loland10
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lunedì 23 maggio 2022
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liquirizia music
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“Licorice Pizza” (id., 2021) è il nono lungometraggio del regista-sceneggiatore di Los Angeles, Paul Thomas Anderson.
Quando un film ti conquista subito. Dalle prime mosse e inquadrature. Un movimento in avanti seguendo I volti di due ragazzi (Alana e Gary 27 e 15 anni) e I loro discorsi diversi e uguali, diretti e riflessi. Età diversa ma vogliono conoscersi. Lui che cerca lei ma la ragazza è titubante sull'età e di non volersi complicare la vita. Lui insegue il sogno vendendo materassi ad acqua e lei vuole sbarcare il lunario facendo foto ai bambini. Due lavori impossibili da conciliare.
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“Licorice Pizza” (id., 2021) è il nono lungometraggio del regista-sceneggiatore di Los Angeles, Paul Thomas Anderson.
Quando un film ti conquista subito. Dalle prime mosse e inquadrature. Un movimento in avanti seguendo I volti di due ragazzi (Alana e Gary 27 e 15 anni) e I loro discorsi diversi e uguali, diretti e riflessi. Età diversa ma vogliono conoscersi. Lui che cerca lei ma la ragazza è titubante sull'età e di non volersi complicare la vita. Lui insegue il sogno vendendo materassi ad acqua e lei vuole sbarcare il lunario facendo foto ai bambini. Due lavori impossibili da conciliare. Due vetrine vuote che potrebbero riempirsi. Specchio di un'adolescenza cresciuta e di gioventù da inseguire: lì si vuole abbandonarsi al presente/futuro.
Il film di Anderson con un fare guascone e giocoso si riempie da solo e non solo per accumulo di fatti e di minimi episodi. Sembra tutto un gioco: la superficie è ingannevole e ogni cosa rimane con bellezza e suggestione. L’immaginario è visivamente nitido. Una carrellata ripetuta dall’interno verso chi entra in scena è di grande effetto narrativo. Con semplicità disarmante e grandezza usata nel giusto.
Una pellicola artigianale, con ragazzi semi sconosciuti, un’ambientazione accattivante, una musica di gran fascino, dei dialoghi saporiti e inquadrature che rendono il tutto suggestivo e vivo nei ricordi (del regista e anche nostri).
Ecco che un incontro fortuito o quasi, può cambiare il gioco. L’età non è ostacolo ma solo compiutezza di quello che vuoi ottenere. Con coraggio e freschezza giovanile. Un sogno di cinema e di gentilezza estiva dove il ‘tutto’ non è mai finito. Possibile.
Lentamente e con tempi privi di ridondanza, la storia giovanile è invogliante per un giusto modo e persuasivo.
Incontro di riflesso per due ragazzi a cui l’età sembra nasconderci ogni nostro lascito presente.
Caramelle e chewing-gum sono lì tra i denti mentre il palpito narrativo si dimena tra materassi ad acqua e foto per bambini. E’ un sì, tra un dormire evanescente e una foto per un sogno.
Orchidea di sguardi che chiudono e schiudono un film in formazione continua....
Resti e tempi veloci. Tutto in un battibaleno, i discorsi, gli incontri, le vendite, la pubblicità, la musica è quello che scorre davanti a loro. L’età, fresca e pimpante scherza su se stessa e in disincanto (a posteriori) il letto (ad acqua) diventa morbido silenzio dopo cinquanta anni.
Interiore: un film che entra dentro di soppianto come una goccia alla volta. Con piacere.
Casuale, forse tutto casuale: ma che bello rinverdire il cinema con letture e riprese d’epoca.
Epistolare: una storia di messaggi vocali, di chiacchiere volanti e di incontri atemporali.
Pizza: cibo o non cibo; evocazione di luoghi e di vinili in quella California anni settanta.
Licorice (liquirizia)come mito di un’America mista, forse regressa, bassa, guascone e dove ogni segno l’hai già visto e sentito. Siamo nella San Fernando Valley dove qualcosa sta pulsando. E l’immaginario resta, non si ferma (mai a se stante), ma vivo, sogno becero e irreale, in un mercato delle parole utili e inutili e in uno modo di confrontarsi zuccherino e velenoso. Il tragicomico a stelle e strisce è silenzio di strade percorse: in fondo il rumore di acque già ricolme dal loro stesso scorrere. I ragazzi in divenire diventano se stessi, continuamente; cambiano ogni momento il loro nuovo giorno.
