francesco2
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domenica 30 giugno 2019
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senza entusiasmarsi, un film interessante
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Un paragone tra questo film e l opera dei Dardenne, espresso da fonti abbastanza autorevoli,
potrebbe fungere da chiave di lettura .utile per rifuggire valutazioni sbrigative, che si soffermino
eccessivamente su determinati limiti. Ad esempio, certi primi piani statici apparentemente quasi
autocompiaciuti, ed un atteggiamento talora approssimativo nella -ri-costruzione di caratteri
e situazioni. Il termine dardenniano restituisce la forza di immagini apparentemente anodine
o asettiche, ma impregnate di uno stile che -in- segue i personaggi, fornendo al
contempo un senso di distacco da parte del regista, accentuato dall assenza di elementi come
la colonna sonora.
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Un paragone tra questo film e l opera dei Dardenne, espresso da fonti abbastanza autorevoli,
potrebbe fungere da chiave di lettura .utile per rifuggire valutazioni sbrigative, che si soffermino
eccessivamente su determinati limiti. Ad esempio, certi primi piani statici apparentemente quasi
autocompiaciuti, ed un atteggiamento talora approssimativo nella -ri-costruzione di caratteri
e situazioni. Il termine dardenniano restituisce la forza di immagini apparentemente anodine
o asettiche, ma impregnate di uno stile che -in- segue i personaggi, fornendo al
contempo un senso di distacco da parte del regista, accentuato dall assenza di elementi come
la colonna sonora.
Non so se si potrebbe tirare in ballo il pedinamento di zavattiniana memoria. Certo Dhont
rifugge dal rigore degli autori di Rosetta, quando dipinge il rapporto padre-figlia o le relazioni sociali tra adolescenti. Forse non lo possiede, o non gli interessa neanche. Comunque, a giudizio di chi scrive, il film si fa preferire al curioso Nue propriete, di vari anni fa, anch esso belga, piu vicino nello stile - ma non nei risultati- ai due fratelli.
Poi, non bisogna dimenticarlo, in questo film ne convivono due, raffiguranti entrambi una ricerca identitaria, sia essa sessuale o l affermazione del proprio desiderio di ballare.
Il finale, forse eccessivamente ottimistico, non intacca necessariamente uno stile lucido nel mostrare i travagli dell adolescenza, in questo caso fuoriuscita in tutti i sensi da un io ancora informem ed acquisizione di una raggiunta autoconsapevolezza, agli occhi personali e del mondo esterno.
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mercoledì 26 giugno 2019
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fake
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Tutto falso e veloce da non andarci
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sabato 23 febbraio 2019
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reale
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Un fim che ti prende nell"anima. Che coglie tutta la sofferenza dell' adolescenza,, di un corpo sbagliato, dell'amore paterno e della naturale cattiveria umana.
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angeloumana
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martedì 9 ottobre 2018
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la voglia di esser donna
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Film belga e in Belgio ambientato. Non potrebbe essere altrimenti per la maniera in cui è trattato il tema del cambio di sesso di un sedicenne: un modo pacato, ragionevole di condurre i dialoghi, come di accettazione di un evento della vita, è l'apertura mentale di un ambiente o della società. I dialoghi che più sorprendono sono quelli tra padre e figlio: nessuna animosità o turbolenza, c'è invece l'incoraggiamento e la complicità del padre – della madre non si parla, pare non essere mai esistita - che ha accettato pienamente la volontà di Victor, lo incoraggia tranquillizza e rassicura, lo accompagna dai medici che descrivono con “normalità” i preparativi per l'operazione, il suo decorso, i tempi da rispettare, gli ormoni da cominciare ad assumere.
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Film belga e in Belgio ambientato. Non potrebbe essere altrimenti per la maniera in cui è trattato il tema del cambio di sesso di un sedicenne: un modo pacato, ragionevole di condurre i dialoghi, come di accettazione di un evento della vita, è l'apertura mentale di un ambiente o della società. I dialoghi che più sorprendono sono quelli tra padre e figlio: nessuna animosità o turbolenza, c'è invece l'incoraggiamento e la complicità del padre – della madre non si parla, pare non essere mai esistita - che ha accettato pienamente la volontà di Victor, lo incoraggia tranquillizza e rassicura, lo accompagna dai medici che descrivono con “normalità” i preparativi per l'operazione, il suo decorso, i tempi da rispettare, gli ormoni da cominciare ad assumere. Si svolge tutto senza scosse, senza drammi, nemmeno da parte delle compagne di classe che solo una volta han voluto vedere “la terza gamba” di Victor. Lui, che ormai è per tutti Lara, considera quella un'escrescenza, un attributo inutile di cui vuole disfarsi e che nasconde laboriosamente, con artifici dolorosi, per le sue lezioni di danza con le compagne danzatrici. Un commento dice del suo sogno di diventare ballerina professionista ma Victor ha da sempre soprattutto il desiderio e la determinazione di essere donna. Volteggia, s'impegna, fa' le evoluzioni che deve come le altre ragazze ma forse qualcosa per la perfezione gli manca: è “Il cigno nero” (altro bel film), gli manca un guizzo in più per “volare”. Una crisi arriva, l'ultima sua scena di danza è drammatica, il suo viso è travagliato, piange, si ferma, riprende con disperazione.
