francog
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sabato 30 aprile 2022
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difficile uscire dagli stereotipi
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film fatto bene ma che volente o nolente risente di tutti i predecessori da " quei bravi raggazzi" a " romanzo criminale" con una variante matrimoniale.
Serraiocco meno smunta del solito. Scamarcio bene.
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rosmersholm
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domenica 11 luglio 2021
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mediocre
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Che dire? La mediocre regia affoga ogni velleità del film, in una sequela di scene stanche e didascaliche. Occasione perduta.
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rescart
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domenica 11 luglio 2021
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non c''è due senza tre
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Il padre di Santo è un miracolato, perchè il suo sgarro da pecoraio calabrese non è stato punito con la morte ma con l’esilio a Milano ed in questa debolezza della criminalità organizzata s’inserisce il figlio, che, finito al carcere minorile Beccaria per un nonnulla in occasione dei festeggiamenti di un capodanno meneghino di fine anni Sessanta, inizia la sua carriera di delinquente incallito e, a differenza dei veri ‘ndranghetisti’, spietato. Perche Santo è anche un bravo attore che sa fare il Vincenzo - quello “troppo stupido per vivere” della canzone di Fortis - e sa trattenere i “bollenti spiriti”, tranne quelli del maschio latino.
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Il padre di Santo è un miracolato, perchè il suo sgarro da pecoraio calabrese non è stato punito con la morte ma con l’esilio a Milano ed in questa debolezza della criminalità organizzata s’inserisce il figlio, che, finito al carcere minorile Beccaria per un nonnulla in occasione dei festeggiamenti di un capodanno meneghino di fine anni Sessanta, inizia la sua carriera di delinquente incallito e, a differenza dei veri ‘ndranghetisti’, spietato. Perche Santo è anche un bravo attore che sa fare il Vincenzo - quello “troppo stupido per vivere” della canzone di Fortis - e sa trattenere i “bollenti spiriti”, tranne quelli del maschio latino.
Ma iniziamo con ordine, che non segue la trama del film fatto piuttosto di ripetuti flashback. Il contesto è quello degli anni di piombo e pare normale fare soldi con le rapine alle casse dei negozi. Non c’è però alcuna motivazione ideologica, neanche nei rapimenti. Ma gabbare le forze dell’ordine e lasciare un rampollo della ricca borghesia milanese come una salsiccia frollata a suon di calci e pugni avvolto in un tappeto abbondonato in un cassonetto: priceless!
Il passo successivo sarà accreditarsi presso la ‘ndarngheta e per fare questo Santo deve accettare di fare l’ultima ruota del carro e subire umiliazioni alle quali reagirà a tempo debito, facendosi strada a suon di colpi di pistola ma sempre rimanendo esterno, non affiliato a nessun clan malavitoso.
In tal modo riesce a mantenere un’apparenza di normalità nelle vesti di imprenditore edile.
Ben presto però finirà in carcere una seconda volta e come la prima ne uscirà tutt’altro che riabilitato.
Ma non c’è due senza tre - come il numero di componenti della sua "storica" banda - e stavolta anche lo spiitato capisce che la sua carriera criminale è finita, probabilmente perchè a quel punto il passo successivo sarebbe stato fare le scarpe a qualcuno troppo in alto e non glielo avrebbero mai permesso. Non gli resta che vuotare il sacco ovvero, per usare un eufemismo, diventare collaboratore di giustizia e prendersi così l’ultima vendetta personale verso quel mondo che non lo ha mai voluto veramente accettare: la ‘ndrangheta calabrese.
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lizzy
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venerdì 28 maggio 2021
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ça va sans dire...
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Un bel film, fatto bene, recitato bene, belle ambientazioni e bei vestiti/auto/scene.
Forse un po' troppo romanzato. Forse.
Ovviamente la realtà è sempre più squallida e banale, quindi per non far scappare uno spettatore qualcosa ce la si deve inventare.
Eppure qua non c'è un granchè che ti faccia gridare al capolavoro: come molti han sottolineato, e come non posso far a meno di ribadire, siamo in presenza di un clone di un altro clone di un altro clone.
E qua torniamo, come da chiusura del cerchio, all'affermazione di prima: la realtà è sempre banale e questi "fatti della mala" sono fotocopie uno dell'altro.
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Un bel film, fatto bene, recitato bene, belle ambientazioni e bei vestiti/auto/scene.
