L'uomo che vendette la sua pelle

Un film di Kaouther Ben Hania. Con Monica Bellucci, Koen De Bouw, Husam Chadat, Rupert Wynne-James.
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Titolo originale The Man Who Sold his Skin. Drammatico, durata 90 min. - Tunisia, Francia, Belgio, Germania, Svezia 2020. - Wanted uscita giovedì 7 ottobre 2021. MYMONETRO L'uomo che vendette la sua pelle * * * - - valutazione media: 3,22 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Manuela Caserta

L'Espresso

Se la libertà vale più di tutto a quale prezzo può essere acquistata? È questa la domanda che il film L'uomo che vendette la sua pelle, lascia in testa allo spettatore. il terzo film della regista e sceneggiatrice tunisina Kaouther Ben Hania, è stato candidato agli Oscar 2021 come miglior film internazionale, e premiato a Venezia 77 nella sezione Orizzonti per la Migliore interpretazione maschile. Ispirato in parte a una storia vera, L'uomo che vendette la sua pelle racconta il dramma di un siriano di nome Sam Alì (Yahya Mahayni), che diventa un rifugiato per sfuggire alla dittatura politica di Bashar Al-Assad. Sam da un giorno all'altro è costretto a lasciare tutto: Abeer l'amore della sua vita interpretata da Dea Liane, la sua casa e il suo Paese attraversando clandestinamente la frontiera fino in Libano. Nel limbo temporale in cui ti getta lo stato di rifugiato, Sam cerca di sopravvivere alla fame tra un lavoro e l'altro. Mentre Abeer è costretta a sposare un altro uomo, un diplomatico siriano, ma continua a mantenere un contatto con Sam. A Beirut un giorno Sam si imbuca a un vernissage più per fame che per l'arte, e lì si scontra con Soraya (Monica Bellucci), una cinica mercante d'arte e curatrice di Geffrey Godefroi (Koen De Bouw), un artista contemporaneo americano tra i più quotati al mondo, con il quale Sam stipulerà un patto mefistofelico. Nello spazio di Scenghen è più facile ottenere un visto per un'opera d'arte che per un essere umano, e allora Geffrey propone a Sam di diventarlo. Gli fa sottoscrivere un contratto milionario con il quale compra il suo corpo e Sam accetta di farsi tatuare sulla schiena una gigantesca Visa card, per essere presentato come l'ultima opera d'arte visionaria e provocatrice dell'artista, in tutti i musei del mondo nei quali esporrà. La regista Ben Hania si è chiaramente ispirata alla storia realmente accaduta a un ragazzo scelto come opera d'arte vivente dal controverso artista Wim Delvoye. Il quale nel 2006 lancia la sua prima personale intitolata Tim 2006-2008, nella quale esponeva un'opera umana: Tim. Un ragazzo con la schiena interamente tatuata per 40 ore di incisioni, su commissione di Delvoye, dal tatuatore Matt Power. Tim è stato esposto seduto di spalle per due anni, in tutti i musei dove Delvoye è andato ospite. È diventato la sua opera d'arte itinerante, fino a quando è stato acquistato dal collezionista Rik Reinking, e quando morirà la sua pelle sarà rimossa e conservata come una tela. C'è qualcosa di macabro in un concetto tanto estremo come quello sdoganato dal provocatorio Wim Delvoye. Ma forse l'idea non è del tutto originale, perché anche Lucian Freud qualche anno fa aveva già tatuato il fondoschiena della top model Kate Moss, però senza esporla e senza stipulare con lei accordi post mortem. Una Monica Bellucci in versione bionda, cinica e apparentemente algida, è colei che segna il confine tra una realtà e l'altra. Nel ruolo di assistente responsabile degli affari dell'artista, detiene le chiavi di accesso di chi appartiene al mondo del possibile. Abeer invece, non è solo l'oggetto di desiderio del protagonista, è il personaggio speculare alla vita di Sa. Ovvero la donna che più di tutti nella società dei mancati diritti da cui viene Sam non può scegliere nemmeno chi amare. Sarà lei l'unica vera ragione di vita e di riscatto del protagonista, perché nella cornice scelta dalla regista, il loro amore resisterà anche ai paradossi ai quali dovranno piegarsi. Sul filo narrativo di una disperata ricerca della propria libertà da parte di un essere umano prima ingiustamente perseguitato nel suo Paese, e poi reso schiavo dall'idea geniale di un artista, la regista muove una critica sferzante al mondo dell'arte contemporanea. Essere nati o meno "dalla parte giusta del mondo" può fare la differenza nella disperazione di un uomo. In fondo, l'unica opera d'arte di inestimabile e intangibile valore è proprio la libertà e il suo godimento. Se l'arte stessa riesce ad acquistarla e a rivenderla dandole un prezzo, più o meno inaccessibile che sia, ne ha già sancito ufficialmente l'inesistenza.
da L'Espresso, 8 ottobre 2021

di Manuela Caserta, 8 ottobre 2021

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