michelecamero
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venerdì 28 dicembre 2018
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omaggio dovuto a redford
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Presentato come l’ultimo film di Robert Redford ottantaduenne, va visto effettivamente come un omaggio fatto al grande attore che è stato e continua ad essere, apprezzato ed ammirato in tante pellicole memorabili. Pieno di primi piani incuranti del suo viso ormai rugoso che tuttavia nulla ha perso in termini di espressività e capacità interpretative di per sé, nel senso che per recitare non abbisogna di tante parole apparendo sufficienti le smorfie del viso, lo sguardo luminoso, il sorriso placido e sornione. La storia che è vera perché ispirata ad un personaggio effettivamente esistito, è una di quelle che in tutta evidenza lo hanno affascinato e preso completamente considerata la naturalezza con la quale si è buttato nell’interpretare questo signore ultrasettantenne, distinto ed elegante,gentiluomo cordiale, rapinatore seriale di banche non per necessità, ma per scelta di vita, che agisce sorridente e facendo intendere di portare con sé una pistola che forse non possiede.
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Presentato come l’ultimo film di Robert Redford ottantaduenne, va visto effettivamente come un omaggio fatto al grande attore che è stato e continua ad essere, apprezzato ed ammirato in tante pellicole memorabili. Pieno di primi piani incuranti del suo viso ormai rugoso che tuttavia nulla ha perso in termini di espressività e capacità interpretative di per sé, nel senso che per recitare non abbisogna di tante parole apparendo sufficienti le smorfie del viso, lo sguardo luminoso, il sorriso placido e sornione. La storia che è vera perché ispirata ad un personaggio effettivamente esistito, è una di quelle che in tutta evidenza lo hanno affascinato e preso completamente considerata la naturalezza con la quale si è buttato nell’interpretare questo signore ultrasettantenne, distinto ed elegante,gentiluomo cordiale, rapinatore seriale di banche non per necessità, ma per scelta di vita, che agisce sorridente e facendo intendere di portare con sé una pistola che forse non possiede. Il personaggio raggiunse negli State una sua notorietà proprio per questi particolarissimi aspetti comportamentali oltre che per le sue cento e più rapine e le sue sedici, rocambolesche, evasioni dai diversi carceri di quel Paese. In una storia così Redford si è tuffato senza pensare ad eventuali contraccolpi, affiancato da un altro grande attore, Casey Afflek che interpreta il poliziotto che gli dà la caccia, venendone a sua volta ammaliato, al punto da essere contento per non averlo arrestato lui. E qui siamo alla sindrome di guardia e ladro, fuggitivo ed inseguitore. Non manca neppure un’angolazione romantico – sentimentale, con la storia di amore adulto con una donna in età incontrata per caso e per galanteria, interpretata dalla brava Sissy Spacek. Alla sua età Redford, che di scelte coraggiose, spesso vincenti, ha costellato la sua leggendaria carriera di attore e di regista, poteva permetterselo questo film che merita di essere visto almeno come omaggio dovutogli dagli spettatori, come dire, personne agée”, non potendosi escludere che per tema, ritmo narrativo e storia, potrebbe annoiare le ultime generazioni, quelle cioè che ci costringono a tante pellicole assurde, più simili a video giochi che a prodotti della settima arte, per cui “semel in anno”, a noi, in fondo, della loro noia, che ci frega?
MiCam
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[+] l'addio di redford, antieroe dal cuore buono
(di tom87)
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samanta
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domenica 30 dicembre 2018
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un malinconico addio ...
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Il film è l'ultima pellicola, a detta di Robert Redford, che ha deciso di non girare più come attore, scelta che a 82 anni è giustificata, anche se nel passato alcuni attori hanno girato fino all'ultimo, Cary Grant proprio a quell'età morì durante le prove di uno spettacolo che da due anni portava in giro per i teatri dopo avere abbandonato da 20 anni il cinema.
La trama [SPOILER] del film è tratta dalla realtà (seppure romanzata), ispirata dalle vicende di Forrest Tucker interpretato da Redford che per tutta la vita rapinò banche senza sparare un colpo e imprigionato più volte, collezionò ben 16 evasioni.