Forse un po' troppo romanzato. Forse.
Ovviamente la realtà è sempre più squallida e banale, quindi per non far scappare uno spettatore qualcosa ce la si deve inventare.
Eppure qua non c'è un granchè che ti faccia gridare al capolavoro: come molti han sottolineato, e come non posso far a meno di ribadire, siamo in presenza di un clone di un altro clone di un altro clone.
E qua torniamo, come da chiusura del cerchio, all'affermazione di prima: la realtà è sempre banale e questi "fatti della mala" sono fotocopie uno dell'altro.
E a meno di eccessivi voli pindarici la frase che puoi pronunciare dopo il "the end" è "visto uno visti tutti".
Tutto qua.
Bella "Malamore". Carino il resto della colonna sonora.
Film da vedere di notte quando non hai altro da visionare.
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dandy
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martedì 27 aprile 2021
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l''henry hill de milan.
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Dal libro-saggio "Manager Calibro 9" di Piero Colaprico e Luca Fazzo,un'altra storia di malavita nostrana che il regista(che co-sceneggia) sa raccontare con il giusto tono spigliato e ironico.Nulla di nuovo rispetto ai precedenti esempi da "Romanzo criminale" in poi ma il ritmo è scorrevole e l'impostazone da Scorsese de noartri(voce over del protagonista,uso ironico delle musiche,come "Malamore" del compianto Enzo Carella che fa da sottofondo alle gesta di Santo,della quale c'è anche un'ottima cover di Riccardo Sinigallia sui titoli di coda)gestita senza presunzione.Scamarcio funziona nel ruolo del criminale dal sud che si atteggia a milanese raffinato ma è a disagio nei luoghi "in"("ca va sans dire" ripete dopo averlo sentito dalla sua nuova donna francese senza nemmeno conoscerne bene il significato).
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Dal libro-saggio "Manager Calibro 9" di Piero Colaprico e Luca Fazzo,un'altra storia di malavita nostrana che il regista(che co-sceneggia) sa raccontare con il giusto tono spigliato e ironico.Nulla di nuovo rispetto ai precedenti esempi da "Romanzo criminale" in poi ma il ritmo è scorrevole e l'impostazone da Scorsese de noartri(voce over del protagonista,uso ironico delle musiche,come "Malamore" del compianto Enzo Carella che fa da sottofondo alle gesta di Santo,della quale c'è anche un'ottima cover di Riccardo Sinigallia sui titoli di coda)gestita senza presunzione.Scamarcio funziona nel ruolo del criminale dal sud che si atteggia a milanese raffinato ma è a disagio nei luoghi "in"("ca va sans dire" ripete dopo averlo sentito dalla sua nuova donna francese senza nemmeno conoscerne bene il significato).La prima parte comunque è la migliore,mentre il finale scade nel moralismo spicciolo.Come prodotto di genere va più che bene,e i fan apprezzeranno di sicuro.Curiosamente il sesso è più abbondante della violenza.Maria-Ange Casta è sorella di Laetitia Casta.Prodotto e ditstribuito da Netflix,dopo l'uscita nelle sale per qualche giorno come evento speciale.
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stefano73
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venerdì 23 aprile 2021
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roba già vista
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La vita di Salvo Russo dalla Calabria a Buccinasco è descritta nel dettaglio dalla voce narrante di Riccardo Scamarcio.
Pare di seguire un film che tifa per la malavita organizzata degli anni 70/80 a Milano.
E' un tipo di film già visto anche se le interpretazioni e le ambientazioni sono curate.
La gente onesta pare non esista nemmeno...e se la si vede pare quella parte di popolazione ingenua ,indifesa e cagasotto.
L'interpretazione della moglie delusa e sola poi diventa insopportabile verso la seconda parte di film.
Il contrasto tra il criminale e la Milano snob,colta e modaiola diventa un pò banale.
Diciamo che si può vedere ma senza pretese.
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La vita di Salvo Russo dalla Calabria a Buccinasco è descritta nel dettaglio dalla voce narrante di Riccardo Scamarcio.
Pare di seguire un film che tifa per la malavita organizzata degli anni 70/80 a Milano.
E' un tipo di film già visto anche se le interpretazioni e le ambientazioni sono curate.
La gente onesta pare non esista nemmeno...e se la si vede pare quella parte di popolazione ingenua ,indifesa e cagasotto.
