Anno | 2019 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Regia di | Luca Onorati, Francesco Gargamelli |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,50 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 ottobre 2019
22 febbraio 1994. I Nirvana in concerto a Marino. Il racconto di una notte, Kurt Cobain, gli anni '90, l'Italia, una generazione, un mondo. E due ragazzi.
CONSIGLIATO NÌ
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25 anni dopo quella sera di febbraio del 1994, in cui i Nirvana suonarono al Palaghiaccio di Marino, nei pressi di Roma, Luca Onorati e Francesco Gargamelli viaggiano attraverso i ricordi. Recuperano i cimeli di gioventù, raccontano cosa accadde quel giorno e infine si ritrovano con altri "reduci" davanti al Palaghiaccio, oggi area disabitata e in rovina, per una piccola celebrazione a base di musica e proiezioni di clip. Dei Nirvana, naturalmente.
Manipolare con un registro leggero e un'estetica grezza ricordi che hanno lasciato un segno indelebile su un'intera generazione non è una faccenda di poco conto. Luca Onorati e Francesco Gargamelli scelgono di affrontare il compito lateralmente, volando basso, con umiltà. Per dialogare con i loro giovani se stessi, più che con il fantasma di una rockstar inarrivabile.
47 minuti di durata, estetica lo-fi e tanta ironia di borgata dissacrante, in stile Zoro o Zerocalcare, per mescolare Kurt Cobain e le birrette, il suicidio di una rockstar e i panini con la mortadella: un ricordo agrodolce, in cui l'imperativo resta quello di non prendersi troppo sul serio. Fino a un revival a 25 anni di distanza, in cui il freddo che attanaglia i partecipanti non è solo un fenomeno atmosferico. Nei sobborghi più trascurati, mentre il rombo assordante degli aerei che passano copre ogni cosa, resta ben poco di quella magia perduta, quando il rock era tornato grande e pareva di vivere un presente sensazionale, in cui Roma (dove Cobain fu ricoverato) e Seattle parevano unite da un ponte invisibile.
Attraverso la schiva e spensierata testimonianza di Onorati e Gargamelli di Cobain sappiamo solo che sul palco aveva "uno sguardo triste, annoiato", mentre nel calderone delle immagini di repertorio raccolte dai due registi finisce anche il sessantotto dei padri, citato en passant, in un confronto generazionale che non va oltre un vago complesso di inferiorità (con battutina annessa).
Poche spiegazioni, solo qualche allusione a complesse relazioni sociali e temporali che forse richiedono altri luoghi e tempi per essere affrontate. Ma se si riesce ad accantonare le implicazioni più profonde del suicidio di Cobain, e del brusco risveglio dalla giovinezza di una generazione intera, forse si può provare ad apprezzare I Wish I Was Like You per quello che è. Cioè un rapido e spensierato divertissement, in cui ritrovare le piccole abitudini che univano noi e l'America - walkman, musicassette - e uno smarrimento da sogno interrotto troppo presto. Probabilmente prima che tutti ne potessero cogliere le implicazioni.
Corsi e ricorsi delle nostalgie: dopo gli imperversanti 80, tocca ai 90. Il loro apogeo, per gli autori del doc, ragazzini al tempo di Beverly Hills e Tangentopoli (questo, in breve, il tenore della ricostruzione), ha una data precisa: il 22 febbraio 1994, concerto dei Nirvana a Roma. L'operazione amarcord parte da lì, dalle rovine del Palaghiaccio che ospitò Cobain e soci («ci han fatto un supermercato» [...] Vai alla recensione »
Il 22 febbraio 1994 è una data importante per la vita dei due registi Luca Onorati e Francesco Gargamelli e probabilmente per un'intera generazione di attuali quarantenni. Quella sera, infatti, sul palco del Palaghiaccio di Marino (in provincia di Roma) si esibiscono i Nirvana in uno dei loro ultimi concerti prima della tragica fine di Kurt Cobain nell'aprile successivo.
22 febbraio 1994, Palaghiaccio di Marino, provincia di Roma: i Nirvana si esibiscono in concerto per una tappa del tour promozionale di In Utero, il loro ultimo album. Pochi mesi dopo, in aprile, Kurt Cobain, cantante e leader della band simbolo del movimento grunge, si toglie la vita. Da Last days, passando per il più recente Montage of Heck, il cinema ha più volte approcciato la figura tragica di [...] Vai alla recensione »