Star Wars - L'ascesa di Skywalker

Star Wars, la battaglia finale La saga alla resa dei conti

Milioni di fan coi fucili puntati aspettavano il capitolo conclusivo della saga di Star Wars, che nel frattempo si è arricchita, e continuerà probabilmente ad arricchirsi, di prequel, spin-off e apocrifi. Gli ami per tenere buoni i fedeli, senza licenze o eresie che li irritino, governa il progetto. E si ritorna allo spirito dei capitoli iniziali, con l'esaltazione della banda di ribelli contro l'impero, e un gusto un po' picaresco, nel frattempo un po' smorto. Kylo Ren (Adam Driver) viene richiamato in servizio dal malvagio imperatore Palpatine, e cerca di portare dalla sua parte la Jedi Rey (Daisy Ridley). La quale, insieme al pilota Poe (Oscar Isaac), vuole regolare i conti una volta per tutte, e cerca il misterioso pianeta dove l'Imperatore tesse le sue trame. Ma il vero cuore del film è forse la riflessione sul ruolo delle immagini nell'era del digitale. A cavallo del millennio, la seconda trilogia (la prima, in ordine di eventi raccontati) apriva le porte al trionfo del digitale, e in seguito avevamo visto comparire per la prima volta personaggi completamente creati al computer, o addirittura attori morti resuscitati. Qui i vivi e i morti si cambiano di posto continuamente: i personaggi muoiono e rinascono, la principessa Leia è interpretata da Carrie Fisher morta due anni fa (sono immagini girate prima del decesso, stavolta), ricompaiono anche gli spettri di personaggi usciti di scena. Il film poi infila 5-6 finali di fila: quello new age, quello femminista, quello citazionista e così via. Ma tanto l'idea di fine non appartiene al mondo di Star Wars, dove i vivi e i morti, il bene e il male, il passato e il presente, le generazioni di spettatori convivono obbedendo alle leggi mistiche ed eterne del franchise.
Da La Repubblica, 19 dicembre 2019


di Emiliano Morreale, 19 dicembre 2019