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domenica 7 agosto 2022
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topolino docet
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Vedendo questo film mi è sembrato di sfogliare un numero di Topolino, perché la storia riflette quella tipica della rivista a fumetti più amata dai bambini. Rovazzi è un personaggio a metà tra il fortunato Topolino e lo sfigato Paperino, che al posto dei tre nipotini qui, quo, qua, ha una sorellina che ne compendia pregi e difetti. L'amico pugliese invece ricorda Pippo, il padre ricorda il brigante Gambadilegno mentre Paperon de Paperoni è rappresentato dal sistema che ti dà la mancetta per un fasullo lavoro di volantinaggio e poi ti manda in vacanza premio, chiamata stage, a raccogliere pomodori. L'unica differenza sta nel ruolo di Minnie - Paperina, che, a differenza dei personaggi a fumetti, un lavoro ce ha e pure un fidanzato.
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Vedendo questo film mi è sembrato di sfogliare un numero di Topolino, perché la storia riflette quella tipica della rivista a fumetti più amata dai bambini. Rovazzi è un personaggio a metà tra il fortunato Topolino e lo sfigato Paperino, che al posto dei tre nipotini qui, quo, qua, ha una sorellina che ne compendia pregi e difetti. L'amico pugliese invece ricorda Pippo, il padre ricorda il brigante Gambadilegno mentre Paperon de Paperoni è rappresentato dal sistema che ti dà la mancetta per un fasullo lavoro di volantinaggio e poi ti manda in vacanza premio, chiamata stage, a raccogliere pomodori. L'unica differenza sta nel ruolo di Minnie - Paperina, che, a differenza dei personaggi a fumetti, un lavoro ce ha e pure un fidanzato. La spensieratezza dei toni e delle situazioni però finisce quando si capisce che un laureato, dopo aver sbaragliato la facile concorrenza con i braccianti neri e aver raggiunto l'apice della carriera come pastore di un gregge di pecore, non può sedersi sugli allori ma deve entrare nell'agone capitalistico mettendo a frutto le competenze relazionali e di leadership acquisite "sul campo" per essere all'altezza del suo nome, piuttosto che del suo cognome. Ciò avviene però solo dopo un percorso catartico in cui il protagonista ha anche dimostrato alle male lingue che non c'è niente di male nel mettere migranti giunti sui gommoni a raccogliere pomodori o nel mettere in piedi squadrette di calcio formate al 95% da stranieri ma accettate all'atto dell'iscrizione perché c'è un solo italiano, che poi si rivela tutt'altro che marginale segnando il gol decisivo della finale. Morale della storia: la chiave del successo, come il diavolo, sta nei dettagli, a dispetto di quanto si evince dal testo della famosa canzone di De Gregori "leva calcistica del '68".
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vepra81
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venerdì 28 settembre 2018
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vegetale senza condimento
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Direi che siamo nella media dei film italiani. Comicità classica senza nessun brio. Solita storia tra nord e sud sulle differenze del nostro paese. Lui recitazione mediocre ma senza sollevare nessuna critica in particolare. Per una serata a casa ci sta come film.
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fabio
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martedì 31 luglio 2018
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usa e getta
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Qualche gag riuscita c'è ma nel complesso un film senza pretese, senza spessore. Sarà un successone alla televisione e poi via, nel dimenticatoio.
Il furbo ha perfettamente capito il sistema e il mezzo e lo distrugge mentre lo usa. E poi?
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greatsteven
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lunedì 30 luglio 2018
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vede le storture socio-economiche ma non le coglie
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IL VEGETALE (IT, 2018) di GENNARO NUNZIANTE. Con FABIO ROVAZZI, LUCA ZINGARETTI, NINNI BRUSCHETTA, PAOLA CALLIARI, MATTEO REZA AZCHIRVANI, ALESSIO GIANNONE, BARBARA D'URSO
Fabio Rovazzi, neolaureato milanese in cerca di lavoro e figlio di un avido industriale col quale ha un pessimo rapporto, il quale s’è costruito una nuova famiglia fidanzandosi con un’altra donna dopo la morte prematura della madre di Fabio. Questi condivide una casa con un postino pugliese, Nicola. Superati brillantemente i colloqui di lavoro, ottiene in cambio soltanto un’attività di volantinaggio e si ritrova lasciato dalla ragazza che va a fare la cameriera a Londra.
