Gli anni amari

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Gli Anni Amari di Andrea Adriatico, il primo film su Mario Mieli alla Festa del Cinema di Roma #FF14

di Manuela Caserta L'Espresso

La quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma si apre in anteprima con il film di Andrea Adriatico Gli Anni Amari. Il primo film biografico su Mario Mieli, fondatore e leader del Movimento omosessuale italiano. Un film che mancava, perché mentre il mondo intero conosce la storia di Harvey Milk, grazie al cinema e alla magnifica interpretazione del premio Oscar Sean Penn, la vita e le battaglie di Mario Mieli sono rimaste eclissate nella memoria di una certa periferia culturale. Protagonista del film Nicola Di Benedetto, molto simile nell'aspetto - grazie ai costumi di Andrea Barberini e Giovanni Santecchia - e nei modi al vero Mario Mieli, al quale piaceva vestirsi da donna, aveva il vezzo delle perle e l'eleganza di una autentica "sciura" milanese. Nel ruolo dei facoltosi genitori di Mario, ritroviamo Sandra Ceccarelli (Liderica) che interpreta dimessamente una madre preoccupata per il figlio ma formale e affettata nei modi. Walter, il padre, un industriale della seta, perbenista e conservatore che vive l'esuberanza del figlio come una pena, è interpretato da Antonio Catania. Il film di Andrea Adriatico è forse inevitabilmente didascalico, racconta la vita di Mario Mieli, penultimo di sette figli, cresciuto in una famiglia dell'aristocrazia industriale meneghina di origini ebraiche. L'Egitto nel ceppo paterno era un vanto per lui, che non a caso intitolerà il suo secondo libro Il risveglio dei faraoni. Mieli si fa notare per stravaganza e cultura già da adolescente, mentre frequenta il Liceo Classico Parini. Alla fine degli anni '70, in un clima sociale più oscurantista che progressista, vive la sua identità sessuale provocatoriamente, con ironia e ostentata libertà. Una libertà che secondo il pensiero della psicanalisi del tempo, era compatibile con patologie ben precise: schizofrenia e bipolarismo. Durante il suo soggiorno londinese, prende contatto con il Gay Liberation Front che di lì a poco in Gran Bretagna lancerà il primo Gay Pride. Quando Mieli rientra a Milano fonda il FUORI con Angelo Pezzana, il primo Movimento Omosessuale in Italia. Sono gli anni dell'impegno politico e sociale, Mieli non segue la tradizione di famiglia e decide di frequentare la facoltà di Lettere e Filosofia. Il Fuori è anche una rivista dove lui scrive articoli e traccia i prodromi del suo pensiero. Gli Anni Amari di Andrea Adriatico, porta sul grande schermo il "corpo nudo" di Mario Mieli, in tutta la prima parte del film volutamente quasi senza musiche - qui il regista ammette di aver ricevuto qualche diniego per l'uso di alcune canzoni nel film proprio a causa dell'argomento trattato - sono i rumori di fondo ad accompagnare le scene e a lasciare l'impronta del documentario sulla pellicola. La figura libertina del giovane Mieli, viene narrata soprattutto attraverso le sue relazioni sentimentali, come la storia d'amore con Umberto Pasti, lasciando tra le righe tutti gli altri aspetti più bohémian della sua vita che furono anche causa e motivo della sua deriva esistenziale. Sullo sfondo dei collettivi ai quali Mieli partecipa ci sono figure come Fernanda Pivano, Ivan Cattaneo e il pittore Piero Fassoni, tutti protagonisti della rivoluzione in atto. I ricoveri in ospedale, mettono in evidenza la posizione dei genitori, insofferenti verso questo figlio "malato". E poco sappiamo della reale sofferenza di Mario come figlio di-sconosciuto. Nell' "organico" di famiglia, lui era il cromosoma sbagliato, il primo figlio, Giulio, interpretato da Lorenzo Balducci, replica infatti lo schema prendendo le redini dell'impresa di famiglia. Anche lui manifesta vergogna verso il fratello "pervertito". E la vergogna diventa dictat quando la famiglia si mostra molto contrariata rispetto alla pubblicazione del suo secondo libro, Il risveglio dei faraoni, fino a impedirne la pubblicazione anche post mortem. Andrea Adriatico omaggia il grande Mario Mieli che fu il primo filosofo a elaborare teorie di genere, anticipando di quarant'anni le moderne posizioni della psicoanalisi e dei contemporanei filosofi sul genere. Ma questo film risente ancora del silenzio e della "censura" imposta dalla famiglia. Nonostante l'importanza del suo pensiero, Mario Mieli subisce una sorta di esilio culturale, passando da Milano a Londra e viceversa, sembra che il suo pensiero non abbia contaminato i movimenti della capitale, se non marginalmente. Rimane l'importanza del progetto nell'ottica di un cinema impegnato che restituisce la giusta memoria e gloria agli intellettuali dimenticati.
Da L'Espresso, 17 ottobre 2019


di Manuela Caserta, 17 ottobre 2019

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