felicity
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venerdì 8 settembre 2023
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ritratto al femminile totale, sincero e disarmante
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Non succede un granché in Gloria Bell. La protagonista avrebbe potuto più convenzionalmente essere l’eroina di una commedia romantica, con tanto di scene zuccherose e tutto il resto, oppure il personaggio di un thriller, magari al centro di una relazione tormentata. E invece niente: se vi aspettate colpi di scena amorosi o rivelazioni inquietanti rimarrete delusi.
E' un ritratto al femminile totale, sincero e disarmante come non se ne vedono quasi mai.
Gloria è sola, fragile ma sempre sorridente e vitale, in un racconto dal tono caldo ma mai sentimentale o sdolcinato: la Moore e Turturro sono carismatici e divertenti, anche quando devono mettere in scena l’imbarazzo del romanticismo e del sesso in una relazione in erba.
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Non succede un granché in Gloria Bell. La protagonista avrebbe potuto più convenzionalmente essere l’eroina di una commedia romantica, con tanto di scene zuccherose e tutto il resto, oppure il personaggio di un thriller, magari al centro di una relazione tormentata. E invece niente: se vi aspettate colpi di scena amorosi o rivelazioni inquietanti rimarrete delusi.
E' un ritratto al femminile totale, sincero e disarmante come non se ne vedono quasi mai.
Gloria è sola, fragile ma sempre sorridente e vitale, in un racconto dal tono caldo ma mai sentimentale o sdolcinato: la Moore e Turturro sono carismatici e divertenti, anche quando devono mettere in scena l’imbarazzo del romanticismo e del sesso in una relazione in erba.
Gloria è un’eroina universale che ha la forza di trascendere i contesti e non ha bisogno di uomini: perché alla fine l’importante è ballare, pure da sola.
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enzo70
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sabato 12 settembre 2020
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remake riuscito con una deliziosa julianne moore
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L’amore ai tempi della mezza età è sempre difficile, diviso tra passione ed abitudini, una breve vita nuova davanti e troppa storia alle spalle. Gloria, ma quanto è bella Julianne Moore, è una donna di cinquanta anni con un divorzio alle spalle e due figlie sempre più indipendenti. Gloria è una donna intelligente, forte che la sera cerca conforto nelle discoteche al ritmo della disco music, dell’alcool e di qualche amante occasionale. Ma l’incontro con Arnold, il solito istrionico Torturro, la proietta in un mondo diverso, in cui appare una parola che aveva perso di vista, l’amore. Ma Arnold è separato di fatto, ma non riesce a recidere i legami con la famiglia, con la moglie e con le figlie.
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L’amore ai tempi della mezza età è sempre difficile, diviso tra passione ed abitudini, una breve vita nuova davanti e troppa storia alle spalle. Gloria, ma quanto è bella Julianne Moore, è una donna di cinquanta anni con un divorzio alle spalle e due figlie sempre più indipendenti. Gloria è una donna intelligente, forte che la sera cerca conforto nelle discoteche al ritmo della disco music, dell’alcool e di qualche amante occasionale. Ma l’incontro con Arnold, il solito istrionico Torturro, la proietta in un mondo diverso, in cui appare una parola che aveva perso di vista, l’amore. Ma Arnold è separato di fatto, ma non riesce a recidere i legami con la famiglia, con la moglie e con le figlie. E quando deve scegliere, arriva una dura delusione per Gloria. La colonna sonora, tutta anni ottanta, incide su uno spettatore che con quella musica è cresciuto, quando Gloria canta in macchina o balla in discoteca, verrebbe di abbracciarla, di iniziare un duetto. La storia non è nuova nel mondo del cinema, ma questa volta dal Cile e da alcune sue cupezze si passa alla scintillante Los Angeles. Ma c’è da dire che questa nuova proposta vale bene il prezzo del biglietto, se non altro per la straordinaria qualità dei due protagonisti.
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frascop
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giovedì 19 settembre 2019
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julianne moore e la musica
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Il regista cileno Sebastian Lelio (1974), sodale dell'altro Pablo Lorrain qui produttore, fa il remake del suo film "Gloria" premiato a Berlino nel 2014. La storia è sempre quella, una donna di 50 anni , ma portati benissimo come Jiulianne Moore, rimasta sola a Los Angeles con due figli grandi e un nipotino, in cerca ancora di qualcosa. Lo cerca nelle canzoni, lo cerca nelle sale da ballo, lo cerca negli uomini che incontra e in particolare in uno, che pare capirla ma talvolta sparisce e troppo è preso da un’altra vita con due figlie. Gloria gira in macchina, canta canzoni pop, è forte e debole, deve portare avanti, come tutti, una vita che spesso non è quella che vorremmo.
