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Nel film Le occasioni dell’amore, il regista Stéphane Brizé cerca di fare delle riflessioni multiple (o, meglio, far fare delle riflessioni multiple ai disorientati spettatori): il problema della solitudine; di essere interessati solo al successo (all’americana), con tutto che si muove in questa direzione; di essere attorniati da “robottini” con i quali risulta impossibile il dialogo (come la macchina del caffè o la messaggistica sullo smartphone); di avere il terrore di andare incontro a dei fallimenti malgrado ci si percepisce essere “bellocci” (avendo scarse capacità di reagire alle frustrazioni); o di essere incapaci di mettere un punto ad una relazione vissuta come estremamente negativa o di avere una ambiguità portata alle stelle (queste, però, riservate alla femmina), e che la pulsione sessuale si limita ad un coinvolgimento fisico e nient’altro (come sta diventando di moda nei film francesi). Dirò subito, a mio parere, che Stéphane Brizé fallisce di gran lunga il bersaglio malgrado inserisca il tutto nell’opulenza senza pensieri. Ne fa un film zoppicante, lento, noioso, condito di eventi inesplicabili come l’esibizione degli esperti di fischio. Si potrebbe percepire la difficoltà del regista nel trovare una continuità nel progetto del film. Insomma, manca una qualsiasi motivazione per cui la vita valga la pena di essere vissuta, e non sia solo apparenza. Mi dispiace che la brava attrice Alba Rohrwacher si sia fatta coinvolgere in una avventura di questa fatta.
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