Il gioco delle coppie

Emiliano Morreale

L'autofiction l'uso della persona reale dell'autore in eventi autentici o reinventati, negli ultimi anni ha prodotto in Francia titoli di assoluto rilievo, da Emmanuel Carrère a Michel Houellebecq. Assayas, nella sua sceneggiatura precedente (per Quello che so di lei di Roman Polanski) aveva giocato su questo tema in chiave thriller, e anche nel suo nuovo lavoro, come suggerisce il titolo italiano, Non fiction, si muove in questi paraggi. Vincent Macaigne è uno scrittore che si ispira a ciò che gli accade, in maniera appena mascherata e dunque a volte imbarazzante per le persone raccontate. Sua moglie (Olivia Ross) lavora per un politico, il suo editore (Guillaume Canet) è alle prese con la rivoluzione del digitale, la moglie di quest'ultimo (Juliette Binoche) fa l'attrice in una serie tv. Altri personaggi ruotano intorno, e le loro storie si intrecciano anche perché tutti, più o meno, si tradiscono e vanno a letto con qualcuno. Una ronde, un marivaudage, direbbero i francesi; più prosaicamente, penseranno gli italiani, un Perfetti sconosciuti tra intellettuali borghesi e di sinistra, ma senza moralismi (chissà cosa ne penserà Paolo Genovese, giurato in questa edizione). Il tono è da commedia, dialogatissima e ritmata, con uno sguardo mimetico ma abbastanza cattivo su un mondo che l'autore conosce bene. Le ambizioni sociologiche sono forse troppo alte, c'è anzi il rischio di un'evanescenza confermata nel finale, ma molti momenti sono divertenti e Macaigne e Ross irresistibili.
Da La Repubblica, 1 settembre 2018


di Emiliano Morreale, 1 settembre 2018