Alana Haim (Alana Kane) e Cooper Hoffman (Gary Valentine) incarnano bene insieme tutta la storia:generosi, spontanei, veri senza vezzi e per nulla intimoriti dalla macchina da presa.
Musica: Jonny Greenwood (collaboratore del regista da ‘Il petroliere’) di misura e a misura, si racconta il se stesso senza e con le immagini. I pezzi musicali inseriti sono già storia: da David Bowie a Paul McCartney, da Nina Simone ai Doors.
Regia: Paul T. Anderson si gioca la carta del due senza asso e gira da dieci. Una lezione ‘cinema’ semplice ed efficace, lenta e intensa, di carrello e di animo.
Voto: 9 (**** 1/2) -cinema riposto-
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[+] un vero burattinaio di parole
(di mauro.t)
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felicity
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giovedì 30 giugno 2022
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coming of age sentimentale anni 70
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Licorice Pizza è cinematograficamente impeccabile in ogni dettaglio, formale e contenutistico, il film vive e respira i sogni e l'amore dei suoi protagonisti, Gary e Alana, in un racconto sentimentale e di formazione tra i più intimi e genuini dell'autore.
Raccontando le sfide di una giovane relazione, Anderson torna indietro agli anni '70 - alla sua infanzia - per invitare il pubblico in un viaggio d'atmosfera e riscoperta dell'epoca, tra new Hollywood post-hippie e '69, crisi del gas e sogno americano.
Un'opera densa e piacevole, ricca d'empatia e bellezza tra tanti scenari diversi e sipari pronti ad aprirsi e chiudersi continuamente.
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Licorice Pizza è cinematograficamente impeccabile in ogni dettaglio, formale e contenutistico, il film vive e respira i sogni e l'amore dei suoi protagonisti, Gary e Alana, in un racconto sentimentale e di formazione tra i più intimi e genuini dell'autore.
Raccontando le sfide di una giovane relazione, Anderson torna indietro agli anni '70 - alla sua infanzia - per invitare il pubblico in un viaggio d'atmosfera e riscoperta dell'epoca, tra new Hollywood post-hippie e '69, crisi del gas e sogno americano.
Un'opera densa e piacevole, ricca d'empatia e bellezza tra tanti scenari diversi e sipari pronti ad aprirsi e chiudersi continuamente. Ma anche un film dove si corre per avvicinarsi, riscoprirsi e perdonarsi, dove la presenza dell'altro poche volte è messa davvero in discussione.
Chiaro nella sua poetica, cristallino nella volontà di non tradire spirito e contenuto di un viaggio inappuntabile nel senso giovane, naïf ma concreto dell'amore, dove il cinema ricopre assolutamente un ruolo fondamentale. Da non perdere.
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sergiofi
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giovedì 24 febbraio 2022
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l’amore va di corsa nella valley del 1973
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Alana e Gary si scontrano, più o meno casualmente, nella San Fernando Valley. Il piano sequenza del primo incontro, che apre il film, è di sublime maestria. Siamo nel 1973. Un luogo e un’epoca in cui tutto era possibile, secondo Paul Thomas Anderson. La differenza di età non è un problema. Anche se lui ha 15 anni e lei, invece, 25. L’attrazione è immediata e reciproca. Ma, per tutto il film, non faranno che rincorrersi. Un termine che va preso alla lettera.
I magnifici protagonisti, entrambi debuttanti, escono da ogni possibile canone del solito cinema americano. Alana Haim (cantante del gruppo Haim che recita con la sua vera famiglia, genitori compresi) e Cooper Hoffman (figlio di Philip Seymour Hoffma) sono due persone imperfette.
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Alana e Gary si scontrano, più o meno casualmente, nella San Fernando Valley. Il piano sequenza del primo incontro, che apre il film, è di sublime maestria. Siamo nel 1973. Un luogo e un’epoca in cui tutto era possibile, secondo Paul Thomas Anderson. La differenza di età non è un problema. Anche se lui ha 15 anni e lei, invece, 25. L’attrazione è immediata e reciproca. Ma, per tutto il film, non faranno che rincorrersi. Un termine che va preso alla lettera.
