Soul: Quando un'anima si perde

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Perchè vedere Soul migliorerà il vostro 2020: Valutazione 5 stelle su cinque

di Ilaria Perino


Feedback: 100 | altri commenti e recensioni di Ilaria Perino
lunedì 28 dicembre 2020

 Soul è il nuovo film della Pixar uscito il 25 Dicembre sulla piattaforma streaming Disney+. Si sa ormai che la Pixar è in grado di produrre capolavori (ricordiamo Up, Wall-e o Inside Out) ma non sapevamo che si sarebbe superata. Questa volta la Pixar ha deciso di parlare di anime(Soul, in inglese anima), di vita e di morte, di depressione e di accettazione in un lungometraggio strabiliante che lascia col cuore leggero e con una voglia di vivere che serviva alla fine di un anno terribile come questo. Come ha fatto la Pixar a parlare di concetti così difficili e profondi in un lungometraggio adatto a grandi e piccini? Usando colori sgargianti, design dei personaggi e luoghi dinamici e soprattutto battute divertenti e argute. Perché alla fine di tutto, oltre alla saggezza infinita delle perle che ci manda questo film, si rimane con un profondo senso di leggerezza e consapevolezza della vita.

Analisi+Trama (Spoiler Alert!!)

Ci troviamo in una New York scoppiettante, piena di colori e suoni. Joe Gardner è il protagonista di questa storia, un insegnante di musica delle medie di mezza età, amante del pianoforte e del rimpianto per la sua vita non vissuta. Nel giorno in cui realizza il suo sogno però muore. Era finalmente riuscito a organizzare un'esibizione con una grande musicista di jazz, ma la sua sbadataggine lo porta alla fine della sua vita. 

Joe Gardner era insoddisfatto in tutto, dalla carriera e dalla famiglia. Non è in grado di ascoltare gli altri, ragiona solo su se stesso: è un musicista ma non riesce a sentire nient’altro che i suoi ragionamenti egocentrici. 

Dopo l’ennesima distrazione giunge alla morte e viene catapultato in un altra dimensione, e trasformato in un piccolo esserino blu il quale rappresenta la sua anima. 

Inizia un viaggio nel mondo dopo la morte e prima della vita, rispettivamente “l’altro-mondo” e “l’ante-mondo” anche detto “Io-seminario” (luogo dove vengono decise le personalità di ogni anima). Joe arriva nell’altro mondo (una bellissima rappresentazione di quello che ci aspetta dopo la vita), ma si rifiuta e scappa via. 

Così si spacca la linearità di stile, e Joe non solo da umano si trasforma in un anima, ma inizia ad attraversare gli spazi quantici dell’universo (in una trasposizione dell’universo simile a quella di Interstellar di Nolan). Le forme cambiano e dal film, che già non appariva come un cartone animato, ma dava l’illusione di essere una dettagliatissima ripresa dal vero di attori modellati, colpiti dalle luce come se facessero parte di questo mondo, arriviamo alla creatività pura. 

In una forma quasi antropomorfa attraverso una linea prende vita  “la congiunzione di tutti i campi quantizzati dell’universo” ovvero “Jerry”, ossia un’entità che supervisiona le anime, un colpo di genio per non dare nessun nome a Dio ma nemmeno escluderlo dell’esistenza. Ogni momento è intervallato da battute e ogni battuta ha la forza di far riflettere e ridere. 


La forza di far riflettere

La narrazione continua con 22, una povera anima che non è in grado di trovare la sua “scintilla” e quindi non ha la possibilità di accedere alla vita sulla terra, ma se tutti vogliono vivere, 22 vuole non-vivere, ed è così che per la prima volta viene affrontato il tema della depressione, autocommiserazione e autodistruzione in una dolce lucina blu agenere. 22 è però è anche in grado di far riscoprire allo spettatore la gioia di guardare le nuvole in cielo, mangiare un pezzo di pizza o prendere al volo le foglie che cadono dagli alberi. Attraverso vicende veloci e simpatiche i due personaggi affrontano avventure che li porteranno ad accettare se stessi, accettare la vita e accettare la morte. La visione di un bambino interiore riportata dentro un uomo adulto riesce finalmente a far capire che non esiste uno scopo nella vita, ma esiste la consapevolezza ed è fondamentale l’ascolto


Come ha fatto la Pixar?

L’assetto narrativo di questo film è semplice, in modo da trattare tematiche difficili in modo lineare:

  • inizia,

  • accade un antefatto, 

  • il protagonista cerca di risolverlo e incontra un amico che lo aiuta, 

  • l’antagonista (Terry, altra rappresentazione dei quanti, chiaramente influenzata dalla Linea di Osvaldo Cavandoli) cerca interrompere i protagonisti dal loro scopo,

  • arriva l’elemento magico (i divertentissimi mistici) che aiutano i protagonisti, causando però un errore,

  • e una realizzazione finale fa comprendere a tutti il vero significato della storia (e della vita).


Come era già successo con Inside Out, una storia essenziale permette di spiegare la psicologia e l’essenza umana (o almeno una versione ipotetica di quello che è), 


“quando la gioia diventa ossessione avviene il distacco dalla vita”


“prima di giudicare, ascolta”


La prima frase detta da Spartivento (l’elemento magico nominato prima) affronta un tema che spaventa, un concetto che molti si sono ritrovati ad affrontare durante il 2020. Anche se la Disney è famosa per la sua capacità di risolvere problemi enormi con dubbie soluzioni, in questo caso la soluzione del problema (la paura di vivere o morire) è l’ascolto e l'amore, e anche se, inevitabilmente hanno utilizzato una trasposizione più semplice di quello che potrebbe accadere nella realtà, non sono andati lontani dalla soluzione reale.  


La seconda frase viene detta dal padre di Joe quando lui era ragazzino, un'affermazione che se Joe avesse realmente ascoltato e interiorizzato sarebbe stato in grado di vivere la sua vita pienamente e non passivamente. É la soluzione dei mali della psiche e della comunicazione corretta, una frase nascosta da immagini e colori che stimola a fare e dare il nostro meglio. 


In questo film, dove tutti si aspettano intrattenimento leggero, lo spettatore si trova davanti a quesiti enormi: Cosa c’è dopo la morte? Cosa sono l’anima e il corpo? Qual è lo scopo della vita? Vale la pena vivere? 

I registi decidono di non dare regole fisse, ma dare l’aspetto della realtà ad un film sulla vita. Come dice 22, “tutto è ipotetico qui” ossia: nell’ altro mondo non c’è niente che tu non desideri, ognuno ha la sua realtà e questa è quella delle anime che per esistere hanno bisogno di un corpo e una volta affrontata la vita, sono in grado di ritornare all’origine e riiniziare da capo. Nonostante ci siano delle incongruenze, lo spettatore accetta quello che sta vedendo perchè è interfacciato con un racconto semplice e diretto. Ed è così che la Pixar ci riesce di nuovo: riesce a capire la depressione e l’insoddisfazione, dandoci la chiave per capire noi stessi.

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