Soldado

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Il ritorno del Soldado non tradisce le aspettative Valutazione 4 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


Feedback: 29534 | altri commenti e recensioni di Ashtray_Bliss
domenica 30 settembre 2018

E' pesante l'eredita lasciata da Villeneuve dopo un action-drama indimenticabile come Sicario, e ciò poneva dei seri dubbi e interrogativi riguardo al futuro del franchise. Questo secondo capitolo penso che fosse atteso con grande trepidazione, sopratutto dal pubblico italiano, poichè la posta in gioco era molto alta e altrettanto alto e concreto era il rischio che un regista italiano, emergente in USA, potesse fallire, deludere e tradire le aspettative fornendo un prodotto mediocre. Fortunatamente però ogni dubbio o timore viene spazzato via durante la visione del film che si rivela essere un degno erede e successore del primo, indimenticabile e tecnicamente impeccabile Sicario del cineasta canadese.
Soldado
non ha da invidiare nulla al suo predecessore e grazie alla regia di alto livello, alla solida e convincente sceneggiatura firmata Sheridan, alla fotografia e naturalmente alle ottime interpretazioni da parte del cast principale, Brolin e Del Toro, Soldado risulta un prodotto coerente, coinvolgente, intenso e decisamente memorabile. Un'aggiunta importante nel franchise del prodotto -che lascia naturalmente lo spiraglio aperto per un altro seguito- e incassa soddisfazioni sia dentro che fuori gli Usa per il lavoro svolto da Sollima (che ricordiamo provenire da serie tv quali Gomorra e Romanzo Criminale). 
In questo secondo capitolo, dunque, troviamo sempre al centro del racconto la guerra tra la polizia federale americana, e specialmente la DEA, e i cartelli della droga messicani, ma qui il taglio e reso ancor più vivido e attuale sin dalle scene iniziali. Alcuni attacchi terroristici spargono il caos in USA e ben presto l'Intelligence scopre che c'è un collegamento tra l'ingresso dei terroristi dal confine messicano e il traffico d'esseri umani gestito dai cartel. Entra così in scena l'agente speciale Matt Graver noto per i suoi metodi ben poco ortodossi nella sua lotta contro il crimine organizzato messicano. Ma la posta in gioco questa volta e molto alta, e il coinvolgimento del governo degli Stati Uniti rende quasi inevitabile rivolgersi al taciturno ed enigmatico Alejandro, l'iconico sicario tormentato e spietato nella sua personale lotta contro il crimine in cerca di vendetta. Il duo, con l'aiuto e il supporto logistico della squadra di Graver, avvia così una sregolata e spietata guerra tra cartel e contro i patron del crimine coinvolgendo anche la piccola Isabelle Reyes, figlia di un potente boss criminale, rapita durante un finto sequestro. 
Mantenendo uno stile registico e narrativo sempre asciutto ma dal ritmo incalzante, il film si rivela fedele al suo predecessore e innesta una storia credibile e realistica che attinge ad argomenti assolutamente attuali quali la tratta di esseri umani sul confine messicano, la rivalità e l'eccessiva violenza delle potentissime bande criminali, i legami col terrorismo islamico e naturalmente lo sporco e sleale contrattacco dell'intelligence americana come sintetizzato dalla tagline ufficiale del film "stavolta niente regole". 
Il crudo realismo e cinismo dell'opera prevalgono durante quasi l'intera durata della pellicola che non si concede facilmente ai moralismi o clichè e vengono accentuati dalla crudezza e asprezza dei luoghi dove si svolge l'azione. Quella terra di confine, arida, secca e desolata che sa rivelarsi tremendamente brutale e spietata come dimostrano alcune - impeccabili - scene d'azione quali l'inseguimento in macchina tra polizia USA e messicana o la conseguente scena di resa dei conti tra Alejandro e un giovane ma precoce boss della mala pronto a reclamare il suo posto nella gerarchia criminale. Impeccabile, dunque, l'uso della fotografia che rievoca l'indelebile Sicario ma senza i toni nostalgici che solitamente accompagnano i sequel. Qui la fotografia diventa protagonista in primo luogo dell'asprezza e della crudeltà di cui si fanno portatori anche i suoi protagonisti