I magnifici protagonisti, entrambi debuttanti, escono da ogni possibile canone del solito cinema americano. Alana Haim (cantante del gruppo Haim che recita con la sua vera famiglia, genitori compresi) e Cooper Hoffman (figlio di Philip Seymour Hoffma) sono due persone imperfette. E, proprio per questo, tanto più credibili e amabili
Insieme o singolarmente, a volte consapevoli e altre totalmente persi, sperimenteranno una serie di esperienze. Incontri ravvicinati con tipologie umane atipiche e al limite del ridicolo, che li porteranno a provareil brivido dolce del primo vero amore.
“Licorice Pizza” è un film di ricordi. Il (meraviglioso) racconto della Valley degli anni ’70, quelli in cui PTA è cresciuto in un angolo di California molto particolare. La ricostruzione ambientale è perfetta. La colonna sonora è tanto coinvolgente da togliere quasi il fiato.
Alana e Gary continueranno a correre, l’una verso l’altro. Alla ricerca di un sentimento, represso, che esploderà solo in fondo. Dopo oltre due ore memorabili di (piccolo grande) cinema. Un tempo che passa in un fiato. Il finale, che rasenta la perfezione, mette il punto a una storia che ti viene subito voglia di rivedere da capo.
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mauro.t
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giovedì 7 aprile 2022
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nostalgia per la san fernando valley degli anni 70
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Paul Thomas Anderson ci racconta della sua San Fernando Valley dei primi anni ‘70. Alla foto di classe della scuola si incontrano Gary, uno studente 15enne brufoloso e Alana, una 25enne assistente fotografa. Lui rimane colpito e comincia a farle una corte serrata, lei inizialmente lo snobba perché troppo giovane. Per tutto il film si rincorreranno con tentativi di ingelosirsi a vicenda e di vendicarsi. Lui è un intrallazzino con vocazione imprenditoriale, lei una ragazza inquieta in cerca di emancipazione da una famiglia ebrea un po’ opprimente. Sullo sfondo la California dei seventies con i materassi ad acqua, la legalizzazione dei flipper, la crisi energetica, Richard Nixon.
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Paul Thomas Anderson ci racconta della sua San Fernando Valley dei primi anni ‘70. Alla foto di classe della scuola si incontrano Gary, uno studente 15enne brufoloso e Alana, una 25enne assistente fotografa. Lui rimane colpito e comincia a farle una corte serrata, lei inizialmente lo snobba perché troppo giovane. Per tutto il film si rincorreranno con tentativi di ingelosirsi a vicenda e di vendicarsi. Lui è un intrallazzino con vocazione imprenditoriale, lei una ragazza inquieta in cerca di emancipazione da una famiglia ebrea un po’ opprimente. Sullo sfondo la California dei seventies con i materassi ad acqua, la legalizzazione dei flipper, la crisi energetica, Richard Nixon.
Gary pensa agli affari. Alana, dopo essere stata sua socia, cerca qualcosa di più nobile, e crede di avere trovato una dimensione superiore quando si mette a lavorare per la campagna elettorale dell’aspirante sindaco. Purtroppo sperimenterà la disillusione e la delusione personale.
La storia tra i due ragazzi parte con qualche ingrediente originale, ma poi si avviluppa nel banale, nonostante le rocambolesche avventure e disavventure. I camei di Sean Penn, Tom Waits, Bradley Cooper (e da segnalare una esilarante Harriet Harris) non risollevano una sceneggiatura che è poco definire esile. Sembra che Anderson abbia cercato faticosamente di imbastire a tavolino una storia d’amore particolare per dare più senso al film, dove l’intento base era quello di rappresentare il mondo della sua infanzia. I risultati sono modesti: l’evocazione vince sull’inventiva.
