riscoma
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sabato 10 aprile 2021
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dejavu
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Consueta storia del campione decaduto chiamato a redimersi e ricostruirsi attraverso gli altri, in una seconda opportunità che l’insegnamento sembra offrirgli. Ma l’attenzione dello spettatore rimane concentrata più su come l’attore protagonista possa essere diventato così gonfio e dilatato, che sulla trama del film.
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st7n
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mercoledì 9 dicembre 2020
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grande vittoria
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Di per sè il film non ha proprio nulla di nuovo, anzi, una storia che conosciamo bene e sul genere poi, ancor di più! Quello che fa la differenza qui, è Ben Affleck, che come il buon vino, migliora invecchiando. In questa nuova veste, piu' robusto, con folta barba e sconvolto nel suo profondo, ne esce limpido e puro come pochi.
Un film che sicuramente non finirà nella biblioteca delle pellicole monumentali, ma che rende chiaro il concetto di unione, sfida e vittoria. Un canestro da 3 punti!
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mirko tommasi
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lunedì 16 novembre 2020
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affleck è tornato a vincere
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Appassionante film sportivo ben diretto e adeguatamente performato su una stella del basket in caduta libera che ottiene la sua possibilità di redenzione quando diventa allenatore. Affleck è tornato sobrio nella recitazione come nella vita, ed è tornato a vincere.
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xerox
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giovedì 15 ottobre 2020
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non si può non pensare...
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... vedendo questo film, che Affleck nella realtà è stato due volte ospite di un centro di riabilitazione per alcolisti. Per dire che il personaggio del film, in questo caso, ha molto in comune con l'uomo Affleck. Onore al merito del regista, Gavin O'Connor, che ha saputo trattare una vicenda che avrebbe potuto sbracare in qualsiasi momento, affondando il pedale nel retorico o nel sentimentalismo più sciatto. (Da notare purtroppo un solito "Ti voglio bene" detto un po' a capocchia).
Affleck comunque si conferma il meraviglioso attore che è, affrontando il ruolo con molta asciuttezza, risultando in sommo grado credibile e convincente. Bello!
(Detto tra noi: penso che nella realtà le cose non sarebbero andate proprio così, ma a volte è bello pensare.
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... vedendo questo film, che Affleck nella realtà è stato due volte ospite di un centro di riabilitazione per alcolisti. Per dire che il personaggio del film, in questo caso, ha molto in comune con l'uomo Affleck. Onore al merito del regista, Gavin O'Connor, che ha saputo trattare una vicenda che avrebbe potuto sbracare in qualsiasi momento, affondando il pedale nel retorico o nel sentimentalismo più sciatto. (Da notare purtroppo un solito "Ti voglio bene" detto un po' a capocchia).
Affleck comunque si conferma il meraviglioso attore che è, affrontando il ruolo con molta asciuttezza, risultando in sommo grado credibile e convincente. Bello!
(Detto tra noi: penso che nella realtà le cose non sarebbero andate proprio così, ma a volte è bello pensare....positivo!)
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fivedownyouforthetruthboe
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venerdì 25 settembre 2020
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quelle spese pazze...in realtà oltre lo sport film
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che dire, si va ben oltre i 25 canetsri..., questo film sportiv
da 4x4 macina al 60% fettine sportive e il divertimento è assoluto,
vecchie e demodè... glorie vogliono insistere con quelle
goffate dinosauriche appalancate, senza alcun risocontro, pensando in realtà
di dare qualcosa come allora..., ecco che l'altra possibilità... per
quelli si palesa, con un pò di sport e film divertimento.
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francescofacchinetti
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lunedì 18 maggio 2020
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tornare a essere ben affleck.
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“The Way Back” (in italiano “Tornare a Vincere”) lo tradurrei piuttosto “Tornare a essere Ben Affleck”, grazie alla performance che gli mancava da anni, dopo brutti film e (soprattutto) un lungo periodo buio che in molti punti ricalca i tormenti del protagonista. Stavo per raccontare brevemente il contesto, ma poi ho pensato che se avessi presentato lo scheletro sarebbe rimasto poco da scoprire, dirò soltanto che era da un po’ che non si vedeva un buon film sportivo, con i valori, gli insegnamenti e i cattivi esempi, le lacrime nei momenti giusti e le ricadute che fanno un po’ patire.
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felicity
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venerdì 15 maggio 2020
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film sportivo sulle relazioni e i fallimenti
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Un classico film da rinascita sportiva che aggiunge il dramma familiare in modo più intenso, concentrandosi meno sui ragazzi della squadra e più sul loro allenatore.
Il titolo originale è The way back: un ritorno alla passione per lo sport, alla responsabilità e ad un tentativo di felicità.
