Anno | 2018 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Giovanni Zoppeddu |
Attori | Jayed Abdelmalek, Nicolò Adragna, Alessandro Biggio, Luigi Biggio, Vito Cannamela Gaspare Cannizzaro, Rosario Cannizzaro, Lorenzo Carpitella, Salvatore Carpitella, Nino Castiglione, Renato Cau, Gianluca Cosa, Antonino Crapanzano, Angelo Ferraro, Mirko Leccis, Gianluca Manca, Ireneo Mannai, Simone Mariani (II), Gianluca Mei, Francesco Melis, Francesco Nolfo, Antonio Pantaleo, Vincenzo Patti, Gianluca Puddu, Ninni Ravazza, Goliardo Rivano, Salvatore Rizzo, Giuseppe Alberto Salaris, Igor Sanna, Stefano Sanna, Francesco Sechi, Gian Paolo Serventi, Francesco Severino, Francesco Solina, Pio Solina, Rosario Solina, Cristian Tiana, Giuseppe Trapani, Francesco Vacca, Vito Verme, Luca Mirko Zuddas. |
Uscita | sabato 6 aprile 2019 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,25 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 16 aprile 2019
Lo spunto per descrivere la Sicilia del mare, quella ancorata alla tradizione, fatta di valori primordiali e nobili dei quali, ancora, si sente l'eco in tutta l'Isola ed oltre. In Italia al Box Office Diario di tonnara ha incassato 2,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Come hanno funzionato, per secoli, le tonnare siciliane? E come hanno vissuto le comunità che prosperavano intorno a quelle tonnare? Se l'è chiesto Giovanni Zoppeddu, già direttore della fotografia e montatore, nonché aiuto regista nella realizzazione di documentari come L'ultimo volo di Folco Quilici, Il corpo del duce di Fabrizio Laurenti e Anija - La nave di Roland Sejko. Con Diario di tonnara Zoppeddu mette a frutto la sua esperienza realizzando il primo lungometraggio di realtà, e utilizzando come filo conduttore il resoconto letterario di un sub, Ninni Ravizza, che aveva lavorato presso la tonnara di Bonagia, in provincia di Trapani.
Nelle superbe immagini del regista, unite a quelle di maestri del cinema documentario italiano come Folco Quilici, Vittorio De Seta e Francesco Alliata, riemerge dal passato l'universo che ruotava intorno alle tonnare, dove "lievitavano culture" e si declinava la civiltà del lavoro.
Zoppeddu racconta la tecnica di costruzione della struttura allestita per la mattanza dei tonni come una scienza esatta, con reti cucite a mano da mogli che a casa "facevano tutto", e di notte aspettavano il rientro dei mariti sulla soglia, con il lume in mano.
Davanti ai nostri occhi si ricompone quel mondo di muciare e tonnaroti (ovvero barche e pescatori di tonno) che seguivano i movimenti del sole per prevedere i mutamenti del clima, per cui vigeva un codice di "umiltà, saggezza e rispetto" che faceva loro togliere il cappello prima di pronunciare le preghiere propiziatorie alla mattanza. Una mattanza che è stata proibita per rispetto verso gli animali e rischio di estinzione dei tonni, ma che ha portato via con sé un modo di intendere la vita e una coesione comunitaria incentrata sul rapporto fra uomo e natura.
Cucendo insieme come una rete da tonnara le immagini di repertorio recuperate dagli archivi dell'Istituto Luce e nuove immagini realizzate ad hoc, Zoppeddu racconta per dettagli di grande poesia: le lampare e le gomene colorate, le mani consunte dei pescatori e i loro gesti esperti, i volti della comunità raccolta intorno alla benedizione delle muciare e gli sguardi di uomini, donne e bambini la cui vita era scandita dai ritmi della pesca del tonno. E fa risorgere un mondo scomparso, ma anche un modo di fare cinema dimenticato. La raffinatezza del montaggio (di Luca Onorati), le immagini che mostrano la lotta impari fra i pescatori e la lava dei vulcani, le tempeste sul mare e le nubi minacciose, sono incantevoli e restituiscono perfettamente la tensione drammaturgica implicita nel resoconto della vita dei tonnaroti, già così ben delineata in Stromboli di Roberto Rossellini.
Geniale il modo in cui il conflitto mondiale viene raccontato come una battaglia fra pupi siciliani, senza sminuirne la drammaticità ma sottolineandone l'inutilità e la beffa. Meno efficace la falsariga del Diario di Ravizza, troppo aderente all'esperienza individuale del sub chiamato a controllare l'ingresso dei tonni nel "palazzo sommerso di rete". Magnifico invece il commento sonoro (il montaggio del suono è di Luca Onorati) e musicale (colonna sonora di Marco Corrao e Gabriele Giambertone, con la splendida È sula 'a tunnara accamora di Olivia Sellerio). La bella fotografia è di Claudio Marceddu, gli operatori di ripresa sono Maria Chiara Sanna, Maurizio Abis, Fabio Tricarico e Alessandro Bianchi: vale la pena citarli tutti perché hanno svolto un lavoro eccezionale.
Diario di tonnara racconta il rito e la magia intorno alla pesca del tonno, i santi "appizzati sulla croce" e i fichi neri sognati per buona sorte, le lunghe attese e la preparazione infinita che culminano nella mattanza finale, appena visibile negli ultimi minuti del film: ma resta in vista il paese che va al mare per assistere al ribollire dell'acqua nell'agonia dei tonni. Poi "l'effimera città di reti che per mesi aveva popolato il paese" scompare. E noi sappiamo che è scomparsa per sempre.
DIARIO DI TONNARA disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
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Se fosse possibile includere una foto, per dare l'idea di cosa sia una tonnara, si potrebbe adoperare il modello costruito da Dalì per la Sagrada familia: una cattedrale a testa in giù, fatta di corde e sacchi di juta. Invece di lambire il cielo, le guglie di queste architetture affondano nelle profondità marine, mentre la pianta affiora sulla superficie acquea.