Mettiamo pure da parte per un attimo la scarsa credibilità di un 15enne che mette in piedi in un batter d’occhio una serie di attività in proprio. Crediamo invece certamente alla delusione di Alana quando scopre di essere stata usata per una sera per nascondere l’amore gay del candidato sindaco, ma che il disinganno la riporti a Gary è di una ingenuità sconcertante. E’ bastata la piccola disillusione per allontanarla dall’impegno politico e farle scoprire che ama il ragazzino affarista? A quel punto il film crolla, senza avere mai decollato davvero. Rimane solo la considerazione che nel lavoro di Anderson il self-made man del sogno americano sopravvive e vince ancora.
Quando vedo quattro stelle di critica, mi aspetto qualcosa di più. Si salvano Alana Haim e Cooper Hoffman, non belli ma sicuramente bravi.
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antonio miredi
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lunedì 21 marzo 2022
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che (rin) corsa l''amore
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Se si hanno dei dubbi riguardo all’amare, basta, nel peso dell’assenza, verificare quanto si è disposti a correre o rincorrere per l’incontro. Gary Valentine è un quindicenne grassottello e brufoloso, un po’ sbruffone ma abbastanza sicuro di sé, attore carismatico in una compagnia di ragazzi, con uno spiccato senso imprenditoriale degli affari. Alana Kane ha ben dieci anni di più, insoddisfatta e in cerca di un suo preciso posto nel mondo, non particolarmente bella ma capace di trasmettere una sua naturale attrazione.
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Se si hanno dei dubbi riguardo all’amare, basta, nel peso dell’assenza, verificare quanto si è disposti a correre o rincorrere per l’incontro. Gary Valentine è un quindicenne grassottello e brufoloso, un po’ sbruffone ma abbastanza sicuro di sé, attore carismatico in una compagnia di ragazzi, con uno spiccato senso imprenditoriale degli affari. Alana Kane ha ben dieci anni di più, insoddisfatta e in cerca di un suo preciso posto nel mondo, non particolarmente bella ma capace di trasmettere una sua naturale attrazione. Nel momento in cui Gary ha modo di vederla, durante le liceali foto di gruppo, dove Alana lavora come aiuto fotografo, è già convinto che quella giovane donna sarà sua moglie. Anche se da subito Alana lo prende in giro, gli ricorda quanto sia un moccioso ragazzino per niente fico. Eppure tra i due, un po’ necessità, un po’ per la caparbia insistenza di lui e la voglia di Alana di uscire da una sorta di gabbia, si stabilisce una strana e insolita intesa di coppia senza essere coppia. Attorno a questa coppia stramba e libera, il regista realizza una commedia leggera e tutta giocata sul giro vorticoso di una estate americana primi anni settanta, nella familiare vallata di Los Angeles, con personaggi di adulti tratteggiati in modo caricaturale e sempre sopra le righe. Un modo anche per mettere in piena luce solo questa insolita coppia, intraprendente e tutta pronta a vivere il momento in cui si ritrova a recitare una parte, anche nella più disarmante ordinarietà e insignificanza fisica.
E poco importa se poi la storia precipita in un microcosmo della Valley che appare nel sobborgo di Los Angelesdi di San Fernando persino provinciale, con episodi folli e stravaganti, sfilacciati e ridotti a frammenti di memoria. In questo vortice senza una precisa narrazione la coppia continua a giocare il reciproco avvicinarsi e allontanarsi, in un continuo tira e molla ricco di piccole gelosie e piccole rivalità, spesso con un rovesciamento di ruoli. A volte è lui a sembrare più maturo e capace di prendere una nuova iniziativa di successo, altre volte è lei a prendere il controllo e far in modo di uscire da situazioni pericolose, come quando si ritrova a guidare un grosso camion a secco di benzina, (una delle scene più interessanti) giù per la collina californiana. I veri infantili alla fine sono solo gli adulti, tutti accomunati nel loro poter offrire spunti di riflessione ma senza un approfondimento. E anche per i due giovanissimi protagonisti, bravi e sempre credibili nella loro naturalezza, nessuna introspezione, nessuno scavo psicologico. Solo la forza di una vitalità capace di amalgamarsi alla perfezione dentro la stagione di quel preciso 1973, ricreato magnificamente, al punto da farci sentire estranei rispetto a un tempo passato