Sergio Sozzo
Film TV
La cifra fondante del cinema di Ari Aster è lo shock: chiunque abbia visto i suoi film ricorda almeno quelle due sequenze lì da Hereditary - Le radici del male o Midsommar - Il villaggio dei dannati. Era dunque solo questione di tempo prima che il regista decidesse di affrontare il più traumatico di tutti gli shock: quello di venire al mondo. Beau ha paura si apre con la soggettiva di un feto colto nell'istante di oltrepassare la soglia tra l'oscurità del ventre materno e la luce di questa Terra, e a quell'altezza (anche letteralmente genitale) rimane per le successive tre ore, in grado di evolversi da una sorta di reprise del setting di quotidiana violenza metropolitana del Joker di Phoenix fino a esplicitare, stavolta come non mai, il sempre latente legame tra le "scene primarie" di Aster e quelle di Ingmar Bergman, attraverso gli Shakespeare e Kafka rivisti però in chiave wellesiana. [...]
di Sergio Sozzo, articolo completo (3148 caratteri spazi inclusi) su Film TV 25 aprile 2023
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