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Il film è l'ultima pellicola, a detta di Robert Redford, che ha deciso di non girare più come attore, scelta che a 82 anni è giustificata, anche se nel passato alcuni attori hanno girato fino all'ultimo, Cary Grant proprio a quell'età morì durante le prove di uno spettacolo che da due anni portava in giro per i teatri dopo avere abbandonato da 20 anni il cinema.
La trama [SPOILER] del film è tratta dalla realtà (seppure romanzata), ispirata dalle vicende di Forrest Tucker interpretato da Redford che per tutta la vita rapinò banche senza sparare un colpo e imprigionato più volte, collezionò ben 16 evasioni. Qui lo vediamo nel 1981 dopo due anni che è uscito dalla prigione e che nell'arco di soli pochi mesi colleziona numerose rapine, usando sempre lo stesso stile garbato ma freddo, durante questo periodo intreccia una relazione sentimentale con una vedova Jewel (Sissy Spacek) casualmente incontrata, che intuisce il suo lavoro anche se non ne è certa. E' tallonato dalla polizia in particolare da un detective Hunt (Casey Affleck) che riuscira ad individuarlo solo dopo che la figlia di Tucker che era stata abbandonata molti anni prima, lo ha avvisato dell'identità del padre, Tucker sarà catturato, sconterà alcuni anni di progione, poi viene rilasciato e va a vivere con la vedova, ma riprende le rapine e viene di nuovo arrestato a circa 80 anni.
Diciamolo subito: non è una grande interpretazione quella di Redford, il famoso sorriso c'é ma anche è presente una stanchezza di fondo come quasi non credesse in quello che sta recitando. Certamente viene subito il ricordo di A piedi nudi sul parco, I 3 giorni del Condor, La stangata o Gente Comune (per cui prese l'Oscar) e tanti altri film, ma era un altro Redford. Non è neppure aiutato dalla sceneggiatura che pur avendo un soggetto originale e curioso: il vecchio rapinatore instancabile che continua per oltre 60 anni a rapinare banche, ha creato un film lento e anche un pò noioso, manca l'empatia con lo spettatore, anche perché non si capisce il motivo per cui Tucker si comporti così, forse la ricerca dl libertà? Forse... ma ha passato gran parte della vita in prigione (il primo furto lo ha fatto a 13 anni ...). Il regista e sceneggiatore è David Lowery che ha una scarsa esperienza di regia di lungometraggi (Il drago Invisibile) e che evidentemente non è a suo agio in una commedia drammatica, seppure ironica, che avrebbe dovuto essere girata con più slancio e più sentimento. Oltre tutto la figura del detective che scopre l'identità del rapinatore è inverosimile, è mai possibile (siamo nel 1981) che non avesse individuato subito il rapinatore solitario (era aiutato da 2 pali) che era appena uscito di prigione da due anni e che faceva rapine da decenni? Hunt è interpretato dall'immarcescibile Casey Affleck che qualunque film interpreti ha la stessa espressione impassibile, anche quando abbraccia la bella moglie in vena di tenerezze sembra che stringa una pietra. Buona invece l'interpretazione di Sissy Spacek.
In un passaggio veloce del film si vedono in flash back vecchi spezzoni di film di Robert Redford ed è quell'attore che rimarrà nel nostro ricordo.
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jl
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martedì 23 aprile 2019
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tanti saluti a mister redford
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Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”.
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Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”.
In tal caso Redford affida la sua probabile ultima prova al regista trentottenne David Lowery capace di donargli un ruolo ispirato alla reale vita di Forrest Tucker, un plurievaso che sempre senza colpo ferire aveva saputo svaligiare numerose banche. Redford si limita a svolgere un compito che per lui risulta molto semplice riuscendo a recitare con una grande naturalezza che si accomoda al fianco di quella dei suoi due sodali, rispettivamente Danny Glover e il cantante Tom Waits, che ancora una volta sconfina con estrema bravura nel mondo della celluloide. Quella di Redford è un’ultima prova fra le cui pieghe si cela non solo la fuga dalla giustizia, rappresentata dal premio Oscar Casey Affleck, nel ruolo di un detective quarantenne in cerca di nuovi stimoli professionali, ma la vita stessa che lentamente scivola via e per la quale solo l’arrivo di un inaspettato nuovo amore, Sissy Spacek nel ruolo di una donna in difficoltà, e una caccia che nessuno dei presenti vorrebbe portare a termine, la fanno da padrone.
