giulio andreetta
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venerdì 11 settembre 2020
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tornatore e morricone producono un capolavoro
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Capolavoro mitologico di Giuseppe Tornatore, che dirige un film assolutamente inedito nel panorama cinematografico internazionale. Iniziamo subito col sottolineare il valore della sceneggiatura, tratta dal monologo Novecento, di Alessandro Baricco, (un'opera teatrale scritta nel 1994). La storia è semplice e allo stesso tempo bellissima e originale: si narrano le vicende di un povero orfanello abbandonato su una nave transoceanica, che traghettava i passeggeri dall'Europa all'America e viceversa. In breve il ragazzo diventa un grande virtuoso del pianoforte, e pur rimanendo sempre a bordo della nave e non scendendo mai a terra, si costruisce una fama di grande artista.
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Capolavoro mitologico di Giuseppe Tornatore, che dirige un film assolutamente inedito nel panorama cinematografico internazionale. Iniziamo subito col sottolineare il valore della sceneggiatura, tratta dal monologo Novecento, di Alessandro Baricco, (un'opera teatrale scritta nel 1994). La storia è semplice e allo stesso tempo bellissima e originale: si narrano le vicende di un povero orfanello abbandonato su una nave transoceanica, che traghettava i passeggeri dall'Europa all'America e viceversa. In breve il ragazzo diventa un grande virtuoso del pianoforte, e pur rimanendo sempre a bordo della nave e non scendendo mai a terra, si costruisce una fama di grande artista. La resa cinematografica del lavoro di Baricco è all'altezza di questo meraviglioso racconto. E Tornatore si impegna per consegnare al film una fotografia strepitosa, e una realizzazione che dal punto di vista tecnico è ineccepibile. Ma è anche la musica di Morricone a colpire, in particolare con un tema musicale, che accompagna tutte le traversie interiori del protagonista. Con un finale assolutamente a sorpresa, la vicenda è raccontata dalle immagini e dai dialoghi in modo a mio avviso perfetto, e il film non permette cali di attenzione e di concentrazione allo spettatore, nonostante le sue 2 ore e 50 minuti di durata. Attori veramente straordinari, perfettamente in parte, credibili e naturali nel gesto recitativo. 5 Stelline.
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great steven
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martedì 13 agosto 2019
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colosso intimista di impatto sensazionale.
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LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL'OCEANO (IT, 1998) diretto da GIUSEPPE TORNATORE. Interpretato da TIM ROTH, PRUITT TAYLOR VINCE, MéLANIE THIERRY, HEATHCOTE WILLIAMS, BILL NUNN, CLARENCE WILLIAMS III, PETER VAUGHAN, NIALL O'BRIEN, GABRIELE LAVIA, KEVIN MCNALLY
Dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco. Terminata la seconda guerra mondiale, l’ex trombettista jazz Max Thuner, originario di New Orleans, vende il suo strumento a un rigattiere, ma gli chiede di suonarlo un’ultima volta, e quando il vecchio commerciante sente le note di quella musica, estrae un disco raffazzonato che contiene una melodia identica. Ed ecco che Max gli racconta la storia di quel disco e di quelle favolose note, partendo precisamente dagli albori: nel gennaio 1900, a bordo del transatlantico Virginian, un macchinista di carnagione scura trovò un bambino abbandonato in un cesto e lo adottò, dandogli il nome "Novecento", preceduto dal suo (Danny Boodman) e da quello scritto sulla culla (T.
