Il nostro generale

3 settembre 1982, via Carini, Palermo: il generale Carlo Alberto dalla Chiesa viene assassinato insieme alla seconda moglie Emanuela Setti Carraro. Nicola, che sarà poi voce narrante, è appena arrivato a Punta Raisi, vuole raggiungere dalla Chiesa, ora prefetto, ma sarà troppo tardi. Per Nicola nasce così l'urgenza del racconto che risale al 1973, anno in cui dalla Puglia arriva a Torino per entrare nell'arma dei carabinieri. Nel mentre gravano le azioni terroristiche delle Brigate Rosse, tra cui il sequestro del giudice Sossi a Genova. Nicola spera in un incarico che lo valorizzi ma l'incontro con il generale non sembra essere dei migliori; invece, sarà reclutato proprio da quest'ultimo per far parte del primo nucleo speciale antiterrorismo. Non immagina però la portata di questo cambiamento.

La Rai dedica una serie di otto puntate al generale Carlo Alberto dalla Chiesa assassinato dalla mafia il 3 settembre 1982 a Palermo.

La fiction, con la regia di Lucio Pellegrini, ha dimostrato un grande lavoro di ricerca storica e utilizzo di materiali di archivio Rai che il pubblico ha premiato facendole raggiungere con l'ultima puntata, in onda il 17 settembre, uno share del 19%.

La solida e meticolosa ricerca storica è l'aspetto principale della serie che riesce a dare un senso di immersione in quel periodo e soprattutto del clima di tensione, grazie ad articoli di giornale, materiale di archivio e filmati inediti, prima in bianco e nero e poi utilizzando il colore man mano che ci si avvicina agli anni Ottanta. Alla base di ciò ci sono la consulenza del giornalista Giovanni Bianconi, le dichiarazioni dei famigliari, di alcuni magistrati e dei membri della squadra. Ciò ha permesso di dare spessore al personaggio di cui si coglie la caratura morale, l'intransigenza, la determinazione ma anche l'umanità e l'empatia.

La fiction segue dunque una sua precisa linea di ricostruzione storica e biografica e lo fa dosando al meglio sia gli elementi fattuali e storici, che quelli di azione e personali mantenendo suspense e interesse per tutte le puntate. L'utilizzo prevalente del punto di vista della sua squadra permette, inoltre, di comprendere molto da vicino il modello operativo che ha permesso di contrastare la rete del terrorismo di quegli anni.

Un contributo di vicinanza lo si deve anche al lavoro degli attori che hanno dato vita ad una squadra molto eterogenea e a Sergio Castellitto che, assolutamente all'altezza del compito, è riuscito a rendere le varie sfumature di una personalità così complessa come quella dell'uomo e del generale Dalla Chiesa. Apprezzabile anche il grande lavoro di casting con attori vicini nella somiglianza a quelli reali come Alessandro Aversone che interpreta il giovane giudice Giancarlo Caselli o Ninni Bruschetta nel ruolo di Tommaso Buscetta. Dal punto di vista narrativo le date, il cambio di immagine sgranata in bianco e nero, i video in technicolor, sono elementi che se da un lato arricchiscono le ambientazioni rendendole più reali, dall'altro, possono risultare dei punti enfatici che suonano come delle continue sottolineature durante una lezione di storia e sociologia politica.

Nonostante l'impronta didattica e didascalica, l'impegno della Rai è comunque lodevole nel ricostruire meticolosamente gli anni di piombo e aggiunge tasselli e prospettive ad un periodo denso che è stato molto ben rappresentato anche nel bellissimo Esterno Notte di Marco Bellocchio. In questa linea la figura del generale dalla Chiesa rimane centrale nella lotta alle mafie e al terrorismo e rimane traccia del suo operato ancora oggi, grazie alle metodologie investigative che hanno permesso arresti come quello di Matteo Messina Denaro. 