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Il regista cileno Sebastian Lelio (1974), sodale dell'altro Pablo Lorrain qui produttore, fa il remake del suo film "Gloria" premiato a Berlino nel 2014. La storia è sempre quella, una donna di 50 anni , ma portati benissimo come Jiulianne Moore, rimasta sola a Los Angeles con due figli grandi e un nipotino, in cerca ancora di qualcosa. Lo cerca nelle canzoni, lo cerca nelle sale da ballo, lo cerca negli uomini che incontra e in particolare in uno, che pare capirla ma talvolta sparisce e troppo è preso da un’altra vita con due figlie. Gloria gira in macchina, canta canzoni pop, è forte e debole, deve portare avanti, come tutti, una vita che spesso non è quella che vorremmo. Grande film con due importanti meriti per me. Uno, Julianne Moore, è scontato (Turturro è di una tristezza indicibile come sempre). Il secondo è la musica. Lelio ha il merito di farci ascoltare tutte le hit che io metterei in un cd (giusto mancano i Supertramp e i Procol Harum). E alla fine, per andare a casa felici, ascolterete la canzone che vi spiega tutto.
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domenica 15 settembre 2019
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ritratto di una società
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Molti dipingono la protagonista come forte, attiva, indipendente. E' una tipica distorsione moderna dove la forza sta per debolezza, attività è sinonimo di iper-attivismo nevrotico, indipendenza come necessità da cui non ci si può emancipare. La vita di questa americana di mezza età, inserita in una società di borghesi divorziati, freddi e formali, vive la sua condizione di individuo isolato come vuole la società capitalista americana, separato da tutti gli altri, ma non distante dagli altri, a cui cerca rimedio con quelle somma di azioni idiote che la stessa società americana gli fornisce per lenire formalmente il dolore della separazione non solo dal marito, ma dai figli, dagli affetti, dalla madre e poi anche da Arnold.
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Molti dipingono la protagonista come forte, attiva, indipendente. E' una tipica distorsione moderna dove la forza sta per debolezza, attività è sinonimo di iper-attivismo nevrotico, indipendenza come necessità da cui non ci si può emancipare. La vita di questa americana di mezza età, inserita in una società di borghesi divorziati, freddi e formali, vive la sua condizione di individuo isolato come vuole la società capitalista americana, separato da tutti gli altri, ma non distante dagli altri, a cui cerca rimedio con quelle somma di azioni idiote che la stessa società americana gli fornisce per lenire formalmente il dolore della separazione non solo dal marito, ma dai figli, dagli affetti, dalla madre e poi anche da Arnold. E la critica "femminista" che la vede emancipata, vittima del solito uomo irresponsabile, Arnold, un essere debole, complicato, non maturo, a fronte di una gran donna, dicevo questa critica registica è la parte più debole del ritratto che fa della storia, infatti non contempla mai la solitudine dell'altro, la sua fragilità, la sua necessità non spiegata. Così la protagonista affoga il suo dispiacere esistenziale nell'alcool, vera droga americana, vera "soluzione" all'americana dei problemi individuali di una società priva di nessi sociali, se non quella di essere l'uno contro l'altro armati da sempre, lo si vede anche nelle scene del parco che Arnold gestisce, come anche in Las Vegas, la città artificiale simbolo della solitudine cosmica e del falso divertimento. E' vero è anche il nostro male, ma nella società americana questo è più visibile perché loro sono la nazione guida, noi soli imitatori ma con un retroterra culturale che loro nemmeno possono immaginare. Così Gloria continuerà dopo la piccola vendetta contro Arnold a fare i suoi vani tentativi di uscire dalla sua condizione, magari al suono della canzone di Tozzi, che è un autocelebrazione di sé. Un discreto ritratto della società americana operato dalla regia di Lelio. Alcune scene di valore filmico apprezzabile.
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giuseppe
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lunedì 11 marzo 2019
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un film troppo frammentario
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Mi trovo molto d’accordo con la recensione di Cine foglio, molto meno con quella “ufficiale” di Marzia Gandolfi che insiste molto, troppo, sul remake di Gloria da cui Gloria Bell trae spunto.
La ragione del mio dissenso è che il film del 2013 è girato in Cile in una situazione ed in un contesto socio politico totalmente diversi da quelli di Gloria Bell, Los Angeles e la società americana di oggi, con la quale facciamo fatica ad indentificarci anche noi europei.
Detto questo e sgombrato l’equivoco del remake, il film è piacevole anche se un po' lento, come è lenta Gloria a capire certe cose dell’uomo imbarazzato, più che imbarazzante, che ha incontrato.
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Mi trovo molto d’accordo con la recensione di Cine foglio, molto meno con quella “ufficiale” di Marzia Gandolfi che insiste molto, troppo, sul remake di Gloria da cui Gloria Bell trae spunto.
La ragione del mio dissenso è che il film del 2013 è girato in Cile in una situazione ed in un contesto socio politico totalmente diversi da quelli di Gloria Bell, Los Angeles e la società americana di oggi, con la quale facciamo fatica ad indentificarci anche noi europei.
Detto questo e sgombrato l’equivoco del remake, il film è piacevole anche se un po' lento, come è lenta Gloria a capire certe cose dell’uomo imbarazzato, più che imbarazzante, che ha incontrato.
