spione
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lunedě 6 novembre 2023
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mo ce ripigliamm'' tutt'' chell che č ''o nuost
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Immaginatevi "Ocean's Eleven". Però ambientato 10.000 km più a Sud e interpretato da una banda improvvisata di sfigati ("los giles" del titolo originale) che fanno un po' il verso ai Soliti Ignoti ma con una spruzzatina di Peter O'Toole.
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Immaginatevi "Ocean's Eleven". Però ambientato 10.000 km più a Sud e interpretato da una banda improvvisata di sfigati ("los giles" del titolo originale) che fanno un po' il verso ai Soliti Ignoti ma con una spruzzatina di Peter O'Toole. Shakerate il tutto e ne esce questo film (premio Goya 2020) che forse aveva anche l'ambizione di denunciare le storture del sistema economico-sociale argentino dell'ultimo ventennio, e finisce invece per raccontare una storia semplice e divertente di gente buona e onesta che si vendica di un'ingiustizia subita da un super-cattivo un bel po' paranoico e ossessivo.
Forse i riferimenti alla cronaca suonano un po' ostici al pubblico straniero, che poco sa del "corralito" (un provvedimento del governo che, nel 2001, limitò drasticamente la possibilità di ritirare contanti) e fatica a cogliere le frecciatine contro Alfonsin, l'eternità del peronismo e l'eredità di Bakunin. In ogni caso si tratta di un film molto godibile che mi sento di consigliare per una serata di svago. Ricardo Darín lo ricorderete probabilmente già protagonista del bellissimo "Il segreto dei suoi occhi" e "Truman" (rifatto in Italia con Mastandrea e Giallini). Qui suo figlio Chino interpreta... suo figlio.
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enzo70
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venerdě 6 agosto 2021
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i robin hood della pampa
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Borensztein racconta in maniera simpatica i danni della finanza, quella bassa, che rende, come quella alta, difficile la vita a molti uomini. La crisi finanziaria che devastò letteralmente l’Argentina viene, quindi, raccontata partendo dal sogno di un ex calciatore e della moglie di creare un’azienda agricola con una piccola cooperativa tra amici. L’iniziativa trova riscontro tra i soci ma il denaro trovato finisce nel buco nero della finanza; così sembra all’inizio, perché in realtà il bancario che gestiva i soldi della cooperativa venuto a conoscenza della crisi in corso non aveva versato le somme in banca. Questo è lo spunto per un film divertente anche se infarcito all’inverosimile dei tanti luoghi comuni tipici di una certa cultura.
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Borensztein racconta in maniera simpatica i danni della finanza, quella bassa, che rende, come quella alta, difficile la vita a molti uomini. La crisi finanziaria che devastò letteralmente l’Argentina viene, quindi, raccontata partendo dal sogno di un ex calciatore e della moglie di creare un’azienda agricola con una piccola cooperativa tra amici. L’iniziativa trova riscontro tra i soci ma il denaro trovato finisce nel buco nero della finanza; così sembra all’inizio, perché in realtà il bancario che gestiva i soldi della cooperativa venuto a conoscenza della crisi in corso non aveva versato le somme in banca. Questo è lo spunto per un film divertente anche se infarcito all’inverosimile dei tanti luoghi comuni tipici di una certa cultura. Comunque un film sicuramente molto gradevole.
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francescofacchinetti
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domenica 24 maggio 2020
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leggero, non tonto.
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Arrivato in Italia nel 2020 “La Odisea De Los Giles” č il film piů visto in Argentina nel 2019. Ambientato nell’Argentina del 2001 (quella della grande crisi che ha ridotto in mutande la nazione), racconta con leggerezza e col romanticismo tutto sud americano una rocambolesca questione di principio, in cui alcuni semplici cittadini si trovano costretti a diventare una vera e propria gang. Perfetto per passare un paio d’ore in leggerezza senza perň assistere a una commedia demenziale, decompressione tra un filmone ed un altro.