che già ci appare lontano nonostante la sua magnifica indimenticabile colonna sonora, con canzoni anni sessanta e quelle dell'anno in cui la vicenda si colloca. Per Paul Thomas Anderson, regista del precedente sofisticato e impeccabile “Il filo nascosto”, la trama è anche, se non soprattutto in questo ultimo film, materia, tessuto. Il tessuto cinematografico ha una sua tale rilevanza linguistica da poter far a meno di una scorrevole intelligibilità narrativa. Per arrivare al significato del titolo del film bisogna risalire alla autobiografia del regista per sapere che Licorice Pizza era una famosa catena di negozi di vinili che in quegli anni erano meta quasi religiosa di tanti giovani americani assetati di libertà e musica. Musica, con la nostalgia vintage verso gli Album a 33 giri simili a pizze di liquirizia, e vortice di giovinezza restano di sicuro grandi pregi ma non bastano per rendere un film un capolavoro: molti spunti non volutamente messi a fuoco, se non difetti, appaiono un limite. La sottile e sotto traccia disamina a una società americana sempre in cerca di se stessa tra sogno e cinismo, indulgente e pronta ad auto assolversi, se c'è è talmente irriconoscibile da non venire percepita nemmeno dai tanti entusiastici giudizi riconducibili alla gioiosa e vitale estetica formalistica. Troppo poco, se non si vuole lasciarsi andare solo al tuffo di una corsa, salutare ma nostalgicamente vacua, in questo nostro tempo di orrore.(Antonio Miredi)
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gianluigi f.
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mercoledì 23 marzo 2022
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licorice pizza o il sapore intenso della nostalgia
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Che Paul Thomas Anderson fosse un grande regista, non lo si scopre di certo oggi. Ma "Licorice Pizza" ce lo ricorda ancora una volta.
Il cineasta statunitense, tra i più influenti della sua generazione, decide di tornare nella sua amata San Fernando Valley, ma riavvolgendo il nastro del tempo fino agli anni '70.
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Che Paul Thomas Anderson fosse un grande regista, non lo si scopre di certo oggi. Ma "Licorice Pizza" ce lo ricorda ancora una volta.
Il cineasta statunitense, tra i più influenti della sua generazione, decide di tornare nella sua amata San Fernando Valley, ma riavvolgendo il nastro del tempo fino agli anni '70. Precisamente fermandosi nell'America del 1973: quella di Nixon e del sipario calante sul conflitto del Vietnam.
Tuttavia - seppur presente - il peso politico e sociale del contesto storico non è il cuore del film ma la cornice perfetta per inquadrare le avventure (ma soprattutto le disavventure) del quindicenne Gary Valentine e della venticinquenne Alana Kane, interpretati rispettivamente dai due straordinari esordienti Cooper Hoffman e Alana Haim. Lui, giovanissimo e intraprendente, animato dalla voglia di sbarcare il lunario con un'attività propria; lei impulsiva e scostante, col desiderio di trovare il proprio posto nel mondo.
Anderson non scivola nella comodità di fotografare una storia d'amore, ma decide di porre l'accento sull'attrazione che precede il primo bacio, a volte assecondata, altre volte rifuggita. E lo fa attraverso una credibilità che parte in primis dalla fisionomia dei due giovani attori. Gary è cicciottello e con i brufoli; Alana ha un naso aquilino e qualche dente storto. Eppure, sono proprio queste imperfezioni a renderli terribilmente credibili, reali; quanto di più lontano dagli adolescenti puliti e patinati ai quali spesso i prodotti audiovisivi ci hanno abituato.
Anderson non inciampa neppure nella banalità della nostalgia, ma servendosi di regia, fotografia e musica dipinge l'affresco di un'America costantemente in bilico tra ricordo e invenzione, popolata da maschere a tratti grottesche, a tratti crudelmente ciniche, capaci di strappare dalla bocca dello spettatore un riso genuino o una smorfia amara.
Tutto ciò, senza perdere mai per un momento il focus del proprio racconto: la maturazione di un'amore. Una costruzione dell'impianto emotivo sapiente, ponderata che corre - come i suoi protagonisti - dritta verso un finale consapevolmente tenero e insieme magnificamente cinematografico.
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[+] cambia pusher!
(di sergiolino63)
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