luca scialo
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giovedì 6 gennaio 2022
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parabola di una famiglia che ha inventato un grande marchio
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Ridley Scott ci propone la storia dei Gucci, famiglia fiorentina ideatrice di un omonimo marchio di moda famoso in tutto il Mondo. Alla loro grande capacità imprenditoriale e stilistica non ha però fatto seguito una linearità nella vita privata. Fratelli contro, cugini invidiosi. Ma soprattutto, una figura femminile che accelererà lo sfacelo dell'intera famiglia: Patrizia Reggiani. La pellicola si concentra proprio sulla figura di quest'ultima, interpretata da una conferma: Lady Gaga. La quale, dopo aver spiazzato il grande pubblico con A star is born, qui bissa con una ottima interpretazione. Peraltro senza neanche dover fare quello per cui la si conosce di più: cantare. La Reggiani farà di tutto per sposare Maurizio Gucci, interpretato da Adam Driver.
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Ridley Scott ci propone la storia dei Gucci, famiglia fiorentina ideatrice di un omonimo marchio di moda famoso in tutto il Mondo. Alla loro grande capacità imprenditoriale e stilistica non ha però fatto seguito una linearità nella vita privata. Fratelli contro, cugini invidiosi. Ma soprattutto, una figura femminile che accelererà lo sfacelo dell'intera famiglia: Patrizia Reggiani. La pellicola si concentra proprio sulla figura di quest'ultima, interpretata da una conferma: Lady Gaga. La quale, dopo aver spiazzato il grande pubblico con A star is born, qui bissa con una ottima interpretazione. Peraltro senza neanche dover fare quello per cui la si conosce di più: cantare. La Reggiani farà di tutto per sposare Maurizio Gucci, interpretato da Adam Driver. Forse più per interesse, riuscendo a farlo rientrare nei ranghi familiari dai quali era stato estromesso dal padre Rodolfo, interpretato da un sempre magistrale Jeremy Irons, figlio del fondatore del marchio: Guccio. Il cui rapporto col fratello Aldo, interpretato da Al Pacino, più vivére, non è certo idilliaco. Aldo a sua volta, deve fare i conti con un figlio che gli dà molte grane: Paolo. Interpretato da un sempre camaleontico Jared Leto. Una scacchiera intricata e complessa, nella quale la Reggiani muove il marito Maurizio come una pedina. Fino a quando quest'ultimo non decide di spezzare il legame. Una scelta che si rivelerà fatale. Ma il marchio è così grande da sopravvivere brillantemente alle beghe di chi l'ha lanciato. Il film, in pieno stile Ridley Scott, di tanto in tanto esagera con la caratterizzazione dei personaggi. Ma è appunto un film e non un documentario, dunque ci sta. Oltretutto, parla di moda e di personaggi già eccentrici e sui generis di proprio. L'ottimo cast aiuta sicuramente la riuscita del progetto.
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[+] il marcio come altra faccia dello splendore
(di tom87)
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lizzy
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giovedì 24 marzo 2022
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gaga ullalla''
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A dire che mi piace Gaga e che la trovo, oltre che una perfetta cantante/musicista, una ottima attrice, non mi pare sia dire nulla di nuovo.
Così come affermare che Ridley Scott ha fatto la storia della cinematografia mondiale con capolavori immensi come Blade Runner: è una cosa ovvia.
Quello che non è ovvio è come certi grandi dello spettacolo arrivati ad un certo punto sentano il bisogno di sputtanarsi ed inanellare una cavolata dopo l'altra.
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A dire che mi piace Gaga e che la trovo, oltre che una perfetta cantante/musicista, una ottima attrice, non mi pare sia dire nulla di nuovo.
Così come affermare che Ridley Scott ha fatto la storia della cinematografia mondiale con capolavori immensi come Blade Runner: è una cosa ovvia.
Quello che non è ovvio è come certi grandi dello spettacolo arrivati ad un certo punto sentano il bisogno di sputtanarsi ed inanellare una cavolata dopo l'altra.
Forse perchè alcuni di loro, una volta arrivati al vero successo (e anche ai soldini), pensano di poter dire/fare/creare quel che vogliono.
Come Battiato che dopo La Voce Del Padrone cominciò a perdersi con operazioni collaterali come i film dei quali, a parte poco del primo, non c'è assolutamente nulla da salvare, anche Scott, dopo tante perle, si è dedito alle fesserie.