Da vedere per ammirare per un ultima volta l’attore originario di Santa Monica. Ovviamente se amate i thriller confezionati con poche valide idee, e per vedere quella grande provincia americana incastonata spesso nei film d’oltreoceano e in tal caso resa ancora più bella grazie a una fotografia di eccellente qualità.
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vanessa zarastro
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venerdì 21 dicembre 2018
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cia bob
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Preceduto da una notevole campagna pubblicitaria, quest’ultimo film di Robert Redford come attore, mi ha piuttosto deluso. “Old Man & the Gun” narra la storia (vera) di Forrest Tucker (interpretato appunto Robert Redford), un ladro gentiluomo che rapina banche in vari differenti Stati, con il sorriso sulle labbra, con modi estremamente cortesi e simulando di avere una pistola, ma senza mai mostrarla. Il film è anche la solita storia di una malcelata attrazione tra chi scappa e chi insegue, tra un criminale – anche se affascinante – e un poliziotto. E così si intrecciano le storie parallele della vita di Forrest, con quella del detective John Hunt (interpretato da Casey Affleck), come già in altri film primo fra tutti l’indimenticabile “Pat Garret e Billy the Kid” del 1973 con James Coburn e Kris Kristofferson.
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Preceduto da una notevole campagna pubblicitaria, quest’ultimo film di Robert Redford come attore, mi ha piuttosto deluso. “Old Man & the Gun” narra la storia (vera) di Forrest Tucker (interpretato appunto Robert Redford), un ladro gentiluomo che rapina banche in vari differenti Stati, con il sorriso sulle labbra, con modi estremamente cortesi e simulando di avere una pistola, ma senza mai mostrarla. Il film è anche la solita storia di una malcelata attrazione tra chi scappa e chi insegue, tra un criminale – anche se affascinante – e un poliziotto. E così si intrecciano le storie parallele della vita di Forrest, con quella del detective John Hunt (interpretato da Casey Affleck), come già in altri film primo fra tutti l’indimenticabile “Pat Garret e Billy the Kid” del 1973 con James Coburn e Kris Kristofferson.
Le azioni del seducente malfattore sembrano essere fatte più per provocare, meravigliare, compiacere e compiacersi, che per il valore della merce rubata - dalle rapine galanti alle sedici fughe tra carceri e riformatori.
In “Old Man & the Gun” la “banda dei vecchietti” (la "Over-the-Hill Gang" nota negli anni ‘80) annovera oltre al seduttivo capo, anche Teddy, l’amico nero, (interpretato da Danny Glover) e Waller un bianco sfigato (interpretato dal cantautore Tom Waits), tutti sui settant’anni. Di attori che interpretano ladri gentiluomini il cinema ne ha mostrati tanti, basti solo ricordare Cary Grant in “Caccia al ladro” del 1955, o George Clooney nel più recente “Ocean’s Eleven” del 2001, e i due seguiti.
Non è una novità di questo film neanche che i “cattivi” siano in età più che adulta, basti citare “Vivere alla grande” del 1979 con George Burns, Art Carney e Lee Strasberg, o “Insospettabili sospetti” del 2017 con Michael Caine, Morgan Freeman, Alan Arkin.
Nel film c’è anche spazio per una garbata storia d’amore tra anziani. Il vecchio Forrest incontrata per caso una stravagante signora e inizia a corteggiarla. Jewel (ben interpretata da Sissy Spacek), dopo esser stata moglie e madre, si sente finalmente libera ed è rimasta nel suo pezzo di terra con i tre amati cavalli che non vuole assolutamente lasciare, anche se il lavoro per una persona sola è tanto e infruttuoso. Lei accetterà Forest anche quando si renderà conto di cosa fa di “mestiere” e gli sarà vicina durante i giorni di prigionia.
