Dietro la notte

Marta Colombi è capo della security presso un'azienda che commercia in diamanti e sta per fare l'ultima consegna di preziosi: il nuovo proprietario dell'azienda l'ha infatti appena licenziata, e lei partirà il giorno dopo per Dubai con una valigetta dal carico importante. La donna sta anche per perdere la proprietà della villa dove abita con la figlia Elena, ma non ha intenzione di mollare. Dopo un divorzio sofferto Marta si accompagna con un prestigiatore, Bruno, detestato sia da sua sorella Giulia che da Elena, convinte che l'uomo sia un arrampicatore sociale. La notte prima del viaggio a Dubai qualcuno irrompe nella villa e Marta ed Elena si trovano intrappolate nell'armadio delle scarpe. Riusciranno a venirne fuori indenni e a recuperare il malloppo?

Dietro la notte è il lungometraggio cinematografico di esordio di Daniele Falleri, di lunga esperienza televisiva e qui autore anche del soggetto e della sceneggiatura.

La trama è talmente convoluta e ricca di colpi di scena che è facile confondersi e accusare il sovraccarico, ma il lato positivo di questa bulimia creativa è una sorta di gioiosa esuberanza drammaturgica che è un antidoto all'asfissia di tanti film italiani da una nota sola.

Film smaccatamente di genere, Dietro la notte fa una scelta anche estetica pop spesso eccessiva, e alcune caratterizzazioni (una per tutte: il gruppetto delle "lucciole") sono davvero troppo sopra le righe. La sua originalità però sta nell'aver messo al centro della storia una donna ironica e decisa e una serie di figure femminili che entrano ed escono dalla dinamica della sorellanza, continuando a rovesciare le aspettative del pubblico. Funziona anche la scelta dei due attori principali, Stefania Rocca e Fortunato Cerlino, mentre i ruoli minori scontano interpretazioni più deboli e un tratteggio in sceneggiatura più stereotipato.

Un produttore di buon senso avrebbe probabilmente arginato gli eccessi di questa storia rendendola più nitida e meno sovraffollata di eventi e macchiette, lasciando intatta quella vivacità drammaturgica che è la nota veramente positiva dell'insieme. Ci auguriamo che Falleri trovi la giusta misura fra creativo e improbabile, e la giusta mediazione fra il registro grottesco, che ci sta in un film di genere, e l'eccesso trash, che non si addice ad un noir da prendere sul serio. Anche qualche esternazione nei dialoghi andrebbe eliminata, ad esempio "quei fighetti dieta moda e followers", che richiama una pubblicità del Kinder Bueno, o "l'ho visto in un tutorial cinese" (detto seriamente). 