Made in USA - Una fabbrica in Ohio

Film 2019 | Documentario 115 min.

Regia di Steven Bognar, Julia Reichert. Un film Da vedere 2019 con Cho Tak Wong, John Gauthier, Dave Burrows, Shimeng He, Sherrod Brown. Cast completo Titolo originale: American Factory. Titolo internazionale: American Factory. Genere Documentario - USA, 2019, durata 115 minuti. - MYmonetro 3,32 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 4 febbraio 2020

La difficoltà di essere operai nell'era delle macchine. Ha vinto un premio ai Premi Oscar, Il film ha ottenuto 1 candidatura a BAFTA, ha vinto un premio ai Spirit Awards, ha vinto un premio ai Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, 1 candidatura a NSFC Awards,

Consigliato sì!
3,32/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,14
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
Cinema
Trailer
Gli Obama producono un documentario dove i lavoratori vengono uniti dalla perdita d'identità e del senso esistenziale.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
martedì 4 febbraio 2020
Recensione di Raffaella Giancristofaro
martedì 4 febbraio 2020

Città di Dayton, Ohio, USA: per la prima metà del Novecento, il polo industriale automobilistico più rilevante dopo Detroit. A seguito della crisi finanziaria del 2007-8 molte fabbriche chiudono. Mister Cao, presidente cinese della Fuyao, colosso dei vetri per auto, rileva lo stabilimento della General Motors e lo riapre. Assumendo molti operai locali rimasti disoccupati, ma anche portando nel nuovo stabilimento un certo numero di cinesi, perché facciano loro da guida e da acceleratori della "fusione" delle due culture. Gli entusiasmi dell'inizio lasceranno il posto a incomprensioni e conflitti ma anche ad un avvicinamento cauto, per entrambi i gruppi, ad una cultura agli antipodi rispetto a quella di provenienza.

A differenza dell'approccio comico-paradossale di Roger & Me di Michael Moore (che sempre di GM parlava, ma quella di Flint, Michighan, sua città natale), in questo documentario sono principalmente le voci delle due comunità di lavoratori a fare il film, a squadernare i propri punti di vista e sentimenti.

Da una parte una classe media di tute blu, che fino alla crisi economica ha potuto condurre un'esistenza agiata pur non essendo istruita. Un benessere dato per scontato e del tutto sconosciuto, d'altra parte, ai loro omologhi cinesi, motivati da un'etica del lavoro vicina all'obbedienza militare e che non conosce rivendicazione sindacale. I dati relativi a salari (dimezzati) e orari di lavoro parlano da sé, anche se il film sembra suggerire, senza esplicitarla, la via di una possibile mediazione tra i due estremi.

Ma oltre al duro scontro tra due mentalità lontanissime, oltre agli effetti della "globalizzazione inversa" - in questo caso l'arrivo in Occidente del neocapitalismo alla cinese - si profila per tutti il venir meno, di pari passo con l'instabilità economica, di un'identità definita e di un senso esistenziale. Più che l'analisi a tappe di una trattativa sindacale (scandagliata nelle sue pieghe anche emotive dal solido On va tout péter di Lech Kowalski, calato tra gli operai in sciopero contro il "ridimensionamento" di un'azienda automobilistica francese) Made in USA - Una fabbrica in Ohio dà uguale spazio, in un difficile equilibrio tra diffidenza e comprensione reciproche, a due gruppi ugualmente schiacciati da un modello di sfruttamento del lavoro dal volto e dagli scopi sempre più opachi. Lo fa seguendo pazientemente, per tre anni, feste aziendali, confronti di gruppo, momenti di pausa, picchetti, assemblee, e persino filmando (di nascosto) l'ingresso di un consulente esterno (LRI), generosamente retribuito dalla proprietà allo scopo di persuadere i dipendenti a non scioperare.

Premiato alla regia al Sundance Film Festival 2019, Made in USA - Una fabbrica in Ohio è il primo film coprodotto con Netflix da Higher Ground, la società di produzione di Michelle e Barack Obama. Girato a cavallo dell'elezione di Trump del 2016, è il frutto di una sapiente contrattazione tra le intenzioni autocelebrative del miliardario Cao, iniziale committente del progetto, e lo spirito di cinéma verité della coppia: uniti anche nella vita privata, Julia Reichert e Steven Bognar vivono proprio a Dayton, Ohio, uno degli Stati considerati strategici nelle elezioni statunitensi. Antesignana del cinema indipendente e indagatrice di comunismo, femminismo e sindacalismo nazionali, Reichert è già stata candidata tre volte all'Oscar nel documentario: per Union Maids (1976), Seeing Red (1983) e per il più recente The Last Truck: Closing of A GM Plant (2012, firmato con Bognar, come A Lion in the House, su alcune famiglie impegnate nella lotta al cancro dei loro figli), mediometraggio televisivo che per tema e ambientazione può considerarsi una sorta di prequel di Made in USA - Una fabbrica in Ohio.

Non è un caso che nel film a un operaio statunitense, che manifesta con un cartello con la scritta "Union" ("sindacato") a caratteri cubitali, scappi la battuta: "ogni tanto devi essere Sally Field". Il riferimento è alla protagonista premio Oscar per Norma Rae di Martin Ritt (1976), impegnata in quello stesso gesto politico in uno dei film più noti sull'unità dei lavoratori mai prodotti a Hollywood.

In una molteplicità di voci e posizioni - evitando il pericolo dell'ingerenza della proprietà e coinvolgendo come produttori due filmmaker cinesi, Mijie Li e Yiqian Zhang - Made in USA - Una fabbrica in Ohio dà un quadro inedito del lavoro ai tempi della globalizzazione, registra gli effetti di un modello economico macro su una comunità ben delimitata e cerca di ritrovare la strada di un'unità solidale, attualmente certificata solo dalle sigle (UAW sta per United Automobile Workers). Lascia allo spettatore molte domande relative al lavoro come equo compenso, sicurezza, alienazione, mai sganciate dal senso dei rapporti personali e della relazione uomo-macchina. Senza voce over onnisciente o didascalie pre-giudicanti, è cinema dal basso, fatto di ascolto, per ragionare con la propria testa sul tipo di vita che vorremmo.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 11 luglio 2021
JonnyLogan

A Moraine, a pochi chilometri da Dayton (Ohio), la Fuyao industries, multinazionale cinese nella lavorazione del vetro, nel 2015 acquisisce quel che resta di un vecchio stabilimento della General Motors chiuso durante la crisi economica del 2008. L’arrivo della nuova proprietà ridà slancio all’economia locale ma ben presto quella che sembrava una grande occasione lavorativa [...] Vai alla recensione »

martedì 25 febbraio 2020
Olmo

Un documentario dai messaggi chiari: differenza tra due potenze economicamente, storicamente, socialmente, politicamente diverse. La lotta tra occidente ed oriente questa volta non ha la luna come protagonista, come nei film degli anni '80. Da vedere, sopratutto per conosce bene le situazioni non rosee dei paesi protagonisti del documentario: Cina e USA.

NEWS
OSCAR
lunedì 10 febbraio 2020
 

Il film si aggiudica il premio come miglior documentario.  Vai all'articolo »

NETFLIX
martedì 4 febbraio 2020
Raffaella Giancristofaro

Prodotto dagli Obama, il documentario candidato agli Oscar unisce le tute blu USA e lo stacanovismo cinese. Su Netflix. Vai all'articolo »

winner
miglior doc.
Premio Oscar
2020
winner
miglior doc.
Spirit Awards
2020
winner
miglior regista di un doc.
Directors Guild
2020
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