John Hunt, invece è uno scrupoloso detective della polizia – anche qui troviamo la solita competitività tra poliziotti e agenti federali –, marito passionale di una bella donna nera (Tika Sumper) e padre affettuoso di due bimbini. Si troverà a ricostruire la vita di Forrest, entrando nella sua psicologia, intervistandone la figlia e uno dei precedenti ispettori di polizia che lo aveva incastrato anni prima. Da lui saprà delle numerose fughe di Tucker, compresa quella inverosimile dal carcere di San Quintino, dopo aver costruito manualmente una barca.
Il regista David Lowery ha sicuramente scritto il personaggio di Forrest su misura dell’attore che nonostante sia ottantaduenne è ancora molto bravo, ma i primi piani impietosi sul suo volto non fanno altro che far rimpiangere il Sundance kid di “Butch Cassidy” del 1969 o l’Hubbell Gardner di “The way we were” del 1973, a tutti quelle/i come me che hanno amato il giovane Redford ponendolo come icona di bellezza maschile, subito secondo dopo Paul Newman.
Ci dispiacerà non vedere più Robert Redford come attore ma sono sicura che continuerà a frequentare il cinema come regista.
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jl
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giovedì 11 aprile 2019
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il vecchio in fuga
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Forrest Tucker è un noto rapinatore seriale e ultra settantenne che assieme a due complici entra negli uffici bancari negli orari di sportello e li svaligia con fare galante e sempre senza l’uso di armi e violenza. Sulle tracce dei tre si mette il detective John Hunt, affascinato dalla figura di questo ladro gentiluomo ma comunque certo di volerlo arrestare.
Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”.
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Forrest Tucker è un noto rapinatore seriale e ultra settantenne che assieme a due complici entra negli uffici bancari negli orari di sportello e li svaligia con fare galante e sempre senza l’uso di armi e violenza. Sulle tracce dei tre si mette il detective John Hunt, affascinato dalla figura di questo ladro gentiluomo ma comunque certo di volerlo arrestare.
Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”. In tal caso Redford affida la sua probabile ultima prova al regista trentottenne David Lowery capace di donargli un ruolo ispirato alla reale vita di Forrest Tucker, un plurievaso che sempre senza colpo ferire aveva saputo svaligiare numerose banche. Redford si limita a svolgere un compito che per lui risulta molto semplice riuscendo a recitare con una grande naturalezza che si accomoda al fianco di quella dei suoi due sodali, rispettivamente Danny Glover e il cantante Tom Waits, che ancora una volta sconfina con estrema bravura nel mondo della celluloide. Quella di Redford è un’ultima prova fra le cui pieghe si cela non solo la fuga dalla giustizia, rappresentata dal premio Oscar Casey Affleck, nel ruolo di un detective quarantenne in cerca di nuovi stimoli professionali, ma la vita stessa che lentamente scivola via e per la quale solo l’arrivo di un inaspettato nuovo amore, Sissy Spacek nel ruolo di una donna in difficoltà, e una caccia che nessuno dei presenti vorrebbe portare a termine, la fanno da padrone. Da vedere per ammirare per un ultima volta l’attore originario di Santa Monica. Ovviamente se amate i thriller confezionati con poche valide idee, e per vedere quella grande provincia americana incastonata spesso nei film d’oltreoceano e in tal caso resa ancora più bella grazie a una fotografia di eccellente qualità.
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felicity
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giovedì 6 giugno 2019
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la parafrasi di una intera carriera
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Old Man & The Gun non è solo un film che guarda al passato, è un film che appartiene (o perlomeno aspira ad appartenere) a quel passato, rievocato ovviamente con nostalgia e malinconia.
Un cinema d'altri tempi, insomma, un falso storico come se ne vedono tanti nella produzione contemporanea made in USA, ma dalla quale riesce a distinguersi grazie ad una cura e ad una precisione formale davvero sorprendenti.
Al di là del suo indubbio valore, "The Old Man & the Gun" è destinato ancora prima della sua visione a passare alla storia avendo Redford annunciato che quella di Tucker sarà la sua ultima interpretazione.
In attesa di sapere se il divo manterrà fede al proposito, Il regista organizza già la festa con un pre-finale in cui l'intera filmografia della star viene parafrasata tra il serio e il faceto, permettendo al nostro di uscire di scena senza fare troppi drammi e lasciando intatto l'eco della sua splendida carriera.