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ghisi grütter
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sabato 29 febbraio 2020
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la banda degli onesti
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Il titolo originale del film è “La odisea de los giles”, quello internazionale “Heroic Losers” mentre il nostro potrebbe meglio essere “La rivincita dei tonti”.
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Il titolo originale del film è “La odisea de los giles”, quello internazionale “Heroic Losers” mentre il nostro potrebbe meglio essere “La rivincita dei tonti”. È un film drammatico che vira in commedia, adattamento di un romanzo di Eduardo A. Sacheri dal titolo "La noche de la usina" (che ha anche collaborato alla sceneggiatura), e si svolge nel 2001 ad Alsina, un piccolo centro nella provincia di Buenos Aires, durante una grave crisi economica. Un gruppetto di onesti ed eterogenei sfigati, una sorta di “Armata Brancaleone”, capeggiato dall’ex calciatore Fermin Perlassi, (interpretato dal semore bravissimo Ricardo Darìn), cercherà di mettere in scena nella campagna argentina una sorta di lotta di classe.
Le persone del gruppo avevano deciso di unirsi per costituire una cooperativa agricola, rilanciando una vecchia impresa e cercando di racimolare la somma necessaria all'acquisto dei silos.
Fermin e sua moglie Lidia (Verónica Llinás) convincono quindi uno ad uno gli abitanti del paese e mettono tutti i risparmi in dollari in una cassetta di sicurezza nella banca della vicina Villagrán. Ma il direttore della banca Alvarado, complice di un losco faccendiere, convince Fermin a versare tutto su un unico conto bancario (in pesos).
La mattina del giorno dopo, purtroppo, scatta il cosiddetto corralito, un sistema di misure che a cavallo del nuovo secolo bloccò i conti in banca, vietando i prelievi in dollari. Ma Fortunato Manzi, l’avvocato corrotto e concussore, approfittandosi della situazione, aveva appena ritirato tutti i soldi (in dollari) svuotando le casse della banca.
Fermin e i suoi scoprono casualmente che Manzi (interpretato da Andrés Parra) ha nascosto il denaro dentro una cassaforte sepolta in un terreno agricolo e decidono di riprendersi i loro soldi - il resto lo avrebbero dato in beneficienza -, dando così una bella lezione all’avvocato senza scrupoli, che ha mandato in rovina parecchie famiglie.
Fermin per le modalità del furto prende spunto dalla trovata del detective Peter O’Toole in un vecchio film di William Wiler che vede in TV: ”Come rubare un milione e vivere felici” del 1966. La seconda parte di ”Criminali come noi” film racconta, pertanto, tutte le vicende e le difficoltà incontrate nel mettere in atto il piano.
Il regista Sebastian Borensztein è già stato autore di un altro divertente film “Cosa piove nel cielo” che ha vinto il Marc'Aurelio d'Oro all’edizione del 2011 del Festival Internazionale del Film di Roma, e il premio del Pubblico. In questo film dipinge una serie di tipologie umane di cui ognuna potrebbe essere la protagonista di una pellicola a parte: Antonio Fontana (interpretato da Luis Brandoni) che fa continue battute su Bakunin e sul peronismo, Medina (Carlos Belloso) il pescatore sdentato che usa la dinamite, la coppia di amici un po' ritardati (Guillermo Jacubowicz, Luciano Cazaux) che sognano il telefono cellulare, l’imprenditrice fallica (Rita Cortese) con il figlio trasgressivo (Marco Antonio Caponi), e così via.
Questo feel good movie, su uno sfondo drammatico, ne ricorda altri cui il regista si è sicuramente ispirato: dal già citato “Armata Brancaleone” al più recente “Ocean’s 11”. Se non è originale è comunque condotto con garbo e intelligenza. È stato presentato al Toronto film festival e premiato ai Goya Awards come Miglior film latino americano.
