felicity
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giovedì 23 gennaio 2020
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lezione di sguardo, di scrittura, di stile
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Il film è una parabola di giustizia, di ricerca della verità, ma anche un viaggio in una delle pagine più oscure delle recente storia americana.
The Report è uno di quei film che abbiamo già visto altre volte, ma che vogliamo e dobbiamo continuare a vedere se si crede in una dimensione civica dell’intrattenimento.
Un’opera rigorosa che racconta la democrazia al lavoro, inevitabilmente figlia di quel cinema politico americano partorito dagli anni ’70.
Il riferimento principale è ancora una volta Tutti gli uomini del presidente e non potrebbe essere altrimenti.
E The Report ne recupera lo stile asciuttissimo, le scenografie essenziali, una scrittura giornalistica attentissima ai dettagli tecnici delle indagini, alle testimonianze, ai fatti.
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Il film è una parabola di giustizia, di ricerca della verità, ma anche un viaggio in una delle pagine più oscure delle recente storia americana.
The Report è uno di quei film che abbiamo già visto altre volte, ma che vogliamo e dobbiamo continuare a vedere se si crede in una dimensione civica dell’intrattenimento.
Un’opera rigorosa che racconta la democrazia al lavoro, inevitabilmente figlia di quel cinema politico americano partorito dagli anni ’70.
Il riferimento principale è ancora una volta Tutti gli uomini del presidente e non potrebbe essere altrimenti.
E The Report ne recupera lo stile asciuttissimo, le scenografie essenziali, una scrittura giornalistica attentissima ai dettagli tecnici delle indagini, alle testimonianze, ai fatti.
Nell’affastellamento di dati e di dialoghi consumati tra claustrofobici seminterrati e le stanze del potere, lo sceneggiatore e regista compie scelte anche radicali, come quella di annullare completamente la dimensione intimista e privata del protagonista e concentrarsi interamente e ossessivamente nel suo lavoro, o quella di mostrare le torture della Cia evitando qualsiasi forma di morbosità voyeuristica.
Una piccola lezione di sguardo, di scrittura, di stile.
Un film necessario, integro e preciso.
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jonnylogan
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giovedì 5 dicembre 2019
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i tre giorni di... daniel jones
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Daniel Jones, un giovane diplomatico alle dipendenze della CIA, inizia a redigere un rapporto riguardante le modalità d’interrogatorio dei prigionieri a seguito dell’attentato dell’11 settembre. Il rapporto non viene però apprezzato dalle alte sfere del governo che cercheranno di fare di tutto per insabbiarne la pubblicazione.
The Torture Report, titolo originale della pellicola diretta da Scott Z. Burns la dice lunga sul contenuto di quest’ultima e sul nuovo caso che il regista e co – sceneggiatore di Panama Papers, ha voluto scoperchiare. Ancora una volta Burns desidera trattare uno dei casi che in passato hanno gettato discredito sul ruolo che spesso gli States si trovano a ricoprire nello scacchiere geopolitico mondiale, mascherando la denuncia che trasuda da ogni particella della film che ha in Adam Driver il protagonista assoluto, in un ruolo che lo ancora saldamente a terra gettandolo definitivamente nell’empireo dei migliori talenti in circolazione e non più solamente come una valida promessa in rampa di lancio.
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Daniel Jones, un giovane diplomatico alle dipendenze della CIA, inizia a redigere un rapporto riguardante le modalità d’interrogatorio dei prigionieri a seguito dell’attentato dell’11 settembre. Il rapporto non viene però apprezzato dalle alte sfere del governo che cercheranno di fare di tutto per insabbiarne la pubblicazione.
