Cafarnao - Caos e miracoli |
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Un film di Nadine Labaki.
Con Zain Alrafeea, Yordanos Shiferaw, Boluwatife Treasure Bankole, Kawsar Al Haddad.
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Titolo originale Capharnaüm.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 120 min.
- Libano, USA 2018.
- Lucky Red
uscita giovedì 11 aprile 2019.
MYMONETRO
Cafarnao - Caos e miracoli
valutazione media:
3,65
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Piccolo Zain, diga contro il male
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Attenzione, piaga aperta. Ogni volta che il cinema si accosta a inferni popolati da bambini o minorenni, la critica si spacca. Gli apocalittici urlano allo sfruttamento e al ricatto, come se solo il documentario potesse dar forma a certi orrori. I possibilisti invocano il diritto alla finzione e il lavoro sempre fecondo con i non professionisti. Dalle favelas di "City of God" al villaggio Rom di Ciambra", passando per l'odissea dei migranti guatemaltechi di "La gabbia dorata" (forse il capolavoro del genere), lo schema si ripete e anche il nuovo film della talentuosa regista di "Caramel" ha avuto la sua dose di anatemi. Eppure la storia di Zain, presunto dodicenne mai registrato all'anagrafe, scuote, appassiona, turba, senza (quasi) mai cedere alla facile manipolazione, grazie al passo degno di Dickens o di Victor Hugo con cui Nadine Labaki (anche attrice, è l'avvocatessa) segue le peripezie del suo protagonista negli slums di Beirut. E ancor prima al volto incredibile dell'interprete, un piccolo profugo siriano passato (come tutto il cast) per esperienze non troppo lontane, che fonde in un solo stampo dignità, bellezza, ostinazione, dolore. Dalla sorellina venduta dai genitori appena diventa donna, ai lavori pesanti compiuti per sopravvivere dall'arresto per tentato omicidio all'azione legale, palesemente paradossale, intentata contro i genitori per averlo messo al mondo, non c'è momento in cui Zain non tenti di fare da diga, col suo fragile corpo e la sua inesauribile energia, ai traffici, alla violenza e all'indifferenza del mondo. In un vorticoso moltiplicarsi di figure e di incontri che fanno di questo affresco mediorientale una potente allegoria del presente, a qualsiasi latitudine. Pensiamo alla parte in cui Zain resta solo con un bimbo di un anno che deve sfamare e accudire (la cosa più bella del film), all'incontro con lo spettrale Uomo Ragno che lavora al luna park, al buffo trabiccolo che si fabbrica rubando uno skateboard; o alle scene registrate in quel carcere (vero) che nessuno scenografo avrebbe saputo inventare, estratte dalle 500 e più ore girate dalla regista. Si possono trovare enfatiche le musiche o deplorare certi ralenti, ma è difficile non lasciarsi travolgere da questo film generoso, discontinuo, furente, e abbastanza urgente da infischiarsene delle buone maniere e degli steccati tra i generi.
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