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giovanni_b_southern
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venerdě 28 febbraio 2020
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gioiello
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NON FACCIO IL CRITICO. LA RECENSIONE LEGGETELA DAGLI OTTIMI GIORNALISTI DI MY MOVIES. DA SPETTATORE DICO SOLO UNA COSA. BELLISSIMO FILM. DA VEDERE
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giovanni_b_southern
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giovedě 27 febbraio 2020
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delizioso e godibilissimo
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Le recensioni le lascio ai professionisti del settore...come amante e conoscitore del cinema posso dire che è un film godibilissimo. Assolutamente da vedere!!!
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thomas
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venerdě 21 febbraio 2020
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troppo poco coraggio
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C'è sempre un bivio che si biforca avanti ad a chi fa cinema "nella periferia del mondo" e si propone di conquistare i mercati esteri: puntare su una bella storia che racconti anche la ricchezza e la diversità culturale del proprio Paese, oppure puntare su una bella storia e raccontarla con i canoni hollywoodiani, come se si svolgesse in un posto qualsiasi del pianeta.
La prima strada è un po' accidentata (e rischia di rendere più difficoltosa la distribuzione del film nei mercati esteri), ma quando uno spettatore del resto del mondo si trova ad incrociarla e la segue, c'è da star sicuri che apprezzerà il paesaggio e diventerà molto attento alla filmografia del regista; la seconda strada è invece molto più percorribile (e il film ottiene più facilmente la distribuzione internazionale), spesso viene attraversata da un numero maggiore di persone, però il rischio che del paesaggio rimanga poco o nulla nella mente è molto alto e il regista ha perso un'occasione per farsi veramente conoscere.
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C'è sempre un bivio che si biforca avanti ad a chi fa cinema "nella periferia del mondo" e si propone di conquistare i mercati esteri: puntare su una bella storia che racconti anche la ricchezza e la diversità culturale del proprio Paese, oppure puntare su una bella storia e raccontarla con i canoni hollywoodiani, come se si svolgesse in un posto qualsiasi del pianeta.
La prima strada è un po' accidentata (e rischia di rendere più difficoltosa la distribuzione del film nei mercati esteri), ma quando uno spettatore del resto del mondo si trova ad incrociarla e la segue, c'è da star sicuri che apprezzerà il paesaggio e diventerà molto attento alla filmografia del regista; la seconda strada è invece molto più percorribile (e il film ottiene più facilmente la distribuzione internazionale), spesso viene attraversata da un numero maggiore di persone, però il rischio che del paesaggio rimanga poco o nulla nella mente è molto alto e il regista ha perso un'occasione per farsi veramente conoscere.
Inarritu, Farhadi, Almodovar, Fellini, Guerra, sono cineasti conosciuti in tutto il mondo perchè, quando hanno raccontato una bella storia, non hanno mai omesso di raccontare il proprio Paese e le proprie radici culturali; anzi, spesso le loro storie eranno il pretesto per far conoscere la loro terra e la loro gente.
"Amores perros" infatti ci racconta il Messico, "Una separazione" è uno strepitoso spaccato della società iraniana, "La dolce vita" E' l'Italia e la Spagna dovrà erigere un monumento ad Almodovar per quanto ha contribuito a farla conoscere nel mondo. Ciro Guerra? Con "El abrazo de la serpiente" e "Oro verde - accadde in Colombia" si è conquistato, giovanissimo, un posto di tutto riguardo nella cinematografia mondiale.
Sebastian Borensztein, invece, ci racconta una storia bella, anche molto ingegnosa nella sua costruzione, ma non ci racconta quasi nulla dell'Argentina, della sua gente. Eppure gli spunti c'erano: la grande crisi economica di inizio secolo, il peronismo, i segni della dittatura, la "garra" di quel magnifico popolo.
Un bel film, comunque, che però rischia di scivolare via dalla memoria con molta faciiltà, proprio perchè difetta di quel tratto di personalità che soltanto essere se stessi assicura veramente.
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