Ben Affleck, in una delle sue prove migliori, abbraccia un personaggio imperfetto mostrandone fragilità e limiti, rendendolo autentico.
Un coach a cui non interessa la vittoria, ma allenare una squadra capace di reagire quando gli avversari attaccano.
Un film dai contorni sportivi, certo, ma che parla di famiglia e relazioni, errori e fallimenti, di personaggi ai margini che lottano per risollevare la testa dopo aver incassato troppi canestri in una metafora della vita che passa dal campo da basket.
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Un classico film da rinascita sportiva che aggiunge il dramma familiare in modo più intenso, concentrandosi meno sui ragazzi della squadra e più sul loro allenatore.
Il titolo originale è The way back: un ritorno alla passione per lo sport, alla responsabilità e ad un tentativo di felicità.
Ben Affleck, in una delle sue prove migliori, abbraccia un personaggio imperfetto mostrandone fragilità e limiti, rendendolo autentico.
Un coach a cui non interessa la vittoria, ma allenare una squadra capace di reagire quando gli avversari attaccano.
Un film dai contorni sportivi, certo, ma che parla di famiglia e relazioni, errori e fallimenti, di personaggi ai margini che lottano per risollevare la testa dopo aver incassato troppi canestri in una metafora della vita che passa dal campo da basket.
Un film misurato nella scrittura così come nella regia che non cede mai il passo all’enfasi.
Sport e vita si fondono e, per quei ragazzi, le lezioni imparare allenandosi valgono anche fuori dal perimetro rettangolare.
Tornare a vincere non segue le regole canoniche dei film sportivi in cui la vittoria finale è l’ideale punto di arrivo del racconto e in cui lo sport assume i contorni di una strada salvifica. No, perché al regista interessa altro.
È il racconto della sfera umana il suo vero obiettivo.
L’happy end lascia il posto alla consapevolezza che per il riscatto occorrono fatica e tempo e che la rabbia è un nemico difficile di cui sbarazzarsi.
Una storia intensa in cui lo sport è ancora una volta metafora della voglia di lottare per non arrendersi.
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jonnylogan
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mercoledì 15 aprile 2020
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stelle cadenti
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Il quarantenne Jack Cunningham, operaio edile, divorziato ed ex stella del basket, viene contattato dal suo vecchio liceo per sostituire il coach della squadra di pallacanestro vittima di un improvviso attacco cardiaco. Jack dopo il liceo ha abbandonato il basket e per lui questa potrebbe essere un’occasione per un nuovo inizio.
Ben Affleck, esattamente come Jack Cunningham, cerca di trovare un nuovo inizio per una carriera composta da alcuni alti, l’Oscar per Will Hunting - Genio ribelle e il successo di Argo, e una vita alla deriva a seguito di divorzi, litigi continui con la bottiglia e flop al botteghino. Il personaggio alcolista disegnato dalla sceneggiatura dello stesso Gavin O’Connor, a quattro mani con Brad Ingelsby, pare scritta su misura per fare da terapia per il suo amico attore già diretto nel recente passato.
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Il quarantenne Jack Cunningham, operaio edile, divorziato ed ex stella del basket, viene contattato dal suo vecchio liceo per sostituire il coach della squadra di pallacanestro vittima di un improvviso attacco cardiaco. Jack dopo il liceo ha abbandonato il basket e per lui questa potrebbe essere un’occasione per un nuovo inizio.
Ben Affleck, esattamente come Jack Cunningham, cerca di trovare un nuovo inizio per una carriera composta da alcuni alti, l’Oscar per Will Hunting - Genio ribelle e il successo di Argo, e una vita alla deriva a seguito di divorzi, litigi continui con la bottiglia e flop al botteghino. Il personaggio alcolista disegnato dalla sceneggiatura dello stesso Gavin O’Connor, a quattro mani con Brad Ingelsby, pare scritta su misura per fare da terapia per il suo amico attore già diretto nel recente passato. Purtroppo la pellicola non regge all’urto di troppi argomenti posti sul fuoco trascinandosi con tutti i prodromi della storia piena di redenzione con molte cadute provenienti da un passato fatto di una carriera sportiva carica di successi e la fine nell’oblio di una vita fatta di fallimenti rovinosi, nonostante però la bravura dell’attore originario di Berkeley, e non Boston come molti pensano, sul finire ci si accorge come sia soprattutto la vita del protagonista che diviene centrale rispetto alla narrazione toccando numerosi nervi scoperti, come il rapporto con la moglie e la bottiglia, ma senza approfondirne alcuno. Nulla aggiunge il rapporto instaurato solo superficialmente con i giovani membri della squadra di basket liceale, esattamente come il suo passato sportivo. Da vedere solamente per assistere a una buona prova di Affleck senza affezionarsi però troppo alle vicende umane di mister Cunningham.
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