per quanto assolutamente incredibile e straordinaria rimane da valutare,allora è l’unica possibile.
Los Angeles, anni 40. Marlowe, famoso investigatore privato, antierore per eccellenza, solitario e dal carattere scontroso (interpretato da un convincente e segaligno Elliot Gould), riceve la visita notturna del suo amico Terry che gli chiede un favore,una cosa tanto semplice quanto deleteria: un passaggio a Tijuana al confine col Messico. Una persona sensata avrebbe certamente richiesto ragioni di quel comportamento inusitato , specie nel cuore della notte e conoscendo il personaggio ma Marlowe, da buon born-loser in virtù di sacri valori dell’amicizia accetta.
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Quando l’unica spiegazione, per quanto assolutamente incredibile e straordinaria rimane da valutare,allora è l’unica possibile.
Los Angeles, anni 40. Marlowe, famoso investigatore privato, antierore per eccellenza, solitario e dal carattere scontroso (interpretato da un convincente e segaligno Elliot Gould), riceve la visita notturna del suo amico Terry che gli chiede un favore,una cosa tanto semplice quanto deleteria: un passaggio a Tijuana al confine col Messico. Una persona sensata avrebbe certamente richiesto ragioni di quel comportamento inusitato , specie nel cuore della notte e conoscendo il personaggio ma Marlowe, da buon born-loser in virtù di sacri valori dell’amicizia accetta. Sarà solo l’inizio di una girandola di eventi imprevisti: l’omicidio della moglie di Terry, il suicidio di quest’ultimo di cui Marlowe viene accusato per complicità e poi scagionato per insufficienza di prove, la ricerca di una misteriosa valigetta di dollari ad opera dello psicotico gangster ebreo Marty dai modi violenti e repressivi. A questi si concatena il caso di uno scrittore alcolizzato scomparso, del cui ritrovamento viene ingaggiato il buon Marlowe da, manco a dirlo, una seducente bionda che eserciterà nell’animo temprato del poliziotto un fascino non indifferente. Una storia diversa per gente normale,direbbe De Andrè, storia che fa male ma che induce alla riflessione.
E’ facile per Altman coniugare azione con lucida analisi, ragionamento con destrezza, onestà con affari sporchi ma la difficoltà non sta nella storia in sé che potrebbe essere classificata come semplice giallo quanto nella sua adattabilità e fruibilità a un variegato pubblico che il romanzo di Chandler stentava a possedere. Esatto, Chandler, perché questo film come già successo, è la trasposizione cinematografica del famoso Il lungo addio, capostipite della decadenza hollywoodiana, del crollo dei valori di quegli eroi che si credevano incorruttibili e inattaccabili. Tra questi fa sorridere amaramente l’alcolizzato Roger Wade (Sterling Hayden) scrittore in declino schiacciato dall’accidia di un male che lo ha sconfitto e che ha decretato il suo prematuro internamento in una clinica di riabilitazione per alcolisti o inorridire il duro gangster la cui scena dello sfregio dell’amante con una bottiglia di vetro diviene il simbolo di una violenza crepuscolare senza senso.
Hollywood, i riflettori dalle mille luci, il caleidoscopio di colori luminosi e oscuri nasconde marciume, droga, contrabbando. E’ un’America del cinema dove ogni assenza di valori innati quali la dignità e la rettitudine ha lasciato spazio alla brutalità, all’inganno e alla sopraffazione. Inutile il colpo di scena, il tentativo di celare una trama dai risvolti prevedibili e dal discutibile finale che vuole sorprendere non per l’azione, quanto per il significato che essa rappresenta in quell’atmosfera notturna jazzista, scandita dalle note di The long Goodbye, in quel lontano mondo chiamato America.
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dandy
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martedì 12 aprile 2011
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addio a questo genere di cinema!
