Racconto di due stagioni

Insoddisfazione personale, sogni perduti, piattezza, incomunicabilità. Sono le parole-chiave per meglio comprendere l''ultima bellissima pellicola del regista turco Nuri Bilge Ceylan.
Un film lungo e denso, di notevole impatto emotivo ed intenso, che sa ben scavare in profondità l''anima dei suoi personaggi.
Personaggi soli, persi, figli e riflessi di un ambiente inaridito, secco (ancora un interminabile regno d''inverno da cui sembra impossibile uscire), ma anche di un Paese, la Turchia (e quindi del suo potere nella vita pubblica – qui il focus è su quello scolastico – autoritario e invasivo), oltre che di una condizione esistenziale sospesa tra immobilismo e voglia di cambiamento. [+]

Insoddisfazione personale, sogni perduti, piattezza, incomunicabilità. Sono le parole-chiave per meglio comprendere l''ultima bellissima pellicola del regista turco Nuri Bilge Ceylan.
Un film lungo e denso, di notevole impatto emotivo ed intenso, che sa ben scavare in profondità l''anima dei suoi personaggi.
Personaggi soli, persi, figli e riflessi di un ambiente inaridito, secco (ancora un interminabile regno d''inverno da cui sembra impossibile uscire), ma anche di un Paese, la Turchia (e quindi del suo potere nella vita pubblica – qui il focus è su quello scolastico – autoritario e invasivo), oltre che di una condizione esistenziale sospesa tra immobilismo e voglia di cambiamento.
L''opera coglie e restituisce allo spettatore toni e atmosfere, psicologie e logiche storico-sociologiche; ma soprattutto il fascino malinconico e tutta la verità di un''amara solitudine esistenziale.
Attraverso l''irresoluto e incompiuto protagonista, che si nega a se stesso e agli altri, sfuggendo da tutti e tutto; questo interessante film ci offre e descrive il crudo ritratto delle debolezze e delle fragilità umane, oltre che la complessa dicotomia delle relazioni interpersonali (oscillanti spesso tra pregiudizi e apertura, narcisismo e incontro con l''altro, individualismo e responsabilità).
''About Dry Grasses'' scruta nell''abisso della coscienza, analizzando purezze perdute e colpe che non si riescono ad ammettere; condizioni fallimentari imputabili a fattori esterni o al proprio stato mentale, ma anche interrogativi a cui non si riesce o non si vuol dare risposte (rassegnarsi o impegnarsi a cambiare contesti in sé rigidamente chiusi e bloccati?).
È tutta qui la grande forza del film, nel potere meditativo delle sue immagini e nella durezza dei dialoghi della sceneggiatura.
Una fotografia impietosa dei nocivi effetti della monotonia che tutto inaridisce e secca; ma anche di un (bi)sogno di ritrovare di nuovo la bellezza, di veder crescere l''erba anche dove non potrebbe più germogliare... Voto (in decimi): 8 / 9 [-]