Bismillah

Film 2018 | Drammatico 14 min.

Regia di Alessandro Grande (II). Un film Da vedere 2018 con Linda Mresy, Francesco Colella, Basma Bouhali, Belhassen Bouhali. Genere Drammatico - Italia, 2018, durata 14 minuti. - MYmonetro 3,52 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 26 marzo 2018

La storia di Samira, una bambina tunisina di 10 anni che vive illegalmente in Italia con suo padre e suo fratello che di anni ne ha 17.

Consigliato sì!
3,52/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,53
CONSIGLIATO SÌ
Una sensibilità diversa e più intensa per ricordarci che ci può essere una luce in fondo al tunnel.
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 26 marzo 2018
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 26 marzo 2018

Samira ha 10 anni e ha un fratello, Jamil, che ha la febbre e un dolore forte al ventre. Il padre è assente e Samira sa di non potersi rivolgere a una struttura pubblica per un motivo molto semplice: sono clandestini.
Ci sono registi che scelgono il tema dell'immigrazione perché suscita con facilità sentimenti, magari anche contrastanti, di vicinanza o di opposizione. Alessandro Grande, in questo cortometraggio, vincitore del David di Donatello, mostra una sensibilità diversa e più intensa.

Non ci vengono presentati barconi sovraffollati o centri di accoglienza che assomigliano a carceri. Il regista ci invita invece a riflettere su una condizione che per noi è normale e per altri invece rischia di diventare estrema.

Essere ammalati e farsi ricoverare , se necessario, rientra nei nostri diritti. Ma c'è chi ha lasciato terre in cui di diritti ne aveva pochi e da noi si ritrova ad averne ancora meno. È il volto della bravissima Linda Mresy a dircelo mentre canta, per farsi coraggio, una frase che significa "Nel nome di Allah il Misericordioso". Non si tratta di integralismo qui, si tratta di pura e semplice fede e, soprattutto, di amore fraterno. Samira si trova da sola ad affrontare il problema e quando va a chiedere aiuto a una donna tunisina come lei, Grande ci ricorda, con una sola frase, che queste immigrazioni riempiono vuoti assistenziali come, ad esempio, la richiesta di badanti.

La macchina da presa accompagna senza la minima ombra di retorica la ricerca di una soluzione da parte della bambina. L'intento è quello di mostrarci una tranche di vita familiare che può trasformarsi in tragedia ma che potrebbe anche aprirsi alla speranza. Perché un altro pregio di questo cortometraggio, che merita un'ampia circolazione nelle sale e nei festival, è quello di ricordarci che ci può essere una luce in fondo al tunnel e che c'è chi, nonostante tutto, è ancora disposto a tenerla accesa.

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