La Casa di Jack

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Un film di Lars von Trier. Con Matt Dillon, Bruno Ganz, Uma Thurman, Siobhan Fallon Hogan.
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Titolo originale The House That Jack Built. Thriller, Ratings: Kids+13, durata 155 min. - Danimarca, Francia, Germania, Svezia 2018. - Videa uscita giovedì 28 febbraio 2019. - VM 18 - MYMONETRO La Casa di Jack * * * - - valutazione media: 3,02 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Von Trier si conferma un genio del male, ma è pur Valutazione 0 stelle su cinque

di Antonella


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martedì 14 maggio 2019

 Von Trier si conferma un genio del male, ma pur sempre un genio.

Devo ammettere che vedere la Casa di Jack è un pugno al cuore. Amo Lars Von Trier ed ho visto quasi tutti i sui film e, sebbene molto dolorosi, li ho sempre apprezzati. Ho  giustificato anche le scene più cruente(tipo la tanto discussa scena di  mutilazione del membro maschile in Antichrist e tante altre) in quanto ho sempre sostenuto che la sua sensibilità, quasi femminile, e i suoi contenuti così profondi, fossero di gran lunga più forti delle scene violente o splatter. Premetto che sono un'amante dei thriller, in special modo dei thriller psicologici d'autore e ripeto,amo Von Trier, quindi ho iniziato la visione del film con un pregiudizio positivo. Aspettavo con ansia l'uscita di questa pellicola e invece questa volta devo dire che non ha soddisfatto appieno le mie aspettative. Per la prima volta ho trovato le scene di violenza non giustificate, non "contenute" da un contenuto così forte. Al contrario degli altri suoi film in cui gli argomenti che trattava erano talmente forti e pieni di sfumature psicologiche da giustificare anche le scene più violente, nella casa di Jack, a mio avviso,questo non accade. I film di Von Trier non possono lasciare indifferenti: anche quando non piacciono aprono la mente a milioni di riflessioni, sebbene dolorosissime. Ricordo ancora la genialità dolorosa della scena iniziale di Antichrist, una vera sintesi filosofica che in pochi minuti racchiude l'atavica contrapposizione tra eros e tanatos. Si riconosce comunque la genialità  del regista in questa ultima opera. Ebbene sì, di opera artistica è doveroso parlare quando si citano i suoi film ed in particolare quest'ultimo, in cui si dipinge uno stretto legame tra la morte e le opere d'arte. La casa è un simbolo molto forte, che continuamente Jack crea e distrugge fino a trovare la perfetta struttura, incoraggiato da un meraviglioso, intenso Virgilio, interpretato egregiamente da Bruno Ganz. Sarà quindi Virgilio a spingere Jack a costruire la sua opera ultima in cui sprofonderà per iniziare il suo viaggio negli inferi.Ci sono delle scene memorabili anche in questo film. Il quadro della madre con i due figli incorniciati dai faggiani ha una forza estetica proporzionale alla sua crudeltà. Nella Casa di Jack, insomma, c'è tanto. Dal punto di vista estetico è perfetto, la fotografia impeccabile. La scena animata dei due lampioni la cui luce segue l'ombra del serial killer, metafora del  desiderio irrefrenabile di commettere un nuovo omicidio, è geniale per la semplicità di rappresentazione, nonché per la  complessità del contenuto. Le riflessioni sul negativo della fotografia viste in contrapposizione con il positivo  della luce e quindi della  vita stessa confermano la profondità del suo pensiero. Nel finale dantesco si potrebbero citare tanti grandi registi, a me tra tanti, ha davvero ricordato Bergman per la sensazioni che trasmette, ma forse anche Pasolini in Sodoma.
Ottima l'interpretazione di Matt Dillon: freddo e preciso, veste egregiamente i panni dell'architetto, killer seriale che tramuta i suoi omicidi in opere d'arte.Oserei dire che come Kubrick ha trovato il suo perfetto protagonista dallo sguardo inquietante di Shining in  Jack Nickolson, Von Trier è riuscito a creare col suo "Jack" una nuova inquietante  icona. Jack inizia a  scoprire se stesso  dal primo episodio, ovvero dalla scoperta casuale della sua natura,  fino alla discesa negli inferi. Cio che davvero ho trovato inquietante, è che il regista riesce a trascinare lo spettatore nel fondo di questo abisso, reso in alcuni punti, quasi documentaristico. All' inizio la crudeltà di certe scene non si riesce proprio a guardare, si chiudono gli occhi, ma alla fine del viaggio, quasi ci si immedesima in Jack, fino a  disumanizzare le vittime sperando  che non vengano salvate, perché, come il protagonista, si vuole scoprire se i suoi folli esperimenti, tra l'altro ispirati alle note e crudeli sperimentazioni avvenute  durante il nazismo, vadano a buon fine o meno. Questo mi ha davvero spaventato: questo è diabolico, e Von Trier lo è. Un genio del male, ma pur sempre un genio.

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