Fin qui la storia o il “plot” come i più raffinati la chiamano. Victor ha sicuramente il volto delicato di Lara, la pelle bianca, Lara è bella nel corpo e nei capelli oltreché nello sguardo (merito dell'attore 16enne al primo film, Victor Polster, in realtà virtuoso ballerino di danza classica dell'Accademia di Anversa), ha la precisa grazia e il portamento di una donna, ma la sua espressione sembra spesso immobile, non varia di fronte ad alcun avvenimento, impassibile, nessuna contraddizione, da chiedersi come un adolescente possa essere così deciso, senza dubbi, senza le tempeste ormonali dell'età. E' forse inverosimile che il volto di Lara dimostri questa freddezza, non un cenno di ripensamento (che appartengano solo agli adulti?), nessuna reazione a situazioni avverse. Questa personale impressione è però, ahimé, smentita dall'attribuzione di migliore interprete a “Un certain regard” del festival di Cannes 2018, del resto meritata.
E' bellissima l'immagine di Lara pienamente donna che cammina elegante e libera infine tra la gente, dopo un salto temporale, liberata e sciolta dalle decisioni prese, non sappiamo come si è compiuto il transito ma non ha importanza, è “serena y confiada” (parole da una canzone spagnola, No me importa nada, Luz Casal, 1989...). Film “forte” ma condotto sobriamente, misurato e senza eccessi, gradevolmente belga.
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salvatorcik
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domenica 7 ottobre 2018
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maestri della luce
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Il cinema è raccontare una storia, il cinema è scoprire un personaggio. Qui parliamo di un personaggio straordinario, bello come una modella del Vermeer, unico e di una grazia e di un coraggio che ci lascia impotenti. Ma qui parliamo anche di grandissimi maestri della luce. Ogni fotogramma sembra scolpito con raggi solari o con i neon o con ogni forma luminosa possibile. E la nostra eroina danza nella luce con la forza di un titano. È un film sulla compressione dei sentimenti e non solo. Tutto è come un vulcano in quiete apparente. È impossibile non essere sedotti da questa opera sublime, una dichiarazione d’amore fatta in pellicola.
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Il cinema è raccontare una storia, il cinema è scoprire un personaggio. Qui parliamo di un personaggio straordinario, bello come una modella del Vermeer, unico e di una grazia e di un coraggio che ci lascia impotenti. Ma qui parliamo anche di grandissimi maestri della luce. Ogni fotogramma sembra scolpito con raggi solari o con i neon o con ogni forma luminosa possibile. E la nostra eroina danza nella luce con la forza di un titano. È un film sulla compressione dei sentimenti e non solo. Tutto è come un vulcano in quiete apparente. È impossibile non essere sedotti da questa opera sublime, una dichiarazione d’amore fatta in pellicola. Consigliato a quelli che hanno paura.
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flyanto
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giovedì 4 ottobre 2018
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imprigionato in un corpo
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Presentato quest’anno all’ultimo Festival di Cannes nella sezione ‘Un Certain Regard’, “Girl” del regista Lukas Dhont è la delicata e drammatica storia di un adolescente che ha due grandi ed importanti sogni da realizzare: quello di cambiare in maniera definitiva sesso e divenire una ballerina classica. Sostenuto nel suo intento da una famiglia, più precisamente dal padre probabilmente vedovo, e da un ambiente generale di piuttosto larghe vedute, il/la giovane compie un iter difficile, sia dal punto di vista fisico che psicologico, al fine di raggiungere i suoi due obiettivi. Egli/ella deve innanzitutto assumere un graduale dosaggio ormonale al fine di essere pronto per l’operazione che gli asporterà il proprio apparato genitale maschile (esteriormente sembra già una ragazza) e nel contempo si deve applicare allo studio della danza classica in una maniera più approfondita e frequente degli altri suoi compagni/e di corso in quanto impostato differentemente rispetto alle ragazze a causa della sua natura maschile.
