Annette

La fiaba colorata di Henry e Ann L' opera rock è anche un po' nera

«Possiamo cominciare?», cantano i protagonisti nella prima scena. Ed è proprio il caso di chiederlo: occorre allacciare le cinture per entrare nel mondo di Annette , il film radicale, ipnotico, disperatamente lirico, eccessivo che ha fatto da apertura all' ultimo Festival di Cannes. Henry e Ann sono poli opposti - lui uno stand-up comedian che si fa chiamare la Scimmia di Dio e provoca il pubblico dal palco; lei un' osannata cantante lirica che "muore" ogni sera sulla scena - ma si amano alla follia, si sposano tra il clamore dei tabloid e hanno una meravigliosa bambina. Comincia come una fiaba colorata il nuovo film del regista francese Leos Carax, pseudonimo di Alex Christophe Dupont, a quasi dieci anni dal penultimo, Holy motors ; poi, però, diventa sempre più una fiaba nera, che ti scopri a seguire in una specie di trance, quasi lo stessi sognando. La forma dell' opera-rock, assai rara (quanti ricordano Il fantasma del palcoscenico di Brian DePalma?), ne fa un oggetto filmico non identificato, dove gli attori passano di continuo dalla prosa al canto sulla partitura degli Sparks, l' iconoclasta duo rock che è coautore a pieno titolo con Carax. Certo si tratta di un "film da festival" se mai ce ne fu uno; a fronte delle tante pellicole omogeneizzate per piacere a tutti che cinema e piattaforme ci propongono di continuo, però, è qualcosa di assolutamente stimolante: ad alcuni dispiacerà, altri lo ameranno; nessuno se ne dimenticherà mezz' ora dopo averlo visto. Forse il taglio di qualche minuto lo avrebbe alleggerito (c' è un grano di condiscendenza nei riferimenti al #MeToo e al femminicidio); però il mix di crudeltà e poesia emana un fascino cui è difficile sottarsi.
Da La Repubblica, 18 novembre 2021


di Roberto Nepoti, 18 novembre 2021