A Soldado pare proprio non mancare niente. Nessuna carenza sul piano del coinvolgimento emotivo, del pathos, della tensione o della suspence; gli spettatori vengono letteralmente catapultati in questo universo parallelo che sì è frutto di finzione eppure riflette in modo disarmante una condizione assolutamente concreta e reale, una realtà tragica e brutale la quale spesso, e deliberatamente, scegliamo di ignorare ma che nel film incrementa notevolmente il taglio realistico e verosimile del racconto in modo diretto e sconcertante.
La regia, il ritmo, la colonna sonora, la fotografia e la recitazione si mantengono sempre su alti livelli garantendo il giusto approccio visivo ed emotivo. Bilanciata e giusta anche la scrittura dei personaggi che ne approfondisce la personalitä, le motivazioni e i tormenti rivelando al contempo nuovi lati, più o meno oscuri, e riconnettendoli ad una componente spiccatamente umana, parzialmente assente nel primo capitolo. Memorabile e riuscita in tal senso è questa nuova dimensione, più umana, che emerge dal personaggio di Alejandro che pur non essendo orginale e trasportando il personaggio in territori e topoi narrativi sin troppo sfruttati, aggiunge tuttavia, nuove e interessanti sfumature da affiancare al profilo di Sicario assetato di vendetta per la morte della famiglia nonchè giustiziere in lotta contro il crimine organizzato. Straordinariamente costruito anche il finale avviluppato in crescendo di drammaticità che però non deraglia mai nel melodramma auto compiacente ma mantiene un taglio asciutto e coerente perfettamente integrato col racconto precedentemente costruito. 
In attesa del terzo capitolo di una saga altamente promettente e sinora ben sviluppata, possiamo concludere dicendo che il secondo capitolo è sicuramente all'altezza del primo e non delude nè tradisce le aspettative. La trama è ben articolata ma anche saldamente ancorata alla realtà dei fatti disseminando riferimenti costanti ai fatti di cronaca recenti e attuali, gli interpreti sono in stato di grazia (specialmente Brolin che solo nel 2018 lo abbiamo visto impegnato in ruoli di assoluto rilievo, tra cui il super villain Thanos in Avengers I.W. e il pompiere-eroe Eric Marsh) e la regia di Sollima è di livello senza eccedere o concedersi ad esercizi di stile fini a se stessi. Qualche forzatura (riconducibile allo script più che alla regia), volendo, la si può individuare nel finale e specialmente per la parte che riguarda le sorti del personaggio di Alejandro ma a quanto pare quello è un male necessario ai fini di dare un seguito alla saga. Manca anche un personaggio femminile di rilievo, come la fragile, ingenua ma iconica Emily Blunt di Sicario intrappolata in un gioco più grande di lei; qui il personaggio femminile è comunque notevole e in grado di creare empatia col pubblico grazie anche ad una bravissima Isabel Moner nei panni della grintosa e sveglia ragazzina Isabel Reyes. 
Appropriatissima la soundtrack nonchè impeccabile l'uso della fotografia e delle inquadrature esterne che incorniciano in modo disilluso e cinico una storia di confine, crepuscolare e violenta, dove l'innocenza si perde per strada; su quel confine che attraversano disperatamente migliaia di esseri umani in cerca di un futuro migliore, ma che finiscono per diventare pedine intrappolate all'interno di un business criminale spietato. Un business che si ramifica verso le frange più estreme, legandosi anche al terrorismo e che per essere destabilizzato viene combattuto con i suoi stessi mezzi: dall'interno, con l'inganno, con la forza e la cieca violenza. L'unico linguaggio percepito dalla criminalità.
In poche parole, grazie Sollima per questo solido e validissimo sequel! Voto: 4/5.

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