La Signora Harris va a Parigi

La fiaba della signora Harris è l'antidoto per i tempi bui

Sarà un caso se il titolo evoca quello di un vecchio classico di Frank Capra del 1939, Mister Smith va a Washington? Alcune cose accomunano i due film. Intanto sono fiabe, per adulti ma fiabe a tutti gli effetti; poi sono stati realizzati entrambi in tempi duri, tra venti di guerra e crisi economiche. Pur su una base di racconto sociale, la nuova commedia è il trionfo dell'ottimismo; tanto che ai più smaliziati apparirà ingenua, ma in complesso offre una boccata d'aria nelle ambasce del presente. Londra, anni 50. La vedova di guerra Ada Harris, infaticabile governante a ore e abile sarta, vive come una donna invisibile; finché non scopre uno splendido vestito di Dior nell'armadio di una riccona. Da quel momento Ada non pensa ad altro che a procurarsi un abito della premiata casa parigina. Messe assieme con stratagemmi e piccoli colpi di fortuna le 500 sterline per acquistarlo, vola a Parigi e irrompe nella casa per superricchi di Rue Montaigne. Dove si rende conto di essere un pesce fuor d'acqua perché madame Colbert Isabelle Huppert, la raffinata direttrice, la giudica indegna di assistere alle sfilate. Con l'aiuto di un affascinante marchese (Lambert Wilson), Ada realizzerà finalmente il suo sogno, risolvendo anche i problemi altrui: farà sbocciare l'amore tra un giovane contabile e la top model dell'atelier e sanerà le difficoltà economiche del signor Dior. Guidando, en passant, anche uno sciopero delle sarte. Però sarebbe fuorviante immaginare un film nella vena di Ken Loach; e anche in quella di Mike Leigh, del quale la protagonista Lesley Manville è stata interprete abituale. Ispirandosi ai romanzi di Paul Gallico, Anthony Fabian mette in scena un "feel-good-movie" su una specie di Mary Poppins proletaria, un'adorabile ficcanaso capace di sfidare le gerarchie sociali in nome dei sogni. Lussuosi gli abiti creati da Jenny Beavan. Piuttosto sottoutilizzati, invece, i divi francesi: così che a dominare la scena è l'impagabile Lesley, già vincitrice dell'Oscar per Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson.
Da La Repubblica, 17 novembre 2022


di Roberto Nepoti, 17 novembre 2022