The Torture Report, titolo originale della pellicola diretta da Scott Z. Burns la dice lunga sul contenuto di quest’ultima e sul nuovo caso che il regista e co – sceneggiatore di Panama Papers, ha voluto scoperchiare. Ancora una volta Burns desidera trattare uno dei casi che in passato hanno gettato discredito sul ruolo che spesso gli States si trovano a ricoprire nello scacchiere geopolitico mondiale, mascherando la denuncia che trasuda da ogni particella della film che ha in Adam Driver il protagonista assoluto, in un ruolo che lo ancora saldamente a terra gettandolo definitivamente nell’empireo dei migliori talenti in circolazione e non più solamente come una valida promessa in rampa di lancio. Driver impersona il ruolo di un all american boy idealista e volenteroso, che al secondo giorno di college ha per sua stessa ammissione cambiato il corso dei propri studi perché due aerei dirottati si schiantarono contro le twin towers. La presa di coscienza è però inevitabilmente dietro l’angolo e se nel caso di Snowden di Oliver Stone, era il richiamo al desiderio di privacy quello che muoveva l’ingegnere informatico impersonato da Joeseph Gordon – Levitt, questa volta è il desiderio di gettare in pasto al mondo intero le torture mascherate da interrogatori che la CIA, molto prima di Abu Ghraib, perpetrò ai danni di prigionieri non necessariamente colpevoli.
Per tutto il corso di una pellicola di denuncia dotata di una sceneggiatura complessa ed essenziale, Daniel si troverà sempre a domandarsi se sia corretto quello che sta facendo, sempre a un passo dall’insabbiamento, sempre braccato e con lo spettro, proprio come nel caso di Ed Snowden, di essere tacciato di alto tradimento. Un cast stellare, la cui peculiarità è l’essere composto per buona parte da attori di serie televisive, a dimostrazione che ormai queste non sono certo le parenti povere del grande schermo, aggiungono a una pellicola che pare direttamente uscita dai ‘70ies un tocco di attualità che non guasta minimamente.
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frascop
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venerdì 29 novembre 2019
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la cia fuori controllo, cinema liberal
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Un film prodotto da Amazon e diretto da Scott Z. Burns, già sceneggiatore di Steven Soderbergh, qui in veste di produttore. All’indomani dell’11 settembre le pratiche per la lotta al terrorismo divennero disumane torture, ma la cosa peggiore (e decisiva) è che furono del tutto inutili e segrete. La CIA, responsabile di non aver preso sul serio rivelazioni sul terribile attentato dell'11/9, cercò dopo di camuffare il suo fallimento. Cominciò allora a mentire spudoratamente accreditando inesistenti successi delle sue pratiche naziste volte ad ottenere informazioni dai prigionieri per smantellare la rete terrorista. Fu proprio grazie al dossier di oltre 7000 pagine ad opera della senatrice Feinstein (Annette Bening) e del suo assistente Dan(iel) Jones (un impassibile Adam Driver) che si scoprì la verità.
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Un film prodotto da Amazon e diretto da Scott Z. Burns, già sceneggiatore di Steven Soderbergh, qui in veste di produttore. All’indomani dell’11 settembre le pratiche per la lotta al terrorismo divennero disumane torture, ma la cosa peggiore (e decisiva) è che furono del tutto inutili e segrete. La CIA, responsabile di non aver preso sul serio rivelazioni sul terribile attentato dell'11/9, cercò dopo di camuffare il suo fallimento. Cominciò allora a mentire spudoratamente accreditando inesistenti successi delle sue pratiche naziste volte ad ottenere informazioni dai prigionieri per smantellare la rete terrorista. Fu proprio grazie al dossier di oltre 7000 pagine ad opera della senatrice Feinstein (Annette Bening) e del suo assistente Dan(iel) Jones (un impassibile Adam Driver) che si scoprì la verità. Film che alla fine diventa patriottico: elogio degli USA che imparano sempre dagli errori, ma in ogni caso la CIA arrivò a violare i computer del Senato dimostrando che è un organo fuori controllo, finanche Obama fu imbrigliato nelle sue grinfie. Ad ogni modo se Spielberg dopo The Post avesse affrontato la storia vera di Dan, ci saremmo emozionati di più. Il film è comunque bello e importante.
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