Titolo originale | Continuer |
Titolo internazionale | Keep Going |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Belgio, Francia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Joachim Lafosse |
Attori | Virginie Efira, Kacey Mottet Klein, Diego Martín, Mairambek Kozhoev, Damira Ripert Belek Mamatkoulov, Mukhit Raikulov, Assel Kuanbayeva, Pascal Madura. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 11 settembre 2018
Una madre decide di partire per un viaggio per tenere lontano il figlio dalla violenza.
CONSIGLIATO SÌ
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Sybille e suo figlio adolescente Samuel viaggiano soli, in sella a due cavalli, attraverso le sterminate pianure del Kirghizistan. È un viaggio riparatore, di lontane e recenti fratture, la più profonda delle quali è proprio tra loro due. Non si conoscono come dovrebbero: Sybille è stata lontana troppo a lungo. E Samuel quel viaggio non lo ha scelto e, almeno all'inizio, ogni occasione è buona per ribellarsi ad esso, alla madre e a quello che ha fatto di lui.
Cantore dei momenti privati, quelli che tali vorrebbero rimanere -litigi, colpi di testa, piccoli grandi gesti d'affetto- perché contengono l'energia del sintomo che smaschera e imbarazza, Joachim Lafosse trasporta il costante oggetto del suo racconto dentro un'ambientazione apparentemente insolita, di grande efficacia.
In realtà, il luogo geografico è metaforicamente il più consono: lo spazio dell'immaginario più selvaggio, dei cavalli indomabili come sono indomabili le pulsioni che mette in scena, del vuoto che amplifica ogni differenza, gesto, movimento.
Il film possiede una giusta misura, non cerca la scena madre, dissemina le informazioni lungo il percorso, secondo una traiettoria piuttosto prevedibile, per cui inizialmente i due protagonisti sono accordati su musiche diversissime (c'è uno stacco di montaggio che lo dice molto chiaramente), salvo poi incontrarsi dentro una musica terza, la canzone popolare di un villaggio sperduto, ma pronti a perdersi di nuovo, per potersi nuovamente cercare.
I cavalli hanno un ruolo fondamentale, come fossero "daimon", manifestazioni animalesche dell'anima di chi li cavalca, e Virginie Efyra e Kacey Mottet Klein sono bravi nel rendere visivamente, attraverso la maniera di cavalcare, i diversi ritmi dettati dai diversi stati di trasformazione della loro relazione e dai diversi momenti del viaggio.
Ottavo film del regista belga, e primo adattamento da un'opera letteraria (il romanzo omonimo di Laurent Mauvignier), Continuer indaga ancora una volta i limiti dei rapporti umani più stretti, in uno spazio da western, un deserto, senza limiti per definizione, senza per questo ampliare oltre misura le dimensioni del film o le sue ambizioni, che restano contenute, più che altrove. Ci fa incontrare i protagonisti a viaggio iniziato e li lascia prima della sua conclusione, a ribadire la natura in perenne cambiamento del rapporto tra una madre e figlio, a raccontare come cambia la percezione del paesaggio quando cambia il sentimento nell'occhio di chi lo guarda.