rikitikitawi
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lunedì 19 ottobre 2020
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tre metri quadri sotto un cielo plumbeo
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Credo di aver resistito poco più di mezz'ora poi ho abbandonato il campo : film noioso , teatrale , scontato . Potevano mandarlo per radio e forse reggeva, La storia seppur nell'intenzione del regista, drammatica , non riesce a prendere le spettatore e scivola in una noia mortale .
Non è da tutti confezionare un bel film girato in due stanze con quasi un solo attore e la pellicola lo dimostra.
Non capisco gli ampi consensi alla pellicola , ma mi sovviene l'ammonimento dei patres : " De gustibus non est disputandum ".
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laura cavalcanti
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martedì 11 agosto 2020
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un capolavoro danese
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Inaspettatamente, lo spettatore che all'iniziodel film pensa di perdere due ore della propria vita nella mediocrità,si trova trascinato in una storia tutt'altro che noiosa.
E alla fine,dopo un lungo sospiro di sollievo,guarda la sagoma del protagonista e si ritrova legato empaticamente a lui,alle sue vicessitudini .
Poco da dire,ci sono persone qui e online che hanno fatto recensioni arzigogolate ,con parole da grandi critici di film,o da neo psicologi in erba.
La realtà è che semplicemente va visto...
E andrebbe visto senza leggere troppe recensioni,senza farsi togliere nemmeno un secondo di sorpresa ,ansia e qualsiasi emozione che sicuramente nascerà e crescerà sempre più durante la visione.
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Inaspettatamente, lo spettatore che all'iniziodel film pensa di perdere due ore della propria vita nella mediocrità,si trova trascinato in una storia tutt'altro che noiosa.
E alla fine,dopo un lungo sospiro di sollievo,guarda la sagoma del protagonista e si ritrova legato empaticamente a lui,alle sue vicessitudini .
Poco da dire,ci sono persone qui e online che hanno fatto recensioni arzigogolate ,con parole da grandi critici di film,o da neo psicologi in erba.
La realtà è che semplicemente va visto...
E andrebbe visto senza leggere troppe recensioni,senza farsi togliere nemmeno un secondo di sorpresa ,ansia e qualsiasi emozione che sicuramente nascerà e crescerà sempre più durante la visione.
Quindi ciò che posso fare è semplicemente consigliarlo caldamente.
Mollate le recensioni e scoprite ognie attimo di questo capolavoro.
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carloalberto
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lunedì 13 luglio 2020
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però lo spettatore è innocente
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Prevedibile, noioso, claustrofobico, girato in due stanze con un perenne primo piano del protagonista. Scimmiotta The Call di Brad Anderson ma non ne è all’altezza. Ci vuole coraggio per fare un film del genere ma più coraggio ci vuole per vederlo.
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onufrio
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lunedì 18 maggio 2020
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una telefonata complica la vita
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L'Agente Asger Holm in attesa di giudizio è stato momentaneamente declassato a lavoro di centralinista per le emergenze. Suo malgrado si ritroverà in una situazione complicata da gestire esclusivamente per via telefono. Thriller danese ambientato in due stanze, con un unico attore protagonista presente in scena e un paio che prestano la voce dietro la cornetta del telefono. Per la serie: Se la sceneggiatura è solida, tutto il resto può divenire superfluo.
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fabiana rocchi
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venerdì 20 marzo 2020
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un film assolutamente sconsigliato
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Ci siamo avvicinati, io e la mia famiglia, con una certa titubanza che, purtroppo, è stata pure sottovalutata.
Sconsigliato come thriller, decisamente conciliante per il relax.
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ennio
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domenica 2 febbraio 2020
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psicothriller claustrofobico
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Il maggior pregio de "il colpevole" è l'originaltà dell'ambientazione, trovandoci dall'inizio alla fine nell'ambiente chiuso di una centrale di polizia. La suspence c'è, il colpo di scena pure, ma l'attento spettatore lo intuisce ben prima dell'improvvido e generoso poliziotto protagonista. Tutto sommato il film è soprattutto un viaggio nella psiche e nell'anima di un poliziotto fallibile, appassionato, non migliore di altri, ma di certo non peggiore di molti.
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lucio di loreto
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domenica 22 settembre 2019
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adrenalina al telefono
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Dal Nord Europa arriva un film speciale, non originale e nuovo, ma assolutamente particolare e di cui si aveva bisogno! Claustrofobia allo stato puro in 86 minuti di noir tradizionale, action thriller e dramma introspettivo, girato, diretto e sceneggiato perfettamente in tre metri dentro una centrale operativa di polizia, dove telefonicamente si ricevono le chiamate d’emergenza, pronte poi ad essere rimandate agli agenti su strada, allertati ad intervenire. Dalla Danimarca Gustav Moller compie il proprio highlight, rifacendosi a “La vita corre sul filo” di Sidney Pollack ma anche ai recenti “Buried-Sepolto” o “Locke” di Rodrigo Cortes e Steven Knight, dirigendo e scrivendo degli esemplari dialoghi per ogni interprete, visibile e non.