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Uno dei film migliori di Altman nonchè capolavori assoluti della storia del cinema.Memorabile canto funbre di un personaggio e di un genere(il noir vecchio stile)dove l'omonimo romanzo di Raymond Chandler è aggiornato con intelligenza e sagacia ai tempi di allora.La suspence nel senso tradizionale è assente,ma c'è una sottile inquietudine che diventa tensione col proseguire degli eventi.Pefetto il Marlowe incarnato da Gould,che con la sua recitazione scanzonata e disillusa crea un personaggio antieroico destinato sempre a soccombere ad avvenimenti fuori dal suo controllo,ma che saprà riscattarsi nell'indimenticabile finale con un gesto che è un grido di ribellione alla società marcia e ingiusta.
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Uno dei film migliori di Altman nonchè capolavori assoluti della storia del cinema.Memorabile canto funbre di un personaggio e di un genere(il noir vecchio stile)dove l'omonimo romanzo di Raymond Chandler è aggiornato con intelligenza e sagacia ai tempi di allora.La suspence nel senso tradizionale è assente,ma c'è una sottile inquietudine che diventa tensione col proseguire degli eventi.Pefetto il Marlowe incarnato da Gould,che con la sua recitazione scanzonata e disillusa crea un personaggio antieroico destinato sempre a soccombere ad avvenimenti fuori dal suo controllo,ma che saprà riscattarsi nell'indimenticabile finale con un gesto che è un grido di ribellione alla società marcia e ingiusta.Grande anche lo scrittore hemingwayano interpretato da Sterling Hayden.Il 26enne Arnold Schwarzenegger,al suo secondo film,è uno degli scagnozzi di Augustine.David Carradine è un detenuto in prigione.
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resi_mone
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venerdì 29 maggio 2009
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il lungo addio
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devo ammetterlo, non mi piace Altman e questo è un film alla Altman, cioè ironico ma con cautela, sconclusionato, succede tutto o niente, non è mai chiaro..certi tratti fan sorridere (tipo il gangster che fa spogliare tutti in nome della verità, l'inizio col micio,il pedinamento di Marlowe da parte dello scagnozzo del boss) spesso però non si capisce bene dove vuole andare a parare, e certi altri annoiano perchè ci si aspetta qualcosa, che puntualmente non accade, cioè in reltà non accade proprio nulla, magari per qualcuno questo è un pregio, per me proprio NO! voto:6,5 un film non fondamentale, da vedere se si vuol conoscere lo stile di Altman, se invece si è in cerca di una folgorazione, PREGO RIVOLGERSI ALTROVE
p.
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devo ammetterlo, non mi piace Altman e questo è un film alla Altman, cioè ironico ma con cautela, sconclusionato, succede tutto o niente, non è mai chiaro..certi tratti fan sorridere (tipo il gangster che fa spogliare tutti in nome della verità, l'inizio col micio,il pedinamento di Marlowe da parte dello scagnozzo del boss) spesso però non si capisce bene dove vuole andare a parare, e certi altri annoiano perchè ci si aspetta qualcosa, che puntualmente non accade, cioè in reltà non accade proprio nulla, magari per qualcuno questo è un pregio, per me proprio NO! voto:6,5 un film non fondamentale, da vedere se si vuol conoscere lo stile di Altman, se invece si è in cerca di una folgorazione, PREGO RIVOLGERSI ALTROVE
p.s. grande Elliott Gould
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zen
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domenica 7 dicembre 2008
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marlowe luci e ombre
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E' soprattutto un film d'attori, Gould su tutti, ma certamente è una pellicola che vive di luci e ombre.
La professionalità di Altman e dei prestigiosi collaboratori si vede (e si sente nei dialoghi), ma l'intreccio è pesantuccio oltre che poco chiaro.
Chi s'aspetta un giallo in senso tradizionale poi, è meglio che s'astenga.
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freaks
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martedì 26 agosto 2008
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capolavoro
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IMMENSO CAPOLAVORO ALTMANIANO. Uno dei vertici del cinema americano degli anni 70. Un film anomalo e geniale, lucido e splendidamente ironico. Indimenticabile l'incipit, splendida interpretazione di Gould.
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