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camillalavazza
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lunedì 10 giugno 2019
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il garbo della lentezza
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Il filo conduttore di Old man & the gun è sicuramente il garbo, termine tanto desueto quanto il suo significato di aver grazia e gentilezza nell’operare.
Robert Redford è perfetto nell’impersonare Forrest Tucker, anziano rapinatore gentiluomo, con le tante rughe sul volto, la camminata un po’ incerta, il sorriso divertito ed ironico e quello “stile” che gli permette di accattivarsi immediatamente la simpatia e la fiducia degli altri personaggi e di noi spettatori.
Il regista David Lowery non risparmia i primi piani al vecchio Robert e lo mette più volte a confronto con immagini che ce lo ricordano giovane, nel pieno del suo splendore, ma anche questo lo fa sempre in maniera funzionale alla costruzione del personaggio; la veloce sequenza di fotografie e filmati che ripercorre la storia delle fughe di Tucker dal carcere è un’ottima scusa anche per celebrare la carriera di Redford (si vede, tra le altre, una scena tratta da La Caccia del ’66 di Arthur Penn), sottolineando al contempo il fascino intramontabile del rapinatore, lupo che non perde né il pelo né il vizio.
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Il filo conduttore di Old man & the gun è sicuramente il garbo, termine tanto desueto quanto il suo significato di aver grazia e gentilezza nell’operare.
Robert Redford è perfetto nell’impersonare Forrest Tucker, anziano rapinatore gentiluomo, con le tante rughe sul volto, la camminata un po’ incerta, il sorriso divertito ed ironico e quello “stile” che gli permette di accattivarsi immediatamente la simpatia e la fiducia degli altri personaggi e di noi spettatori.
Il regista David Lowery non risparmia i primi piani al vecchio Robert e lo mette più volte a confronto con immagini che ce lo ricordano giovane, nel pieno del suo splendore, ma anche questo lo fa sempre in maniera funzionale alla costruzione del personaggio; la veloce sequenza di fotografie e filmati che ripercorre la storia delle fughe di Tucker dal carcere è un’ottima scusa anche per celebrare la carriera di Redford (si vede, tra le altre, una scena tratta da La Caccia del ’66 di Arthur Penn), sottolineando al contempo il fascino intramontabile del rapinatore, lupo che non perde né il pelo né il vizio.
Già dal titolo sappiamo che abbiamo a che fare con un old man, un vecchio. E vecchi sono i suoi complici e vecchia è pure la dolce Jewel (gioello), interpretata da una misuratissima ed elegante Sissy Spacek, capace di esprimere con un battito di ciglia un universo di sentimenti contrastanti.
L’ambientazione negli anni ’80 permette al regista di cadenzare la vicenda con ritmo lento, umano, anch’esso garbato ma mai noioso, molto diverso dal montaggio concitato dei polizieschi a cui siamo ormai abituati, e ben sottolineato dalla colonna sonora di Daniel Hart.
Ci sono inseguimenti, ma con auto che paiono non essere in grado di superare i limiti di velocità, ci sono le rapine, eseguite in maniera semplice ed impeccabile, con baffi finti, completo elegante e cappello in testa (è la personalità di Tucker quella dominante): si entra, si mostra una pistola, si esce con i soldi. Soldi che, peraltro, non sembrano servire a nessuno dei rapinatori e che, anche quando si vorrebbe usarli per fare una buona azione, si rivelano impossibili da spendere.
Per cosa si fanno le rapine, allora? Per sentirsi vivi. Questa voglia di vivere contagia anche il poliziotto che, fin dal suo apparire, si dimostra un personaggio non scontato, con i saggi figlioletti che coinvolge quali piccoli aiutanti nel cercare il “cattivo”, con la flemma che contrasta con la sua giovinezza tanto quanto la vitalità dei “vecchietti d’assalto” contraddice la loro età anagrafica.
Pacata è anche l’ambientazione: tavole calde vecchio stile, la fattoria di Jewel con il prato spelacchiato, le banche in cui, a parte l’impiegato che consegna il denaro, tutto procede nel regolare modo sonnacchioso anche durante le rapine. Perfino il solito scontro tra polizia ed FBI sulle competenze è gestito con inconsueta cortesia dalle parti in causa.