Già non avevo gradito le censurabili avventure post Alien, ma con Tutti i soldi del mondo la parola perchè con tanti punti di domanda era violentemente rimbalzata nel mio cervello per mesi e mesi.
Adesso ci risiamo con questa House of Gucci (che si potrebbe, non a torto, ribattezzare House of Gaga data la preponderanza del personaggio e dell'attrice in tutto il lavoro).
Io ho aspettato a vedere il film perchè più passavano i giorni e meno mi convinceva l'operazione.
A cominciare dal viso del protagonista: una vera macchietta più che una ricostruzione verosimile. A me ha fatto ridere fin dalle prime foto (l'originale non è ridicolo a questo punto!).
E la Gaga/Reggiani stessa: troppo pompata mentre, di sicuro, la vera colpevole era di tutt'altra pasta. Non era questa gran bellezza e non certo carica come è stata dipinta al cinema (va bene spingere sul carattere per motivi spettacolari, ma qua si esagera).
Una storia stupida in fondo, a parte il conoscerla dalle letture di articoli o dalla visione di servizi in tv, un canovaccio che non lascia nulla all'immaginazione e che ci porta, paro paro, tutto lo squallore della situazione.
Una famiglia di arricchiti (come d'altronde si evince dai dialoghi e si capisce dalle varie biografie, col fondatore Guccio Gucci passato da facchino d'albergo ad imprenditore di successo) con lagne e magagne del caso. Una squallida storia di arrivismo, soldi, ignoranza e presupponenza che ha portato la famiglia dalle stalle alle stelle alle stalle in veramente pochi anni.
Non ci serviva capire, se necessario ed una volta in più, che dietro a nomi famosi e ad etichette blasonate, dietro ci stanno non dei semidei onnipotenti e giusti, mai uomini con tutte le loro meschinità, le loro depravazioni e le loro debolezze.
Il solito teatrino di evasioni fiscali, di arrivismo, di egoismo, di inadeguatezza che, onestamente, ci poteva venir risparmiato in nome della pubblica decenza.
Ma tant'è.
Riecco quindi un censurabilissimo Scott che svolge il suo compitino come meglio può, ma non mancando di sbagliare molte cose.
A partire dalla colonna sonora del film: in altri lavoro imprescindibile dal resto ed, anzi, assolutamente incisiva per il successo dell'opera, qua proprio inutile se non, a volte, addirittura fuori luogo. Come il brano di Alice scelto e messo a casaccio ad un certo punto del film.
(Che cavolo ci fa Una notte speciale durante l'arrivo di Aldo Gucci al suo negozio? E che pena quel Ritornerai quando Aldo Gucci ritorna in campagna con la Reggiani)
No, proprio non una grande opera questo film, ma un mediocre documentario colorito su una squallida tragedia e su una poco onorevole famiglia ormai decaduta.
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[+] mischirare roma con toma
(di panzy)
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felicity
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lunedì 7 marzo 2022
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in equilibrio tra il lusso e il kitsch
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In House of Gucci vi è una compenetrazione tra le righe e il sopra le righe, tra il grande cinema e quello più sguaiato, tra il lusso e il kitsch, tra il sottile e il trash. Scott racconta questa storia vera un po’ come gli stilisti raccontano la realtà, ossia trasfigurandola, dandone un’interpretazione tutta estetica e pop.
Ecco allora che la recitazione stupefacente di Jared Leto trova una sua collocazione così come quella di Al Pacino, lasciato libero di gigioneggiare come se fosse ancora sul set di The Irishman per far emergere l’aspetto più famigliare, in senso quasi padrinesco, della vicenda.
Tutto questo in un equilibrio che ha quasi del miracoloso, per come Ridley Scott riesce a tenere tutto sotto controllo, a non sbracare, a soffocare un po’ dopo il nascere le derive potenzialmente più trash.
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In House of Gucci vi è una compenetrazione tra le righe e il sopra le righe, tra il grande cinema e quello più sguaiato, tra il lusso e il kitsch, tra il sottile e il trash. Scott racconta questa storia vera un po’ come gli stilisti raccontano la realtà, ossia trasfigurandola, dandone un’interpretazione tutta estetica e pop.
Ecco allora che la recitazione stupefacente di Jared Leto trova una sua collocazione così come quella di Al Pacino, lasciato libero di gigioneggiare come se fosse ancora sul set di The Irishman per far emergere l’aspetto più famigliare, in senso quasi padrinesco, della vicenda.
Tutto questo in un equilibrio che ha quasi del miracoloso, per come Ridley Scott riesce a tenere tutto sotto controllo, a non sbracare, a soffocare un po’ dopo il nascere le derive potenzialmente più trash.
