The Old Man

Dopo trent'anni vissuti più o meno serenamente in incognito, Dan Chase trova un intruso nella sua casa e con sorprendente efficienza lo elimina. Capisce così di essere stato scoperto e di essere ancora una volta nel centro del mirino. Lo contatta infatti poco dopo Harold Harper, ex agente CIA passato all'FBI e a capo della caccia all'uomo, sperando di convincerlo alla resa. Ma Dan non si lascia intimorire nemmeno dalla minaccia che venga rovinata la vita di sua figlia e inizia a mettere in atto una elaborata controffensiva...

Tratta dal romanzo omonimo di Thomas Perry, The Old Man è la prima serie da protagonista per Jeff Bridges, al fianco di un altro grandissimo attore: John Lithgow.

Basterebbero loro due, anche facessero insieme la calza, a giustificare la visione, ma l'eccellenza non si ferma davanti la macchina da presa: a dirigere i primi due episodi c'è infatti Jon Watts, a cui segue poi il sempre bravo Greg Yaitanes (Quarry, House of the Dragon). Pure Zetna Fuentes e Jet Wilkinson che arrivano per le ultime tre puntate, hanno un discreto curriculum e sanno tenere alto il livello, inoltre il loro sguardo femminile ben si sposa allo slittamento di focus della serie, che dà sempre più spazio al personaggio interpretato di Amy Brenneman (The Leftovers) e alla moglie di Dan, con il duplice volto di Leem Lubany (Condor) da giovane e della grande Hiam Abbas (Succession, Ramy) da anziana.

Anche Jeff Bridges e John Lithgow hanno corrispettivi più giovani per i flashback, ambientati in Afghanistan durante l'invasione sovietica, ma nel loro caso la controparte giovanile del casting è meno entusiasmante: si tratta di due volti piuttosto anonimi come Bill Heck e Christopher Redman. Non è comunque un vero problema, visto che servono allo scopo di lasciare spazio all'intensa Leem Lubany.

The Old Man è la nuova serie del duo di Black Sails, Jonathan E. Steinberg e Robert Levine, che già con Human Target avevano firmato un titolo con al centro un uomo d'azione. Ma da allora è passato un decennio e anche il genere tra azione e spionaggio, soprattutto se prodotto per un network di prestigio come FX, richiede maggior finezza. I due scelgono di affidarsi all'intreccio bizantino già del romanzo e soprattutto a un protagonista di poche parole, che ama agire con cautela e offre occasione ai registi di firmare piani sequenza e altre notevoli scene, spesso giocate su quello che si trova e non si trova in campo. In particolare l'impronta registica data da Jon Watts è davvero felice e i suoi calibrati movimenti di macchina, lontani dagli a volte confusi Spider-Man, ci restituiscono il tono e la lucidità del film che l'ha fatto emergere: Cop Car.

The Old Man è inoltre una serie che non manca di colpi di scena e dal giusto tasso di scioccante brutalità: i due rottweiler che accompagnano il protagonista non sono lì per giocare a riportare la palla... Inoltre non ci si accontenta dello status quo di un uomo in fuga e le carte in tavola continuano a muoversi, rendendo la vicenda via via più intricata e internazionale. Più vicino nei tempi della narrazione a Condor o a Better Call Saul che non a serie più adrenaliniche, The Old Man è una disillusa riflessione sugli interventi americani all'estero, tra guerra e spionaggio, spesso dalla parte di figure che si rivelano presto o tardi tiranniche.

La saggezza portata dall'età è qui uno sguardo cinico tanto alle relazioni internazionali quanto a quelle umane, manipolabili da chi ha abilità e spietatezza, dove le speranze e le aperture verso il prossimo sono potenziali punti deboli sui quali fare leva. Nera ma non senza aperture alla redenzione, The Old Man si chiude con cupezza, in attesa della già confermata seconda stagione. 