Climax

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Un film di Gaspar Noé. Con Sofia Boutella, Romain Guillermic, Souheila Yacoub, Kiddy Smile.
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Titolo originale Climax. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 90 min. - Francia 2018. - Europictures in collaborazione con Mial Vision uscita giovedì 13 giugno 2019. - VM 18 - MYMONETRO Climax * * 1/2 - - valutazione media: 2,68 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

CLIMAX: Immersivo e Suggestivo Capolavoro. Valutazione 5 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


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giovedì 14 marzo 2019

Gaspar Noè è un autore sui generis che ha creato un linguaggio cinematografico proprio, il quale può risultare condivisibile o meno, piacere o meno ma non è mai indifferente. Noè crea attraverso le sue pellicole universi oscuri e perversi, caratterizzati dagli eccessi, dai tormenti, dal caos e della follia. Questo immaginario, costellato dalla decadenza e dalle luci al neon, domina sempre sullo schermo e riesce a trasportare al suo interno gli spettatori, rendendoli partecipi di esperienze disturbanti, perverse, cupe, ciniche e intense. Ma questo rende uniche le sue opere e rende indelebile il suo contributo all'Arte, del cinema indipendente e d'autore che sfida le regole del genere e i dettami stilistici dando origine a prodotti incredibilmente unici, esperienze visive e sensoriali senza precedenti. L'anima, nera e provocatoria, del cinema di Gaspar Noè si materializza per mezzo dei suoi personaggi complessi, problematici e tormentati che sullo schermo incarnano le tematiche ricorrenti in ogni singolo lungometraggio del regista franco-argentino: il dolore, la follia, la disperazione, la passione, il sesso e la violenza. E ovviamente la morte che esplicita o meno domina in ogni sua opera. Ma il tutto è rappresentato in modo crudo ed esplicito, realistico e senza filtri ne freni o censure di alcun tipo. Qualcuno potrebbe obiettare che gli argomenti trattati, giustamente scabrosi e provocatori, abbiano come unico fine quello di turbare e scioccare lo spettatore cercando la facile popolarità e fama ma in verità il regista cerca di rendere ulteriormente vivida, incisiva e drammatica l'esperienza lacerante e corrosiva dei suoi protagonisti. Cerca, in questo modo, di trasportare lo spettatore all'interno della spirale infernale che trascina i suoi principali protagonisti, e questo accade con Climax.

Fedele a suoi topoi narrativi, le tematiche spinose di cui si fa sempre portatore, Climax rappresenta in modo esteticamente e visivamente impeccabile l'estasi, l'apoteosi, di una festa, l'inebriante pathos ed energia sprigionata da un gruppo di ballerini che ben presto deraglia verso l'incubo più inquietante e frenetico dal quale, inevitabilmente, è impossibile uscirne indenni. Adoperando l'estetica e la visuale di un ricercato videoclip d'autore, già proposta in Love, Noè mette ancora una volta a nudo l'animo umano al suo stato più selvaggio e crudo quando perde totalmente il controllo di sè e diventa autore della propria autodistruzione. Grazie anche ad una regia personalissima, sempre in movimento in ogni inquadratura, e composta da molteplici pianosequenze, il regista riesce sin dai primi frame a catturare l'attenzione e la curiosità degli spettatori. Ambientando la storia a metà degli anni '90 (anche se i riferimenti cronologici sono volutamente assenti dalla pellicola) in una scuola di danza in disuso, nel mezzo del nulla da qualche parte in America (o forse in Francia, chi può dirlo). Il clima teso e claustrofobico non tarda ad arrivare e raggiungere l'apice, soppiantando l'iniziale euforia dei ballerini, che insieme all'atmosfera asfissiante creata appositamente dalla musica elettronica di sottofondo, dal ritmo incalzante e martellante, invasiva e instancabile, accompagna spettatori e protagonisti in questa spirale di follia e caos.