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LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL'OCEANO (IT, 1998) diretto da GIUSEPPE TORNATORE. Interpretato da TIM ROTH, PRUITT TAYLOR VINCE, MéLANIE THIERRY, HEATHCOTE WILLIAMS, BILL NUNN, CLARENCE WILLIAMS III, PETER VAUGHAN, NIALL O'BRIEN, GABRIELE LAVIA, KEVIN MCNALLY
Dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco. Terminata la seconda guerra mondiale, l’ex trombettista jazz Max Thuner, originario di New Orleans, vende il suo strumento a un rigattiere, ma gli chiede di suonarlo un’ultima volta, e quando il vecchio commerciante sente le note di quella musica, estrae un disco raffazzonato che contiene una melodia identica. Ed ecco che Max gli racconta la storia di quel disco e di quelle favolose note, partendo precisamente dagli albori: nel gennaio 1900, a bordo del transatlantico Virginian, un macchinista di carnagione scura trovò un bambino abbandonato in un cesto e lo adottò, dandogli il nome "Novecento", preceduto dal suo (Danny Boodman) e da quello scritto sulla culla (T. D. Lemon). Quando il bambino compì otto anni, Danny morì dopo tre giorni di agonia in seguito a un brutto incidente, e Novecento venne accolto dagli altri membri dell’equipaggio, mettendo spesso a dura prova la pazienza carente del suscettibile capitano. Quale mestiere scelse, fra tutti quelli che si possono svolgere su una nave? Il più improbabile: suonare il pianoforte. Bambino prodigio, Novecento diventò abilissimo e conquistò rapidamente una popolarità immensa fra i passeggeri che di viaggio in viaggio salirono a bordo. Sotto lo sguardo vigile e fraterno di Max, l’uomo si aggiudicò numerose imprese considerevoli: vinse il duello che Jelly Morton, colui che inventò il jazz, ebbe l’ardire di lanciargli in gesto di sfida, incise il summenzionato LP per conto di una famosa compagnia discografica. Tra Max e Novecento fu amicizia a prima vista. Ma Novecento, sebbene avesse viaggiato per tutti gli oceani del pianeta effettuando cinquanta volte il giro del mondo a neanche 30 anni, non scese mai a terra perché sosteneva che, in quelle moltitudini di strade che sono le città, si srotoli una tastiera infinita nella quale lui non poteva suonare la sua musica (e quindi, in senso concreto, neanche vivere o decidere il modo di morire). Un pomeriggio di primavera tentò la grande impresa di sua spontanea volontà, ma, al porto di New York, non terminò di scendere la scaletta e ritornò su. Max abbandonò il lavoro di musicista di crociera nel 1933, e ora cerca di far scendere il migliore amico che non vede da tempo immemorabile dal Virginian prima che ne venga ordinata l’esplosione mediante dinamite, data la sua età alquanto vetusta. Novecento sceglie di rimanere, andando incontro al destino cui s’era già preparato da anni. Un’elevatissima qualità tecnica a livello di riprese e un sistema di immagini dai colori meravigliosi sono al servizio di una storia originale e commovente davanti alla quale nemmeno i più insensibili possono restare indifferenti, per quanto colpisce diretta al cuore col discorso molteplicemente rinnovato dell’artista talentuoso (del fenomeno che vive per la sua arte) che s’impegna per dare un significato a quanto fa, riuscendovi alla fine della vita. Quando si guardano le sequenze, si rimane ammaliati dalla sua voglia di comunicare allo spettatore il linguaggio con cui la musica parla agli esseri umani, inteso soprattutto quale mezzo con cui veicolare la pace interiore, messaggi di serenità, disinteresse per gli aspetti materiali e superamento delle grettezze e meschinità che albergano nell’animo degli impuri. Novecento è un artista che sa leggere le persone provenienti dal mondo pur senza avendolo mai visto: procede così pure quando suona, elaborando soavi melodie che nessun altro potrebbe inventarsi sul momento, e fa del suo modus operandi un magazzino dentro cui raccogliere i segreti più reconditi di donne e uomini che non possono nasconderli al suo sguardo meditabondo e introverso e perciò più esatto che mai. Non a caso, sulla nave è adorato fin dalla tenera età e preso in simpatia tanto dai passeggeri benestanti quanto da quelli in terza classe, e lui esegue brani musicali per entrambe le categorie senza la minima discriminazione. Insomma, un individuo scevro da qualunque macchia che conosce la verità delle piccole e grandi cose perché le indaga approfonditamente con l’occhio di un amante della natura umana. Il film di Tornatore assume dunque anche una posizione di curiosità per quel che concerne lo sviluppo del desiderio umano di arricchirsi moralmente. Quanto alle interpretazioni, ce n’è una più strabiliante dell’altra: non funziona solo il personaggio malinconico e introverso di Roth in un ruolo per lui insolito, ma anche il trombettista di Taylor Vince, la ragazza della Thierry, l’esuberante macchinista di Nunn, l’arrogante e borioso Jelly Morton di Williams III, il proprietario del bazar di Vaughan e lo struggente contadino friulano di G. Lavia stupiscono per l’eccelsa intensità recitativa e creano attorno al protagonista un insieme di comicità drammatica che va veloce come un treno, senza arrestarsi ai cambi di tono giacché non si ravvisa nessuna caduta di ritmo. Un racconto efficace che organizza la materia narrativa come l’architettura dei movimenti d’una superba sinfonia, tutto per merito degli sceneggiatori e di Tornatore (il più americano fra i registi italiani), che permea del suo inconfondibile tocco magistrale quest’opera, capace di rivaleggiare con Nuovo Cinema Paradiso (1988) per la perfezione lirica e poetica. Magnifiche musiche di Ennio Morricone.