A me personalmente Turturro piace molto, ma non so se è merito del regista, del suo ruolo di amante disadattato, ma la sua sofferenza si rivela benissimo nelle due occasioni in cui lascia, insalutato ospite, la famiglia o l’amante e se ne va: nell’incontro per il compleanno del figlio e durante la cena a Las Vegas, dopo la caduta di quel maledetto telefonino nel brodo. Se questi due momenti sono rivelatori della bravura e dell’imbarazzo di Turturro, divorziato ancora troppo fresco da una famiglia che lo cerca in continuazione e gli impedisce di vivere la sua storia d’amore con Gloria, altri episodi sono rivelatori del rapporto maturo di Gloria con la sua famiglia che invece non l’assilla e non la colpevolizza per il suo nuovo amore. Emancipazione della famiglia di Gloria, o accettazione della sua natura vivace che non le impedisce di essere una brava nonna e mamma.
Quello che convince meno nel film è il frequente allentamento della narrazione con episodi che apparentemente hanno poco a che fare con la storia, come ad esempio il campo di tiro a volo dove Arnold porta Gloria, o troppo ripetuti, come gli amplessi in una coppia non più giovane.
Le armi nel bagagliaio della macchina ricompaiono quando le servono per dargli una lezione davanti a casa sua e giusto in tempo per ammirare la sua ex famiglia che in pratica lo ricattava affettivamente. Dopo questa vendetta meditata a caldo, ma eseguita a freddo, visti i ripetuti via vai dal bagagliaio della macchina alla spazzatura e viceversa, non si capisce come mai Gloria torni come se niente fosse alla sua vita di sempre, tra alcol, fumo e musica assordante. A proposito, la cosa migliore del film fino alla prossima avventura.
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marinella
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domenica 10 marzo 2019
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questo film non mi è piaciuto.
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Questo film non mi è piaciuto. L'ho trovato superficiale e malato. Un film che si prende molto sul serio ma non risulta credibile.
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cinefoglio
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domenica 10 marzo 2019
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istantanea di gloria bell
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L’opera si presenta sul grande schermo come un remake, ad opera dello stesso autore Sebastián Lelio, della preziosa Gloria (2013), avvalendosi di un cast e di un’ambientazione tutta americana dove spicca la talentuosa e pluri-premiata Julianne Moore.
Il regista cileno ripropone a noi pubblico uno dei suoi lungometraggi più riusciti, mantenendo invariata la storia e l’intreccio di base, l’evoluzione e l’emancipazione della protagonista pur con le dovute differenze temporali e geografiche.
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L’opera si presenta sul grande schermo come un remake, ad opera dello stesso autore Sebastián Lelio, della preziosa Gloria (2013), avvalendosi di un cast e di un’ambientazione tutta americana dove spicca la talentuosa e pluri-premiata Julianne Moore.
Il regista cileno ripropone a noi pubblico uno dei suoi lungometraggi più riusciti, mantenendo invariata la storia e l’intreccio di base, l’evoluzione e l’emancipazione della protagonista pur con le dovute differenze temporali e geografiche.
I film-remake (singolare in questo caso essendo ad opera dello stesso creatore) sono caratterizzati da un doppio approccio critico o dei metri di giudizio: il primo che cerca di decifrare la pellicola come opera a sé stante, il secondo, immancabilmente, cerca di relazionarla e paragonarla con la sua parente più stretta.
Gloria Bell reclama la propria autenticità ma sia per esigenze di sceneggiatura si per scene interamente copiate, se è legittimo l’uso della parola «copiare», rimane legata al film omonimo con il pregio di affacciarsi ad un pubblico più ampio.
La pellicola si snoda e dipinge la vita di Gloria, bellissima donna di mezza età il cui lavoro monotono di consulente viene stimolato da svariate serate in locali e piste da ballo, da una ricercata attenzione da parte della famiglia e dalla «caccia» di una nuova fiamma capace di (ri)animare la solitudine del post-divorzio.
Il lungometraggio, nonostante la buona base di partenza e la innegabile capacità della Moore di donarci la propria interpretazione di Gloria (già estremamente riuscita nella performance, premiata a Berlino, di Paulina García), non coinvolge completamente il pubblico.
La narrazione procede in modo coerente ma priva di una reale suspense o tensione dalle scelte più comuni o banali dell’accendersi una sigaretta (nonostante Gloria abbia smesso di fumare) a quelle più audaci e sfrontate nelle «scappatelle» romantiche con Arnold, interpretato da un’imbarazzante e disperato John Turturro.
Le profonde aspirazioni di Gloria si scontrano e lottano con una società che non riesce a comprenderla nella sua essenza più pura. La ricerca di una vita ricca di avventure e viaggi inaspettati, lontani dalla monotonia del lavoro e del vuoto del suo appartamento, del raggiungimento di un vincolo ombelicale ed intimo con i propri figli per i quali il solo essere «madre» non è sufficiente: l’essere accettata per la donna che è, spensierata ed energica, emancipata ed auto-sufficiente, consapevole delle proprie possibilità ed i propri limiti, uno spirito realmente libero da ogni vincolo e legame castrante.
09/03/2019
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