Una discesa agli inferi dantesca e allegorica, che inizia come un'estasi divina, dionisiaca, fatta di corpi avvinghiati l'uno sull'altro come un'orgia mistica durante i molteplici balletti, vino (anzi sangria), e un'atmosfera distesa, euforica, elettrizzante. Ma col passare delle ore quella stessa estasi divina si trasforma in un incubo man mano che ognuno dei ballerini si rende conto che nella sangria è stato sciolto l'LSD. Ecco allora che Noè, attraverso riprese instancabili e vertiginose - ribadiamo che la macchina da presa non si ferma quasi mai, alternando riprese dall'alto e rovesce- cattura e trasmette l'aumentare dell'ansia, dell'angoscia, del senso di impotenza, della perdita costante di autocontrollo ed equilibrio nel piccolo gruppo di danza. Costretti a restare dentro a causa di una bufera di neve, nel gruppo, inizia a manifestarsi il bullismo, l'astio, la violenza. Una serie di interminabili accuse reciproche per risalire all'autore del terribile scherzo provocherà un'escalation repentina verso il baratro. L'umanità messa a nudo al suo stato peggiore, quando la razionalità e l'autocontrollo svaniscono sotto l'effetto dell'acido che travolge e investe il gruppo di giovani trasportandoli all'interno di questo bad trip allucinogeno e irrefrenabile.
La morte, leit motiv nella filmografia d'autore di Noè, è sempre in agguato dietro l'angolo e arriva nel gesto protettivo di una madre che chiude suo figlio nella stanza dell'impianto elettrico, in una giovane ragazza che in preda alla disperazione e istigata dal resto del gruppo inizia a pugnalarsi e tagliarsi, in un ragazzo che innocentemente viene buttato fuori dalla scuola durante la bufera e condannato, letteralmente, a morte senza prove e senza pentimenti. 
La degenerazione che s'instaura nelle sale e nei corridoi della scuola di danza è soltanto l'inizio di una incontrollata e macabra discesa verso gli abissi più spettrali e oscuri dell'animo umano dove l'incubo incontra la paranoia, la paranoia si tramuta in violenza, la violenza in follia. Sotto l'effetto dell'acido ogni componente della squadra reagirà in modo diverso ma ugualmente drammatico. C'è chi si abbandona all'isteria e alle allucinazioni prodotte dalla droga, nonostante i futili tentativi di restare ancorato alla realtà, come il personaggio di Selvà (Sofia Boutela), c'è chi oltrepassa ogni limite morale arrivando persino a compiere atti incestuosi, mentre altri ancora scatenano la loro indole più brutale e violenta per arrivare infine alla madre del bambino, Tito, che in preda alla disperazione, allo sconforto e alla perdita totale di lucidità e controllo arriverà al suicidio quando comprende la gravità della sua azione.

Il tono del film segue dunque i cambiamenti dell'umore e del comportamento dei protagonisti diventando sempre più teso e cupo, rivestendo la pellicola con le caratteristiche tipiche dell'horror e del thriller psicologico. Gli ambienti interni diventano inaspettatamente stretti e claustrofobici senza lasciare alcuno spiraglio di salvezza per i ballerini coinvolti. La musica martellante e ripetitiva, basata sui beat di Daft Punk (tra gli altri), l'alternarsi di riprese monocromatiche con i vividi e allucinogeni colori al neon, la camera in costante movimento, la danza e il movimento corale e instancabile dei ballerini; tutto ormai contribuisce a creare quest'atmosfera mistagogica che raggiunge il suo zenith, anzi il suo climax, di quello che appare come un rituale antico e misterico, sconvolgente e suggestivo al tempo stesso in bilico tra estasi e psichedelia.
Noè crea questo immaginario volutamente opprimente, claustrofobico, caotico, fastidioso e disordinato dominato da una cura minuziosa per la ricercatezza estetica potente che coinvolge e sorprende, confonde e sconvolge lo spettatore sia a livello visivo che emotivo. Perchè questa è l'essenza del cinema d'autore del cineasta franco-argentino. Non c'è spazio per la tradizione, la comodità, la sicurezza, i finali rassicuranti. Ogni suo film è una discesa all'inferno, devastante e lacerante, un'immersione totalizzante negli abissi insondabili dell'animo umano nei momenti dove esso è più vulnerabile e fuori controllo. Ripercorrendo i temi narrativi a lui cari, sempre personali e parzialmente autobiografici, esplora gli aspetti più scomodi e oscuri di quest'umanità al suo stato peggiore, ma anche quello più intimo e autentico, esponendone la bassezza e il vuoto interiore. 
Climax risulta quindi un film ansiogeno, sconvolgente, scioccante, ipnotico ed elettrizzante ma anche cinico e brutale. La cinepresa ti fa venire il mal di testa, ti stordisce, ti confonde ed è tutto voluto, tutto minuziosamente studiato a tavolino per farti entrare, corpo e anima, in quella esperienza tanto mistica e logorante, alla quale non vorresti partecipare nemmeno come spettatore ma alla quale è impossibile rinunciare. Climax è il cinema indipendente e sperimentale all'ennesima potenza che assicura esperienze cinematografiche immersive e indelebili, nel bene e nel male, che possono disgustare ma non lasciano mai indifferenti. D'altronde, chi ha detto che il cinema debba essere per forza rassicurante, catartico e confortevole?
Chapeau, allora a Noè, che in un panorama sempre più grigio e politicizzato, a favore della correttezza a tutti i costi, osa andare controcorrente, uscire dagli schemi, contrastare i canoni e le imposizioni di genere, creando pellicole potenti e incisive, pur restando fieramente ancorato nella sfera del cinema d'autore sperimentale e indipendente ma non per questo incapace di regalarci brividi assoluti e indimenticabili. 4,5/5.

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