Quando andiamo al cinema a vedere un film di Christopher Nolan, ci aspettiamo di finire nell'edificio in fiamme, e quasi sempre questa aspettativa è confermata.
È ormai un suo stile di narrazione quello di costruire trame estremamente dettagliate, nelle quali si districano le storie dei vari personaggi, dividere queste storie in varie parti, distribuendole lungo tutta la durata del film, lasciando a noi il compito di riassemblarle, pezzo dopo pezzo grazie alle informazioni che ci vengono fornite.
Tenet non é da meno, anzi, è la somma di tutte le abilità che Nolan ha acquisito grazie ai suoi film precedenti.
I personaggi sono volutamente freddi e distaccati, inizialmente, ma più ci si avvicina alla soluzione del rompicapo (sia per noi, che per i protagonisti del film), più quei personaggi freddi diventano empatici, condividono le proprie emozioni, fino a giungere all'apice emotivo del film, gli ultimi cinque minuti, nei quali Kat, una madre tenuta lontana dal figlio durante tutta la sua infanzia, finalmente può ricongiungersi ad esso, mentre Il Protagonista ci sottiliena come siano sempre le bombe inesplose, e solo loro, che potrebbero cambiare il mondo: il mondo di una madre e di suo figlio, così come il destino dell'intera umanità.
Christopher Nolan fa con Tenet la stessa operazione che aveva già effettuato con successo in Inception.
In inception, l'intero film raccontava di come si potessero innestare idee nella mente delle persone, e nello stesso tempo Nolan innesta varie idee nello spettatore, idee che si sgretolavano volutamente nel finale, lasciandoci in balia di noi stessi, e del tanto atteso ricongiungimento di Cobb con i suoi figli.
Con Tenet fa la stessa operazione: all'inizio del film la scienziata dice al protagonista di non cercare di comprendere quel mondo ma di sentirlo. E indirettamente Nolan lo dice anche a noi. Non dobbiamo cercare di comprendere tutte le leggi della fisica che legano la struttura del film o tutti i salti temporali che i personaggi compiono. Dobbiamo sederci e goderci 2 ore e mezza di puro spettacolo.
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