Il talento del calabrone

Sergio Castellitto il bombarolo che ama Beethoven

"Il talento del calabrone" dal 18 su Prime Video di Roberto Nepoti Se mai non bastasse l' assedio della pandemia, Milano è sotto l' attacco di una nuova minaccia. Un bombarolo attraversa la città a bordo di un' auto carica di esplosivo, deciso a farsi esplodere assieme a un buon numero di passanti ante-lockdown. Non si tratta di un fondamentalista venuto da lontano, ma di un italiano laico e colto che ascolta Bach, Beethoven e Boccherini, cita l' antinomia di Russell, manipola l' informatica e svia abilmente chi cerca di fermarlo. Il soggetto de Il talento del calabrone è di un genere insolito dalle nostre parti: il "suspenser", frequentato invece, in Europa, dal cinema spagnolo. L' azione si svolge in unità di tempo e di luogo; o meglio di luoghi: l' auto dell' attentatore e uno studio radiofonico, durante il programma in diretta di Steph (Lorenzo Richelmy), un deejay popolarissimo sui social. Lo sconosciuto, che dice di chiamarsi Carlo (Sergio Castellitto), tiene sotto scacco Steph costringendolo a mettere sulla console i suoi compositori preferiti in raffinate esecuzioni, a indire un concorso a premi tra gli ascoltatori e, soprattutto, a rispondere a domande che lo coinvolgono sempre più direttamente. Il tutto sotto il controllo di un ufficiale dei carabinieri, il colonnello Rosa Amedei (Anna Foglietta), che guida dalla cabina di regia le mosse del riluttante deejay. Già previsto per l' uscita in primavera poi a ottobre, ma bloccato entrambe le volte dal virus, Il talento del calabrone, diretto da Giacomo Cimini, arriva sulla piattaforma Amazon Prime Video da mercoledì 18 novembre. Non è un film privo di difetti: qualche buco di sceneggiatura (l' esplosione in un grattacielo deserto), qualche ingenuità (a un certo punto la trasmissione è seguita da otto milioni di follower), almeno una scena infelice (quella in cui Steph, al colmo della frustrazione, aggredisce i carabinieri). Però nel complesso è scritto bene: fa progredire l' azione dosando con giudizio gli spoiler, pone le premesse di situazioni che si svilupperanno in seguito (vedi l' ultima scena, poetica e commovente). È confezionato con cura, a cominciare dalla fotografia di Maurizio Calvesi in una fotogenica Milano notturna. È recitato a dovere: soprattutto da Castellitto, che dà il meglio di sé quando interpreta personaggi depressivi. Ha anche un altro pregio. Pur accennando al potere perverso dei media - quando il regista e il team del programma si felicitano tra loro perché l' emergenza fa schizzare gli ascolti - ci risparmia le requisitorie moralistiche per non sprecare la tensione del suspenser. Il coraggio di portare sullo schermo una storia del genere, nel nostro cinema poco disposto alle avventure, è degno di nota. E non è escluso che Il talento del calabrone, un giorno, sia "esportabile" per un remake da pubblico internazionale.
Da La Repubblica, 14 novembre 2020


di Roberto Nepoti, 14 novembre 2020