La calma ed il garbo permeano ogni aspetto del film e lo rendono snello e lieve, a partire dalla sceneggiatura che predilige dialoghi in cui i personaggi narrano delle storie (come la favola della rana in banca raccontata dal poliziotto ai suoi bambini che fa da contrappunto ad una rapina), fino all’interpretazione di Redford, che è anche produttore del film, capace di conferire al personaggio un’irresistibile autoironia, concedendosi perfino una breve cavalcata che pare un omaggio a Il Cavaliere elettrico. Un vecchio uomo che dietro il sorriso luminoso nasconde qualche lato oscuro, che quando c’è da sparare fa solo il gesto con le dita, come i bambini, e che nessuna prigione, anche domestica, potrà trattenere dal seguire la sua attrazione per il brivido della vita.
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fanius
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mercoledì 29 aprile 2020
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il crepuscolo di un idolo
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Prossimo agli ottanta, Forrest Tucker (Redford) - modi ineccepibili, vestiti eleganti, eloquio da gentiluomo - non si rassegna a pensionarsi come rapinatore. Prima con due compari (i redivivi Denny Glover e Tom Waits), poi in solitaria, continua a consumare rapine in lungo e in largo per tutti gli States, sfoderando un'arma meno che convenzionale: il suo charme (l'unica pistola che si vede nel film è perennemente riposta nel cruscotto della macchina). Arma che usa anche con un'anziana e benevola mandriana (Spaceck) conosciuta nel suo girovagare, con la quale vorrebbe forse passare i suoi ultimi anni di vita. Old man and the gun è innanzitutto il film dell'annunciato, definitivo abbandono delle scene da parte di Robert Redford.
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Prossimo agli ottanta, Forrest Tucker (Redford) - modi ineccepibili, vestiti eleganti, eloquio da gentiluomo - non si rassegna a pensionarsi come rapinatore. Prima con due compari (i redivivi Denny Glover e Tom Waits), poi in solitaria, continua a consumare rapine in lungo e in largo per tutti gli States, sfoderando un'arma meno che convenzionale: il suo charme (l'unica pistola che si vede nel film è perennemente riposta nel cruscotto della macchina). Arma che usa anche con un'anziana e benevola mandriana (Spaceck) conosciuta nel suo girovagare, con la quale vorrebbe forse passare i suoi ultimi anni di vita. Old man and the gun è innanzitutto il film dell'annunciato, definitivo abbandono delle scene da parte di Robert Redford. Un film intimista, crepuscolare, ispirato alla storia vera di un personaggio irrequieto e indomito che non sparò un solo colpo in vita sua e che collezionò un numero incredibile di evasioni dal carcere, anche in tarda età, e sempre ingegnosissime. A dargli la caccia un mite poliziotto che emana l'energia di un bradipo, interpretato da un Casey Affleck sul cui volto è stampata la domanda: "sarà mica mio padre?".
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belliteam
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venerdì 1 maggio 2020
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il ladro gentiluomo
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Forrest Tucker era un ladro, rapinatore di banche, gentiluomo, nei modi e nel fatto che nella sua "carriera" di fuorilegge si narra che non abbia mai sparato nemmeno un colpo d'arma.
Linterpretazione e' di un magistrale, magnetico, Robert Redford, affiancato da un'altrettante splendida Sissy Spacey; e il film vive soprattutto di questo, grazie alla presenza di queste 2 icone del Cinema (chissa' se x l'ultima volta) rendendo la pellicola ancor piu' coinvolgente e piacevole.
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enzo70
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martedì 1 settembre 2020
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il solito grande robert redford
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Robert Redford è perfettamente a suo agio nei panni di Forrest Tucker un anziano di 77 anni che ha una grande passione nella vita: rapinare banche. Forrest lo fa in maniera inusuale, con grazia, eleganza, classe, perché non ha bisogno di fare il rapinatore per vivere; è la sua vita rapinare banche. La trasposizione sullo schermo di una storia vera è molto valida sia per la straordinaria capacità di Redford di interpretare l’anziano rapinatore che per l’ottimo ausilio del poliziotto che lo bracca, Casey Affleck e Sissy Spacek, la donna di cui si innamora. È un film semplice ma ben diretto ed ottimamente interpretato.
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