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Dal Nord Europa arriva un film speciale, non originale e nuovo, ma assolutamente particolare e di cui si aveva bisogno! Claustrofobia allo stato puro in 86 minuti di noir tradizionale, action thriller e dramma introspettivo, girato, diretto e sceneggiato perfettamente in tre metri dentro una centrale operativa di polizia, dove telefonicamente si ricevono le chiamate d’emergenza, pronte poi ad essere rimandate agli agenti su strada, allertati ad intervenire. Dalla Danimarca Gustav Moller compie il proprio highlight, rifacendosi a “La vita corre sul filo” di Sidney Pollack ma anche ai recenti “Buried-Sepolto” o “Locke” di Rodrigo Cortes e Steven Knight, dirigendo e scrivendo degli esemplari dialoghi per ogni interprete, visibile e non. La recente vocazione scandinava verso l’azione nera e adrenalinica si arricchisce perciò di un altro tassello! Anche qui, come Sidney Poitier, Ryan Reynolds e Tom Hardy, il protagonista – un ispirato Jacob Cedegren – riesce a trasmettere l’agitazione giusta per l’intera durata della pellicola. A differenza dei predecessori però, l’attore svedese/danese ha compiti ben più ardui, che porta a compimento in modo lodevole ed encomiabile. Il suo agente Asger Holm infatti, come avverte il titolo, è un colpevole, di cosa ancora non si da a sapere, e l’atteggiamento diffidente dei nuovi e numerosi anziani colleghi, appartati e ridimensionati al centralino per il pre-pensionamento, e quelli ai quali passa le telefonate, dimostra una diffidenza generalizzata verso di lui. Il suo compito dunque, oltre a svolgere con dovizia il novello lavoro, cercando di salvare una donna in fuga col proprio rapitore e i suoi due bimbi in pericolo rimasti soli, è quello di riconquistare dignità e fiducia oltre che verso di loro, soprattutto nei confronti del proprio animo, oramai frustrato e depresso. La traccia narrativa, come detto non originalissima, prende efficacemente il giusto da incollarti alla sedia. Gli ambienti minimi e il racconto narrato simultaneamente agli eventi, i pochi piani e frame speciali – come il nervoso scricchiolio del dito sulla scrivania o il sudore che goccia durante le trattative – sono piccole sequenze che alimentano al massimo la tensione! La scrittura della scena, unica per tutta la durata, possiede inoltre i due mantra principi per ogni lungometraggio drama d’azione: cedere al pubblico il potere di sentirsi oppresso al pari del protagonista e far trasparire ogni decisione di quest’ultimo come specchio della propria coscienza. Il copione è altresì ottimo, e Cedegren se ne impossessa con impegno e dovizia, facendo accrescere la tensione necessaria nel momento in cui si appassiona, anche oltre i suoi reali poteri, a dirigere le operazioni di caccia verso il furgone bianco, ma pure a far emergere le enormi ferite del suo personaggio, allorquando il drammatico dubbio su chi sia la reale vittima tra rapita e rapitore, lo assale ferocemente! E’ però grazie a questa abnorme incertezza che riesce a redimersi, salvare un’anima altrui, riconquistare la stima del vicino e prepararsi dignitosamente al giudizio che lo investirà il giorno seguente! Moller ci restituisce ciò che non molti sanno più fare con costanza, accontentandosi di scenografie e tecnologie mastodontiche tuttavia prive di calore e passione: raccontare con piccoli particolari un panorama vasto e corpulento!
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cinefila part time
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mercoledì 24 luglio 2019
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ricostruzioni mentali e realta'
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Film danese ad alta tensione
Un film teatrale. Tutto si svolge con le parole che poi lavorano nella mente degli spettatori che si costruiscono il film in testa. Quindi che abbiamo? Primi piani di un poliziotto che risponde al telefono delle emergenze di una centrale operativa di polizia. Il poliziotto e le telefonate dei disperati che chiamano. Qualche primo piano dei colleghi e niente altro. Il poliziotto è stanco e annoiato. Quello non sarebbe il suo lavoro; lui è un uomo d'azione, lavora sulle volanti, in strada, pistola in pugno e grugno cattivo.Si intuisce che è stato messo a rispondere al telefono per una sorta di "punizione" e che dovrebbe essere il suo ultimo giorno di lavoro lì in ufficio.
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Film danese ad alta tensione
Un film teatrale. Tutto si svolge con le parole che poi lavorano nella mente degli spettatori che si costruiscono il film in testa. Quindi che abbiamo? Primi piani di un poliziotto che risponde al telefono delle emergenze di una centrale operativa di polizia. Il poliziotto e le telefonate dei disperati che chiamano. Qualche primo piano dei colleghi e niente altro. Il poliziotto è stanco e annoiato. Quello non sarebbe il suo lavoro; lui è un uomo d'azione, lavora sulle volanti, in strada, pistola in pugno e grugno cattivo.Si intuisce che è stato messo a rispondere al telefono per una sorta di "punizione" e che dovrebbe essere il suo ultimo giorno di lavoro lì in ufficio. Con i bisognosi di aiuto che chiamano si presenta come un uomo integerrimo e severo: sgrida chi chiama e che è palesemente ubriaco o fatto di qualche sostanza. e fa loro la ramanzina. Ad un certo punto lo chiama una donna che a spizzichi e bocconi gli racconta che è stata rapita, sembra dall'ex marito e che ha lasciato due figli molto piccoli a casa da soli. Parte una caccia all'uomo coordinata dal poliziotto per rintracciare l'auto con i due a bordo e la casa dove stanno i bambini. Il poliziotto, grazie alla tecnologia e a internet, dal numero di cellulare di chi chiama risale al numero di telefono fisso, all'indirizzo di casa, alla fedina penale. Ma non tutto è come sembra e molte volte si capisce e si vede solo quello che si vuole capire e da lì si parte con elucubrazioni mentali e con il poliziotto anche noi spettatori ci facciamo un quadro della situazione e immaginiamo quello che non vediamo e il non detto. Ma, ripeto, tutto si capovolge e noi si cade dalla sedia alla fine perchè il colpevole non è chi avevamo immaginato.
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kyotrix
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giovedì 18 luglio 2019
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bel film
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Che ti appassiona, pur essendo praticamente tutto il film girato sul primo piano del protagonista, seduto al telefono al pronto intervento 112 in danimarca. Altra dimostrazione che per fare un bel film, non serve un grosso budget.
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