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IL VEGETALE (IT, 2018) di GENNARO NUNZIANTE. Con FABIO ROVAZZI, LUCA ZINGARETTI, NINNI BRUSCHETTA, PAOLA CALLIARI, MATTEO REZA AZCHIRVANI, ALESSIO GIANNONE, BARBARA D'URSO
Fabio Rovazzi, neolaureato milanese in cerca di lavoro e figlio di un avido industriale col quale ha un pessimo rapporto, il quale s’è costruito una nuova famiglia fidanzandosi con un’altra donna dopo la morte prematura della madre di Fabio. Questi condivide una casa con un postino pugliese, Nicola. Superati brillantemente i colloqui di lavoro, ottiene in cambio soltanto un’attività di volantinaggio e si ritrova lasciato dalla ragazza che va a fare la cameriera a Londra. Poi il padre ha un incidente stradale con la sua compagna e Fabio è costretto ad assumere la direzione della sua ditta e la custodia della sorellastra che a malapena conosce, ma deve vendere la casa paterna e chiudere l’impresa dopo che gli impiegati minacciano di linciarlo per denuncia d’abuso edilizio. Frattanto la ditta di volantinaggio gli propone, in quanto unico collaboratore onesto, uno stage in un paesino del Centro Italia, che si rivela in realtà, non appena Fabio si trasferisce con la sorellina a carico, un lavoro da bracciante agricolo consistente nel raccogliere pomodori in aperta campagna assolata. Là incontra due persone: Armando, personaggio locale unanimemente rispettato, che prende Fabio sotto la sua protezione e col quale nasce un’amicizia, e Caterina, affascinante maestra di scuola di sua sorella. Armando consiglia a Fabio di dichiararsi a Caterina, ma il ragazzo scopre che lei è in procinto di sposarsi con un trentino. A stage concluso e coi sentimenti a pezzi, il neolaureato torna a Milano, dove deve prendersi cura, oltre alla sorellastra impertinente, anche della di lei madre e del padre finito sul lastrico per esser arrestato dopo la denuncia di suo figlio stesso. All’impresa che gli aveva offerto lo stage, scopre che il presidente altri non è che l’amico Armando, il quale vorrebbe, pur senza permettersi di fargli un contratto regolarlo, assumerlo per come ha sopportato umiliazioni e avversità, ma alla proposta di lavorare in un’impresa di pulizie, Fabio se la squaglia. Poco dopo il vecchio team dell’azienda del padre prova ancora a raggirarlo, ma lui non cede il terreno in sua proprietà: qui decide di avviare un’impresa di prodotti biologici che, grazie all’aiuto di Nicola e di tutti i suoi familiari, riscuote un gran successo, e impiega pure il padre, in permesso di lavoro durante la detenzione carceraria, il quale si ritrova ad adottare la mentalità incorruttibile del figlio. La maestrina di cui s’era innamorato, inoltre, s’è lasciata col fidanzato, lui la reincontra e può iniziare finalmente con lei una storia. Dopo i quattro ottimi film in cui, con l’apporto in produzione di Pietro Valsecchi, aveva lanciato dall’universo della musica demenziale al mondo della commedia cinematografica Checco Zalone, Nunziante sembra voler proseguire sulla strada della riscoperta di talenti musicali convertendoli al grande schermo, ma questa volta, col suo 5° opus, l’esperimento fallisce per un buon 70%: l’unico 30% di buono che resta risiede nella bravura di Rovazzi di reinventarsi sé stesso come impeccabile, integerrimo e incrollabile lavoratore fresco di laurea che cerca arduamente di farsi strada nel mondo del lavoro italico della crisi economica che gli rema contro con tutto il suo insieme di leggi svantaggianti i giovani, professioni utopistiche e irraggiungibili, superiori ingannatori e manipolatori ed escamotages innumerevoli per impedire una piena realizzazione personale e una stabilità economica da difendere senza troppi scossoni. La sua presenza, insieme alle poche battute graffianti ed efficaci di una sceneggiatura per la maggioranza incespicante, forniscono l’acqua della vita ad una commediola che non racconta nulla di nuovo e lo racconta ricorrendo a trovate vecchie come il cucco, fra cui è logico che non manchino le peripezie tragicomiche del protagonista in cui si passa di continuo dalla padella alla brace e la lieta fine, zuccherosa fino al limite della smanceria. Perfino Zingaretti appare sacrificato in vesti che non gli si addicono, troppo compresso dalla presunta ambivalenza del suo personaggio e da dialoghi che non gli consentono di estrarre la sua abituale autoironia che in altre situazioni (vedi il Commissario Montalbano) va sempre a segno, e Bruschetta interpreta un ruolo tecnicamente identico a tanti altri che gli sono stati affidati in precedenza, il romanaccio con le mani in pasta ovunque e la coscienza sporca per i suoi atti da carogna imbrogliona che evade con puntualità qualsiasi rettitudine. Se non altro, si salvano i messaggi abbastanza corretti dal punto di vista etico riguardo l’importanza del cibo biologico da consumazione e la visione utilitaristica delle sofferenze altrui da narrare in televisione (il colloquio con B. D’Urso in cui lei respinge il caso Rovazzi perché sostiene che tredici anni siano troppi per uno che a quell’età ha perso la madre e intende far conoscere il suo dolore a milioni di telespettatori).
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lunedì 12 febbraio 2018
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bell film, molto interessante e comico
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il film, oltre ha essere molto divertente e anche molto significativo e tutto. 5 stelle, molto interessante
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emanuele1968
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lunedì 5 febbraio 2018
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un buon film
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Un buon film per famiglie, bello, pulito e leggero, strappa sorrisi, molto carino, merita.
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giulia
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venerdì 2 febbraio 2018
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ottimo film
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Film ben fatto con una storia attendibile e una morale importante. Il finale lascia un po' a desiderare, ma nel complesso il film è ottimo.
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marianu
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venerdì 2 febbraio 2018
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pura realta'
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Il film è bello , realista , bella la fotografia . Una storia attualissima dei ns. giorni, ho rivisto mio figlio in Fabio Rovazzi , laureato e super sfruttato da chi bada solo al proprio portafoglio. Un'Italia in mano agli stranieri extra comunitari "poverini " che fanno carriera e vengono pagati dai boss italiani per comandare gli italiani stessi meno fortunati (caporalato in campagna). Chi dice che questa è una favola ??? resto basita. Una realtà più cruda di così che solo la bravura di Nunziante regista riesce a farla digerire con un racconto che ha un obiettivo: trasmettere fiducia ai nostri ragazzi.
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sabato 27 gennaio 2018
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zero stelle!!!
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Film peggiori non ce ne sono
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(di marianu)
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sabato 27 gennaio 2018
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film molto piacevole, "pulito", per nulla banale. bravo rovazzi.
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Una storia pulita, non banale, in una Italia di oggi vista con un pizzico di disincantata ironia, attraverso gli occhi di un giovane, che prova in modo sereno e positivo a proporre una soluzione semplice e rilassata a meccanismi dispersivi, complicati e corrotti che ormai diamo per acquisiti. Bravo Rovazzi, spontaneo, per nulla forzato.
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