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fabio57
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mercoledì 23 dicembre 2015
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grande tornatore
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Bella e commovente questa storia tratta da un racconto di Baricco.Tornatore riesce sempre a creare poesia con i suoi film.Toccante e suggestivo con un Tim Roth in stato di grazia.Da vedere assolutamente
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cristianshady
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martedì 30 giugno 2015
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una fiaba immensa
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Una storia incredibile, Tornatore la racconta in maniera geniale... la storia scorre fra la catena che lega il protagonista alla nave ed il pianoforte. 2 ore e mezza di arte pura
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yurigami
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domenica 26 ottobre 2014
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cult
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uno dei film più belli che abbia mai visto, poi se vedi Tim Roth nell'incredibile hulk ti viene da piangere dalla gioia.
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pie9701
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venerdì 4 luglio 2014
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capolavoro
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Questo film è semplicemente fantastico: colonna sonora pazzesca, un ottimo tim roth e una storia commovente solo a raccontarla. Dispiace che non abbia vinto molto ma per me questo film merita di essere rivisto più volte e soprattutto di essere ricordato.Mia madre me lo fece vedere da piccolo e mi rimase impressa la musica, ora ho quasi 18 anni e solo a sentirla mi emoziono.
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alpacino73
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domenica 9 febbraio 2014
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capolavoro!!!
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Un film che si gode, che fa attraversare e approfondire una serie di emozioni, che ti fanno sperare che non finisca mai. Uno dei film piu belli che abbia mai visto!
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brazzale
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sabato 26 ottobre 2013
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un film convincente in gran parte del risultato
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PAOLO MEREGHETTI DISSE CHE E' STATA UNA DELUSIONE, UN IMITAZIONE MAL RIUSCITA DEI FILM DI SERGIO LEONE. MA PER LA PRIMA VOLTA NON SONO ASSOLUTAMENTE D' ACCORDO CON LUI. PER CARITA', NON E' DI CERTO UN CAPOLAVORO, MA E' UN BUON FILM. LE MUSICHE NON SARANNO DI CERTO BEETHOVEN O MOZART, MA IL VECCHIO GRANDE MORRICONE E' RIUSCITO DARE UN OTTIMA ATMOSFERA COME AVREBBE VOLUTO LASCIARE INTENDERE TORNATORE. IL DOPPIAGGIO DI NOVECENTO NON E' PROPRIO PERFETTO, MA COMUNQUE LA RECITAZIONE E' BUONA DA PARTE DI TUTTI, DAI PROTAGONISTI ALLE COMPARSE. UN BUONA SCENEGGIATURA CON QUALCHE BELLO SPUNTO IRONICO. PERO' IL TROPPO VANTO MADE IN ITALY CINEMATOGRAFICO CHE ORMAI SI E' SPENTO DA ALCUNI ANNI E' RIUSCITO A , PER SFORTUNA, A PREVALERE.
