A pied d'oeuvre |
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Un film di Valérie Donzelli.
Con Bastien Bouillon, André Marcon, Virginie Ledoyen, Claude Perron.
continua»
Titolo originale A pied d'oeuvre.
Drammatico,
durata 92 min.
- Francia 2025.
- Teodora Film
MYMONETRO
A pied d'oeuvre
valutazione media:
3,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Alberto Crespi
La Repubblica
Disoccupazione, in francese, si dice "chomage". Possiamo sceglierla come parola chiave della terza giornata del concorso veneziano. À pied d'uvre, di Valérie Donzelli, è francese a tutti gli effetti.
L'attribuzione dell'altro titolo, Eojjeol suga eopda di Park Chan-wook, è più complicata. Il regista è coreano, il titolo significa "nessun'altra scelta" e la fonte è il romanzo The Ax dell'americano Donald E. Westlake: libro, per altro, già portato al cinema in un film francese, Cacciatore di teste, diretto nel 2015 dal greco naturalizzato francese Costa Gavras. Se non vi siete ancora persi, vi invitiamo a rimanere ancora per pochi secondi nei paradossi geografici del concorso veneziano: Bugonia del greco Yorgos Lanthimos, lodato ieri, è il remake di un film coreano (Salvate il pianeta verde, di Jang Joon-hwan, 2003) trasportato nel profondo Sud degli Stati Uniti.
Dopo questo rapido giro del mondo, è interessante vedere come il tema dello "chomage" è declinato nei due film. In entrambi i casi un adulto benestante, tra i 40 e i 50, finisce in mezzo alla strada.
Donzelli ci mostra un fotografo di successo che, mollato da moglie e figli, vende tutte le macchine fotografiche, va a vivere in uno "studiò" (fuorviante parola francese che significa "monolocale") e tenta di sopravvivere scrivendo romanzi.
Quando il suo quarto lavoro, dopo gli esiti modesti dei primi tre, viene rifiutato dall'editore l'uomo diventa un "jobber", altra strana parola che deforma l'inglese "job" nella lingua di Molière: si iscrive a una app dove ci sono offerte di lavoro le più strampalate, dallo smontare un soppalco all'estirpare le piante del terrazzo, ma con una costante: paghe ridicole, da fame.
Sempre più disperato, l'uomo sta per diventare un clochard (e qui non serve traduzione) ma poi succede qualcosa, e l'arte trionfa.
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