Il film si tiene lontano – a dispetto delle apparenze - dagli eccessi che pure accarezza ma facendo invece emergere i risvolti più banali, superficiali, fatti anche e soprattutto di mediocrità e pochezza.
Adam Driver su tutti: distaccato, asettico, senza qualità. Non si racconta, cioè, un crepuscolo degli idoli, né il crollo di una dinastia, ma l’implosione di sostanziali arricchiti che finiscono per fallire e soccombere sotto il peso delle proprie ambizioni, alle quali non hanno la capacità di tenere testa. Unica parziale eccezione: Lady Gaga / Patrizia Reggiani, inizialmente umana troppo umana, forse l’unica “persona vera”, viva, pulsante, che finisce però, anche lei, per guccizzarsi (anche esteticamente) e diventare vittima di se stessa fino a trasformarsi nella sprovveduta mandante di un omicidio.
House Of Gucci, sicuramente un film imperfetto, un po’ strambo ma soprattutto sfuggente, difficilissimo da inquadrare, ma parimenti facilissimo da fraintendere, che forse verrà rivalutato nel tempo.
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fioremina
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sabato 25 febbraio 2023
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povero gucci povera reggiani
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Non ci stupisce che i critici non sappiamo riconoscere film talentuosi.
Additato come infedele alla storia vera. Ma non è questa l’importanza di un film.
Il film è già bello per il solo fasto che ha sapientemente ricostruito, il lusso degli ambienti, degli abiti; già bello per le straordinarie somiglianze ricercate, in primis quella di lady Gaga; già bello per la somatizzazione fisica con cui i protagonisti si sono calati nel recitare lo sciocco bamboccione e l’intraprendente Patrizia.
Il film è prezioso per lo straordinario lavoro creativo del regista nella ricerca del movente omicida e ovviamente nella magistrale trasposizione sullo schermo.
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Non ci stupisce che i critici non sappiamo riconoscere film talentuosi.
Additato come infedele alla storia vera. Ma non è questa l’importanza di un film.
Il film è già bello per il solo fasto che ha sapientemente ricostruito, il lusso degli ambienti, degli abiti; già bello per le straordinarie somiglianze ricercate, in primis quella di lady Gaga; già bello per la somatizzazione fisica con cui i protagonisti si sono calati nel recitare lo sciocco bamboccione e l’intraprendente Patrizia.
Il film è prezioso per lo straordinario lavoro creativo del regista nella ricerca del movente omicida e ovviamente nella magistrale trasposizione sullo schermo.
Il regista è andato oltre al banale movente dell’immaginario collettivo.
Ha individuato il movente omicida non nella perdita delle ricchezze e degli agi della giovane borghese catapultata nell’inaspettato mondo al di sopra delle righe , ma nella perdita di ciò che la giovane borghese aveva personalmente costruito, e quindi nella rabbia di colui che vede sottrarsi l’attribuzione della naturale paternità di un’opera, qualunque essa sia.
Al pari di uno scrittore che usurpa quanto scritto da altri, dello scienziato a cui venga rubata la formula. Patrizia reggiani è stata colei che ha creato Maurizio Gucci., che gli ha insegnato a gustare il sapore del potere, dei soldi , che lo ha emancipato da quel citrullo imbelle figlio di papà che si diverte a lavare i camion e stirare il bucato.
Il movente è nella rabbia che avrebbe assalito chiunque che si veda scippare i riconoscimenti di quanto abbia creato, l’omicidio è il risultato di quanto avrebbe fatto chiunque a cui, senza la ragione, avessero prevalso gli istinti.
La Reggiani è una povera donna, come tutte quelle altre donne o uomini purtroppo non soccorsi dalla ragione che in preda agli istinti primordiali commettono anche i più efferati gesti.
Non che per ciò hanno la benedizione della nostra società ma la comprensione assolutamente si.
Il regista è stato un abilissimo interprete del sentimento di furto provato dalla Reggiani.
Vero o non vero poco importa.
Il regista non è uno storico né un biografo.
Non sarebbe nemmeno il primo caso che si discosti dalla realtà.
Milos Forman quando ha sceneggiato l’Amadeus commette un errore storico nel rendere contemporanei Mozart e Salieri e per anni Maria Antonietta è stata interpretata come la sprezzante che vuole sfamare il popolo con le brioche finché non se ne è capito il dramma della bambina regina.
Non ultima una colonna sonora incantevole.
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