Boiling Point - Il disastro è servito

La tensione corre tra i fornelli lo chef e il suo staff sono bolliti

Da quando la ristorazione ci ha colonizzato l'immaginario, è stato tutto un proliferare di film ambientati tra i fornelli. A parte qualche eccezione (Ratatouille), i più erano sciapi. Non lo è invece Boiling point - Il disastro è servito, che cucina il suo menu con i ritmi del thriller e, quanto al linguaggio, è un autentico esercizio di stile. Durante le feste di fine ano, in un rinomato ristorante londinese, lo chef Andy Jones, già stressato, scopre che un ispettore gli ha tolto due "stelle". Mancano le materie prime; il personale litiga; gli avventori sono insopportabili; il suo ex principale Alistair Skye, con il quale è indebitato per ben 200mila sterline, si presenta a sorpresa in compagnia dli una temuta critica gastronomica. Non bastasse, una cliente ha una violenta reazione allergica. Non si tratta di avvenimenti clamorosi; però è il modo in cui sono rappresentati a rendere coinvolgente il film come un suspenser. Perché Boiling point è un tour de force girato in un unico ambiente e in un solo piano-sequenza di 92 minuti, senza stacchi di montaggio: scelta linguistica a rischio, impiegata rarissime volte e da registi come Hitchcock e Sokurov. Philip Barantini coglie bene l'enorme tensione che circola per un ristorante stellato e la sua immersiva tecnica sortisce un effetto ansiogeno quanto mai efficace. Contribuisce il lavoro collettivo degli ottimi attori, ciascuno dei quali fa al meglio la sua parte proprio come i membri dell'équipe di un ottimo ristorante. Il tutto è così efficace che avrebbe retto anche un epilogo più "soft" di quello adottato, un po' melodrammatico.
Da La Repubblica, 10 novembre 2022


di Roberto Nepoti, 10 novembre 2022