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PAOLO MEREGHETTI DISSE CHE E' STATA UNA DELUSIONE, UN IMITAZIONE MAL RIUSCITA DEI FILM DI SERGIO LEONE. MA PER LA PRIMA VOLTA NON SONO ASSOLUTAMENTE D' ACCORDO CON LUI. PER CARITA', NON E' DI CERTO UN CAPOLAVORO, MA E' UN BUON FILM. LE MUSICHE NON SARANNO DI CERTO BEETHOVEN O MOZART, MA IL VECCHIO GRANDE MORRICONE E' RIUSCITO DARE UN OTTIMA ATMOSFERA COME AVREBBE VOLUTO LASCIARE INTENDERE TORNATORE. IL DOPPIAGGIO DI NOVECENTO NON E' PROPRIO PERFETTO, MA COMUNQUE LA RECITAZIONE E' BUONA DA PARTE DI TUTTI, DAI PROTAGONISTI ALLE COMPARSE. UN BUONA SCENEGGIATURA CON QUALCHE BELLO SPUNTO IRONICO. PERO' IL TROPPO VANTO MADE IN ITALY CINEMATOGRAFICO CHE ORMAI SI E' SPENTO DA ALCUNI ANNI E' RIUSCITO A , PER SFORTUNA, A PREVALERE. BUONO NEL COMPLESSO: VOTO 3
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brando fioravanti
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venerdì 9 agosto 2013
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leggenda del pianista
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Bella storiella ,ma Tornatore cerca troppo le emozioni facili. La sfida del pianoforte è divertente, ma sembra una fiction americana. Il finale aumenta di spessore, bello il discorso del protagonista in cui spiega la la complessità della vita per uno che ha sempre vissuto in una favola.
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filippo catani
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giovedì 18 luglio 2013
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il mondo visto da una nave
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Il primo gennaio 1900 un bimbo in fasce viene ritrovato a bordo di una nave che effettua le traversate tra Europa e America. Il bimbo viene adottato da un operaio addetto al carbone. Il ragazzo non metterà mai piede a terra e svilupperà una incredibile propensione a suonare il pianoforte.
Una storia magica quella ispirata a un'opera di Baricco e messa in scena dal regista Tornatore il quale si avvale di un Tim Roth in stato di grazia. Il giovane Novecento, vivendo continuamente sopra una nave, sviluppa una sua personalissima visione del mondo e delle cose ma anche una profonda conoscenza dei sentimenti umani. Innumerevoli le vicende che lo riguardano a partire dal fatto di suonare il piano in piena tempesta fino alla mitica sfida con Jelly Roll Morton.
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Il primo gennaio 1900 un bimbo in fasce viene ritrovato a bordo di una nave che effettua le traversate tra Europa e America. Il bimbo viene adottato da un operaio addetto al carbone. Il ragazzo non metterà mai piede a terra e svilupperà una incredibile propensione a suonare il pianoforte.
Una storia magica quella ispirata a un'opera di Baricco e messa in scena dal regista Tornatore il quale si avvale di un Tim Roth in stato di grazia. Il giovane Novecento, vivendo continuamente sopra una nave, sviluppa una sua personalissima visione del mondo e delle cose ma anche una profonda conoscenza dei sentimenti umani. Innumerevoli le vicende che lo riguardano a partire dal fatto di suonare il piano in piena tempesta fino alla mitica sfida con Jelly Roll Morton. Ovviamente il ragazzo avrà modo anche di fare l'esperienza con l'amore quando incontrerà una bionda italiana che intende raggiungere il padre a New York. Passate le guerre e ormai arrivati a un passo dalla demolizione della nave, Novecento sembra ormai aver perduto il suo brio, la sua disillusione e la sua famosissima ironia; il tutto a rappresentare attraverso una neanche troppo velata metafora il naufragio di un secolo, il Novecento, che ha regalato al mondo due guerre mondiali e le più terribili ideologie che si fossero conosciute al momento. Ecco infatti perchè dopo un dorato isolamento, Novecento non ha più interesse per il mondo e per la vita in quanto a lui tutto sembre semplice mentre invece chi sta fuori ha davanti a se troppe complicazioni. Ultima ma non ultima la citazione per le meravigliose musiche di Ennio Morricone; un binomio che si è riproposto con successo anche nel recente e bellissimo film l'Ultima offerta.
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