L'interpretazione della moglie delusa e sola poi diventa insopportabile verso la seconda parte di film.
Il contrasto tra il criminale e la Milano snob,colta e modaiola diventa un pò banale.
Diciamo che si può vedere ma senza pretese. La Milano non è questa che si vede.
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hulk1
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giovedì 5 marzo 2020
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non male
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Il Riccardo nazionale si sta specializzando nei ruoli adatti al noir, dal proletario infame ,al borghese bastardo , ha interpretato una manciata di opere degne di nota, perlomeno non le solite commedie da ballatoio, o tra cucina e tinello, per non menzionare le miccinaggini varie .
Come attore si è scavato una nicchia che lo tiene al riparo dal cinema medio italiota, ed anche bravo, in questo film sfoggia un accento polentone , degno del Kim Rossi di Vallanzasca.
Insomma il film merita una visioene e l'abbonamento a netflix
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felicity
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martedì 11 febbraio 2020
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una crime-story tradizionale con tono dark comedy
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Scamarcio/Santo fa cose terribili, ma gestisce tutto con stile, come se fosse un manager, una specie di imprenditore del crimine, con un debole per gli abiti fatti su misura e la Francia: “ça va sans dire” è il suo intercalare preferito.
Il tutto con grande umorismo, perché Santo non prende sul serio nessuno, mai.
Se la prima parte scorre alla grande, è quando il film deve raccontare il passaggio di Santo ormai arricchito dalla strada alla malavita degli affari che è meno coeso.
La potenza del film è in quello sguardo annoiato e senza tensione, che pensa all’assassinio e non lo giustifica come evento necessario, bensì lo legittima e lo identifica come un movimento erotico, che se non ha senso o gusto, allora non va commesso e non va consumato.
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Scamarcio/Santo fa cose terribili, ma gestisce tutto con stile, come se fosse un manager, una specie di imprenditore del crimine, con un debole per gli abiti fatti su misura e la Francia: “ça va sans dire” è il suo intercalare preferito.
Il tutto con grande umorismo, perché Santo non prende sul serio nessuno, mai.
Se la prima parte scorre alla grande, è quando il film deve raccontare il passaggio di Santo ormai arricchito dalla strada alla malavita degli affari che è meno coeso.
La potenza del film è in quello sguardo annoiato e senza tensione, che pensa all’assassinio e non lo giustifica come evento necessario, bensì lo legittima e lo identifica come un movimento erotico, che se non ha senso o gusto, allora non va commesso e non va consumato.
A predominare dall’inizio della seconda metà, però, è la convenzionalità che cresce sopra le intuizioni visive.
Nello scarto tra l’entusiasmante variazione stilistica sul tema e l’improvvisa flessione in una catena di situazioni già viste, si colloca quindi la mezza delusione per un prodotto che poteva raggiungere vette qualitative importanti ma sembra alla fine volersi accontentare.
Quello che funziona benissimo nello Spietato sono la messa in scena, la ricostruzione perfetta della Milano del boom economico, le citazioni che omaggiano il noir-poliziottesco anni Settanta e Ottanta (soprattutto Milano Calibro 9 diretto da Fernando Di Leo nel 1972) e il tono da comedy dark, anche se a tratti la sceneggiatura ammicca un po’ troppo allo spettatore.
Menzione d’onore per tutto il cast, con un Riccardo Scamarcio carismatico e giustissimo nei panni del ‘cumenda’ del crimine.
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mae
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mercoledì 1 maggio 2019
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lo spietato e la spietata
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Salve,
credo che in questo film chi merita di piu' l'aggettivo di Spietata sia la moglie del protagonista, da donna dimessa e pia a donna manager forse piu' del marito, alla fine totalmente( e non a torto) incurante del destino di questi, abbandonato in carcere e sbeffeggiato con il suo stesso modo di parlare!
Cosa ne pensate?
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jeros
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martedì 30 aprile 2019
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occasione mancata. bravo scamarcio
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Da un buon libro una discreta sceneggiatura ma una produzione povera che non tenra minimamente di connotare storicamente una bellissima storia. Poveri i costumi, inesistente la scenografia(Milano era sporca e grigia, non luccicante come oggi...), minimo il lavoro sul dialetto, espedienti fotografici da film tv. Il regista ha lavorato bene con Scamarcio, ma non basta. Spero in un prossimo migliore...
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