Tapirulàn

Tutta la vita sul tapis roulant la corsa infinita verso la felicità

L'esordio nella regia di Claudia Gerini è un film in cui proprio la regia è la cosa più originale e convincente: il che è notevole, trattandosi del debutto di un'attrice famosa che avrebbe potuto adagiarsi in scelte più confortevoli. Ed è anche, Tapirulàn, il vero film italiano sulla pandemia: perché senza mai riferirsi al Covid-19 mette in scena i comportamenti e le abitudini che i vari lockdown hanno introiettato nelle nostre vite, al pari di un altro film che parlava (apparentemente) d'altro, Il giorno e la notte di Daniele Vicari. Emma è una psicologa che lavora online: non esce mai di casa e vive praticamente sul tapis roulant, impegnata in una corsa infinita che non si interrompe nemmeno quando parla coni pazienti. Sul tapis è installato un monitor che visualizza le chiamate: è quella la scelta di regia più forte, tutti gli al- tri attori (a parte Gerini, in scena 100 minuti su 100) compaiono filtrati dalla tecnologia. Sempre su quello schermo (cinema nel cinema, forse "zoom nel cinema"...) appaiono i messaggi delle chat e si materializzano i fantasmi della vita precedente di Emma, in primis una sorella che non vede da anni. La necessità di concentrare le sedute di psicologia in sequenze brevissime le rende ovviamente un po' frettolose: non c'è la dilatazione realistica di In Treatment, che sicuramente è un modello, ma là si sta seduti, qui si va di corsa... Il copione tende irresistibilmente a un finale un tantino consolatorio, ma nel complesso il ritmo frenetico (montaggio di Luna Gualano) e la stratificazione visiva (fotografia di Giuseppe Gallo) sono di alto livello. Non sappiamo quanti chilometri abbia percorso l'attrice-regista durante le riprese, ma ipotizziamo una cifra record. Quando si dice che un film è un tour de force.
Da La Repubblica, 5 maggio 2022


di Alberto Crespi, 5 maggio 2022