L'opera prima della giovane regista messicana ha una regia solida e sapiente ed è in equilibrio magnifico tra cronaca e tradizioni, tragedia e pessimismo. In concorso
di Tonino De Pace Sentieri Selvaggi
È davvero la faccia triste dell'America il Messico con le sue nuvole che non solo disegnano il cielo portando la pioggia, ma rabbuiano anche i volti dei suoi abitanti che sembrano avere sopportato di tutto. Fernanda Valadez, giovane regista messicana al suo esordio, firma la regia, solida e sapiente, di un film, che in equilibrio magnifico tra cronaca e tradizioni, tragedia e pessimismo, cammina su uno dei confini più martoriati del pianeta. Su quel confine segnato da un ennesimo muro che sembra gettare un'ombra di disumana volontà, diventando il confine dove finiscono i sogni e le speranze e comincia l'inferno. [...]
di Tonino De Pace, articolo completo (4527 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 21 novembre 2020