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Presentato quest’anno all’ultimo Festival di Cannes nella sezione ‘Un Certain Regard’, “Girl” del regista Lukas Dhont è la delicata e drammatica storia di un adolescente che ha due grandi ed importanti sogni da realizzare: quello di cambiare in maniera definitiva sesso e divenire una ballerina classica. Sostenuto nel suo intento da una famiglia, più precisamente dal padre probabilmente vedovo, e da un ambiente generale di piuttosto larghe vedute, il/la giovane compie un iter difficile, sia dal punto di vista fisico che psicologico, al fine di raggiungere i suoi due obiettivi. Egli/ella deve innanzitutto assumere un graduale dosaggio ormonale al fine di essere pronto per l’operazione che gli asporterà il proprio apparato genitale maschile (esteriormente sembra già una ragazza) e nel contempo si deve applicare allo studio della danza classica in una maniera più approfondita e frequente degli altri suoi compagni/e di corso in quanto impostato differentemente rispetto alle ragazze a causa della sua natura maschile. Essendo naturalmente dotato verso questa disciplina, il/la ragazza riesce, sia pure a fatica, a migliorare la propria preparazione di giorno in giorno ma a costo di una fatica immane, ripeto, sia fisica che psicologia, che fa nascere dentro di lui/lei un’ansia ed un’ irrequietezza nocive alla sua particolare e delicata condizione. Lo stress, pertanto, lo/la porterà ad un’estrema e dolorosa decisione come unica via alla realizzazione dei propri tanto desiderati obiettivi.
Una pellicola altamente delicata e drammatica allo stesso tempo poiché nell’intero corso della vicenda Lukas Dhont presenta nei minimi particolari il ‘calvario’ che il/la protagonista vive al fine di realizzare i suoi più grandi desideri. E Dhont vi riesce appieno considerando che “Girl” è anche la sua prima opera cinematografica in quanto prende in considerazione tutti gli aspetti legati ad una formazione: alla forte determinazione ed entusiasmo si alternano sentimenti contrastanti quali l’ansia mista a sgomento, paura e disperazione, insomma, un’inquietudine profonda e quanto mai tipica dell’età adolescenziale. Dalle scene, poi, si evince anche l’amore che il regista stesso prova per la danza classica (egli ha anche diretto svariati spettacoli di balletto) e ne mostra la fatica che tale disciplina comporta a chi intende intraprendere professionalmente questa difficile strada: estenuanti lezioni, dolori fisici, competizioni ed una grande incertezza per un’eventuale frustrazione.
A tutto ciò è doveroso aggiungere una particolare menzione del giovane protagonista, Victor Polster, ballerino talentuoso dell’Accademia di Anversa, che, esteticamente attraente, si è sottoposto ad un accurato trucco al fine di assomigliare fisicamente il più possibile ad una reale ragazza e rendendo così il più credibile possibile il proprio personaggio in continuo conflitto.
Concludendo, un’opera assai delicata e nel contempo ‘scomoda’ (almeno per alcuni) che affronta una tematica quanto mai attuale ed, appunto, di possibile contestazione, ma senza alcun dubbio riuscita nella sua crudezza , grazia ed equilibrio. Un vero gioiello.
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emyliu`
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sabato 29 settembre 2018
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identità di genere in danza
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La disciplina della danza classica e l'identità di genere sono nel film di Lukas Dhont una miscela drammaticamente esplosiva. Felice la scelta di un giovanissimo attore androgino per interpretare il ruolo di una ballerina adolescente nata nel corpo altro di un ragazzo. La bellezza androgina di Victor Polster è sublime e ricorda Cate Blanchett. Film severo come la protagonista che nulla concede allo stereotipo su questi temi. Lara è una ragazza transessuale di 15 anni che già vive al femminile con il padre e il fratellino di 6 anni.
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La disciplina della danza classica e l'identità di genere sono nel film di Lukas Dhont una miscela drammaticamente esplosiva. Felice la scelta di un giovanissimo attore androgino per interpretare il ruolo di una ballerina adolescente nata nel corpo altro di un ragazzo. La bellezza androgina di Victor Polster è sublime e ricorda Cate Blanchett. Film severo come la protagonista che nulla concede allo stereotipo su questi temi. Lara è una ragazza transessuale di 15 anni che già vive al femminile con il padre e il fratellino di 6 anni. Ha fretta di femminilizzare il suo aspetto più di quanto già non sia e intraprende la transizione trepidante e senza paure con la terapia ormonale, finalizzata all'intervento definitivo di riassegnazione chirurgica sessuale. Nel contempo vuole realizzare il sogno di diventare un'etoile, ed è proprio nell'ambiente della scuola di danza che si scontra con i primi conflitti sociali con le sue coetanee per la sua non conformità che lei per prima non accetta, torturandosi i piedi per stare sulle punte, e il sesso che comprime ossessivamente con del nastro adesivo, fino ad una scelta estrema. L'elegante regia che indugia sui dettagli del corpo incompiuto e martoriato, fa sentire la fatica del vivere in una condizione inaccettabile di diversità per chi ha la semplice, vitale necessità di essere una GIRL. Parola di Emyliù
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