L'hotel degli amori smarriti

Antonella Gaeta

In questo hotel (nel titolo originale Chambre 212, è solo una stanza, espansa) idealmente alloggiano in tanti, dall' Ingmar Bergman di Scene da un matrimonio, al Michel Gondry di Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Il regista Christophe Honoré nei titoli di coda ne ringrazia tanti altri, da Woody Allen a Philip Roth, a dare ragione del suddetto affollamento. La storia - si sarà compreso - è quella di una coppia in crisi, a un passo dal lasciarsi dopo vent'anni di matrimonio. Maria, un'ottima Chiara Mastroianni premiata come miglior attrice della sezione Un certain regard a Cannes, è una docente universitaria, molto sensibile all'avvenenza giovane dei suoi studenti. Suo marito Richard, sfiorito e rinunciatario, la aspetta in pantofole a casa, ma quando scopre solo l'ultimo dei suoi tradimenti, apre la crisi. Lei se ne va, prende una stanza nell'hotel di fronte, e di notte vengono a visitarla una serie di personaggi che abitano il comune passato, il presente, l'inconscio, e che mettono insieme tracce di analisi di quello che sta accadendo, discussioni su amore e innamoramento, prese d'atto che i matrimoni di lungo corso finiscono per essere come lavori e richiedono competenze specifiche. Il risultato è surreale, a tratti instabile, ma assai divertente. Per senso di nostalgia, richiama un altro titolo di questa stagione, sempre francese, La belle époque di Nicolas Bedos.
Da La Repubblica, 21 febbraio 2020


di Antonella Gaeta, 21 febbraio 2020